Fatturazione elettronica come panacea per tutti i mali e, soprattutto, come strumento in mano ai professionisti tecnici per garantirsi un agevole pagamento delle proprie prestazioni professionali da parte della pubblica amministrazione.
La realtà è ben diversa e ha il sapore della beffa. Almeno così la pensa l’Inarsind, il sindacato degli ingegneri e degli architetti liberi professionisti che rivela come, in realtà, la procedura telematica per la fatturazione elettronica non sia affatto semplice come era stata dipinta e che, anzi, richiede un’ulteriore spesa a carico degli studi professionali.
“Gli esperti di turno hanno illustrato gli enormi vantaggi collegati all’adozione della fatturazione elettronica per ingegneri, architetti e geometri, tra cui quello di agevolare anche l’attivazione dei pagamenti“, dice il presidente Inarsind Salvo Garofalo, “come se i ritardi dipendessero dal cartaceo”.
“La fattura elettronica è, invece, un ulteriore gravame fatto per giustificare l’elefantiaca burocrazia pubblica, a danno dei lavoratori autonomi, già ampiamente massacrati”, è l’accusa che proviene dai vertici dell’Inarsind.
Ma perché?
L’obbligo richiesto per fatturare alla pubblica amministrazione non prevede esclusivamente il passaggio dal cartaceo al digitale magari inviato via PEC, ma impone l’adozione di un formato “elettronico-strutturato”, continua Garofalo.
Cosa significa questo concretamente?
Si tratta di un sistema scritto in un XML secondo la sintassi del “Tracciato_FatturaPA” con firma digitale, programma da scaricare o meglio, se si vuole qualcosa di semplice e professionale, da acquistare e una notevole dose di informazione aggiuntive da indicare, oltre all’obbligo di conservare i documenti per tempi ancora più lunghi.
Una fregatura insomma …
In pratica, con questo sistema, lo Stato chiede ai lavoratori autonomi e alle imprese di supplire alle proprie carenze comunicando informazioni utili per gestire la spesa pubblica.
Ma qualcuno potrebbe obiettare che la fatturazione elettronica, entrata in vigore dal 6 giugno scorso, sia un passaggio obbligato per portare a compimento la famosa Agenda Digitale per l’Italia, di cui tanto si parla.
Ben venga la digitalizzazione, dice Garofalo, non saranno certo i professionisti ad opporsi ai cambiamenti che la tecnologia può portare, anzi usualmente ne sono i primi sostenitori, purché però siano strumento di reale di trasparenza e anche di risparmio di tempo e risorse sia per il pubblico che per il privato. Non ulteriore fardello.
Ad oggi i tentativi di utilizzo della “fattura elettronica” hanno solo dimostrato che la procedura va nella direzione diametralmente opposta alle tanto declamate “semplificazioni”.
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