Equo compenso, Sacconi: se il Governo è contrario, lo dica

Sacconi ha dichiarato che, se il Governo è contrario all’equo compenso, lo deve dire chiaramente ed esplicitamente al Parlamento

“Ipotizzare attraverso la nota della segreteria tecnica di un sottosegretario che occorre un negoziato con la Commissione europea è un modo ipocrita per cercare di fermare il provvedimento sull’equo compenso” ha detto Sacconi, primo firmatario del decreto stesso. il n. 2858. Che prosegue sottolineando che l’ipotesi fatto in Parlamento non reintroduce il sistema tariffario ma ribadisce i vigenti criteri ministeriali a uso del giudice chiamato a risolvere un contenzioso, definendo una presunzione di nullità, salvo prova contraria, delle clausole contrattuali che non li rispettano.

La Commissione Europea non ha mai contestato questi criteri perché non poteva farlo. Sacconi si augura anche che il Ministero dell’economia e delle finanze non ipotizzi oneri aggiuntivi per le amministrazioni pubbliche partendo dal presupposto delle possibili prestazioni professionali gratuite: il presupposto sarebbe in contrasto con l’art. 36 della Costituzione.

Combattere il ribasso del compenso

La tesi secondo cui il mercato deve essere privo di regole per esprimere tutta la sua energia benefica è in conflitto con la lotta al ribasso della remunerazione e della qualità delle prestazioni. La Commissione Lavoro presto voterà sugli emendamenti o sulle proposte sospensive e ogni gruppo parlamentare dovrà esprimersi mettendo in chiaro tutte le volontà politiche. A quel punto, anche il Governo dovrà scoprire le proprie carte.

Se il Governo è contrario all’equo compenso, lo deve dire chiaramente al Parlamento. Anche se, in teoria, non pare contrario, visto che ha recentemente approvato un ddl in materia valido solo per gli avvocati.

Ddl Equo Compenso: a che punto siamo?

La questione dell’equo compenso è aperta da tempo. Recentemente si è riaccesa con maggior vigore perchè il Consiglio di Stato ha sentenziato che la PA può NON pagare in denaro il professionsita che lavora per lei. A questo punto si è scatenato l’inferno delle proteste degli Ordini Professionali, giustamente. La Rete delle Professioni Tecniche, poco prima che la sentenza venidde divulgata, aveva chiesto che l’equo compenso venisse inserito nel Jobs Act Autonomi.

Il Ddl Sacconi, composto di 4 articoli (ecco il testo), stabilisce che per compenso equo si deve intendere un compenso proporzionato sia alla quantità sia alla qualità del lavoro svolto, determinate dalla natura, dal contenuto e dalle caratteristiche della prestazione professionale. Quali sono in dettaglio i contenuti del ddl?

Bisogna porre rimedio alla sentenza del Consiglio di Stato sulle prestazioni professionali. Al ddl sull’equo compenso sono stati presentati, in Senato, tre emendamenti e un ordine del giorno: il primo emendamento è appunto quello sul divieto per la PA di fare bandi che prevedono l’impiego gratuito del professionista; il secondo quello che vieta di aggiungere prestazioni e non pagarle; il terzo è quello che vieta di andare sotto ai minimi del DM Parametri bis. Infine, l’ordine del giorno chiede di introdurre indici di valutazione del compenso. Clicca qui per vedere più in dettaglio queste richieste di modifca.

Foto: Termometro Politico

Redazione Tecnica

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