I Geologi italiani a convegno per rinsaldare la comunità

Quando una comunità professionale è piccola, come quella dei Geologi, il rischio è quello di non riuscire ad occupare tutti gli spazi di pertinenza in base a competenze e capacità: per evitare questo rischio “è necessario che la categoria faccia rete, per far valere i propri interessi e le proprie opinioni, per intercettare le istanze del mercato e per consolidare le proprie competenze ed acquisirne di nuove”, dice Francesco Peduto, da poco eletto nuovo presidente del Consiglio Nazionale dei Geologi, parlando a Ediltecnico del prossimo congresso nazionale in programma a Napoli dal 28 al 30 aprile prossimi.

“La nostra comunità oltre che dai liberi professionisti, che sono la maggioranza è composta anche dai dirigenti e funzionari che lavorano negli apparati della pubblica amministrazione e nelle aziende e dai tanti docenti universitari”, spiega il numero uno della categoria, dicendosi convinto che sia giunto il momento di fare rete. “Non è uno slogan”, precisa Peduto, “ma un punto di partenza per la nostra categoria che dall’attuale periodo di crisi, dallo stato di dissesto idrogeologico in cui versa il territorio nazionale e da corsi di laurea poco adatti alle attuali esigenze del mondo professionale, punta a costruire rapporti costruttivi con gli attori con cui ci confrontiamo ogni giorno”. Non a caso, infatti, il pay-off che accompagna il lancio del congresso napoletano si declina attraverso tre temi: Mercato e Opportunità di lavoro, Università e Proposte di Legge.

E proprio sulle (scarse) opportunità di lavoro per i Geologi, Peduto spende parole insieme di rammarico e di speranza. “In passato, purtroppo, non siamo stati pronti a cogliere alcune opportunità che altre categorie hanno subito acquisito come proprie, ma che senza alcun dubbio comprendono competenze quantomeno anche geologiche”, spiega. “Penso, ad esempio e senza alcun intento polemico, a quanto hanno fatto gli Architetti, oggi anche «paesaggisti» e «pianificatori». Si tratta di competenze specifiche che prima l’Università e poi il Consiglio nazionale della categoria hanno messo a sistema, qualificando questi professionisti e ampliando, di fatto, il loro panorama di azione”.

“Il nostro compito, come Consiglio Nazionale dei Geologi”, prosegue Peduto, “deve essere quello di presidiare il mercato ed essere pronti a cogliere le opportunità che esso offre, tramutandole in competenze professionali. Solo pensando alla fragilità del territorio italiano, le potenzialità sono enormi”. Su un totale di oltre 700mila frane censiti nel Vecchio Continente, infatti, circa il 70% sono sul nostro territorio: “È assurdo che in una situazione del genere non ci sia fame di geologi e di competenze geologiche”, conclude Peduto.

E proprio sulla fragilità del suolo siamo in attesa dall’autunno scorso dell’emanazione delle linee guida per la progettazione di opere civili contro il dissesto idrogeologico, attese entro la fine di settembre dello scorso anno e ancora in stand-by. Sul punto, Peduto è fiducioso: “ho già parlato con il Direttore dell’Unità di Missione #Italiasicura”, conferma, “e il testo è ormai praticamente pronto, sebbene queste, da sole non bastino: per maggiori garanzie sulla qualità dei progetti e degli interventi, trattandosi di attività con competenze multidisciplinari, si dovrebbe prevedere, ad esempio, che le attività di controllo dei progetti, di direzione lavori e di collaudo non vengano svolte da una sola professionalità, ma da una equipe, all’interno della quale, ovviamente, non dovrebbe mai mancare la figura di un geologo esperto per quanto di nostra diretta competenza”.

Per ora, si prepara il terreno per il prossimo congresso che si confronterà per la prima volta con il mondo esterno: dalla società alle istituzioni fino ad arrivare alla politica. Con la fiducia di un “rinascimento” della figura professionale del Geologo italiano.

Mauro Ferrarini

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