Dopo le elezioni di domenica 4 marzo 2018, quattro azioni concrete per la tutela e la promozione della libera professione, in particolare quella degli architetti e degli ingegneri, e la difesa dell’Italia, di cui bisogna prendersi cura sotto il profilo della prevenzione antisismica, idrogeologica e la tutela del patrimonio storico, artistico e culturale: ecco cosa chiede Inarcassa ai politici. Quattro cose. Di preciso: i decreti attuativi per l’equo compenso, il divieto di doppio lavoro per i dipendenti pubblici, un piano nazionale per la tutela del territorio e un Codice degli Appalti più semplice. Queste le richieste contenute nel Manifesto Programmatico per il post elezioni presentato dalla Cassa di Previdenza di Ingegneri e Architetti.
Equo compenso, e i provvedimenti attuativi?!
Negli ultimi anni, i redditi da lavoro autonomo in Italia sono crollati di almeno il 18%. I liberi professionisti vivono un momento di grandissima difficoltà. La flessione del reddito ha colpito in particolare i giovani che fanno fatica a raggiungere la soglia di 12.500 euro all’anno. Fondazione Inarcassa sottolinea chiede alla politica di potenziare i provvedimenti adottati a tutela delle libere professioni, a partire dall’equo compenso nei rapporti con i contraenti forti introdotto nel Decreto Fiscale collegato alla Legge di bilancio 2018. Continua Comodo, a ragione: la riduzione dei compensi, e il conseguente impoverimento della qualità professionale, ha esposto la popolazione a gravi rischi. I rischi sono quelli legati a professionisti che, visto che progettano case e ponti, devono lavorare bene, perché sappiamo già cosa succede se lavorano male…
E qui si aprirebbe anche tutto il tema della responsabilità del cantiere, altra cosa presa poco in considerazione dalla normativa. Ci si preoccupa (ed è giusto farlo) che il progettista sia pagato correttamente perché deve fare un lavoro di qualità, ci si preoccupa (ed è giusto farlo) che la qualità dei materiali sia conforme, ma andrebbero fatti più controlli sul cantiere e sul livello di preparazione delle imprese edili e degli operai.
Tutela del territorio: serve un Piano nazionale
Come ci diciamo da anni, l’Italia ha un patrimonio culturale, storico, artistico, ambientale e paesaggistico che non ha eguali. “Ma è un Paese tanto straordinario, quanto fragile” (cit. Egidio Comodo , il Presidente di Fondazione Inarcassa). Un Piano nazionale per la tutela e la sicurezza del territorio, quindi, non è più rinviabile. “Mai più tragedie in occasione di terremoti o alluvioni”. Leggi anche Ristrutturazione edilizia e territorio: che rapporto c’è?
Fondazione Inarcassa chiede un Paese più sicuro, dove il paesaggio è tutelato e il patrimonio viene difeso. Investire per la prevenzione dei rischi non è solo un’azione utile alla difesa del territorio, ma un’iniziativa strategica anche per il rilancio dell’economia e dell’occupazione, perché porterebbe anche a un Paese più competitivo e con maggiori potenzialità di crescita e sviluppo.
E buonanotte: non succederà mai. Su questo punto siamo pessimisti, si.
La corruzione è da combattere, come il doppio lavoro
L’art. 98 della Costituzione dice che “i pubblici dipendenti sono al servizio esclusivo della nazione”. In base a questo, la Fondazione Inarcassa richiede anche il divieto per i pubblici dipendenti di svolgere qualsiasi attività di libera professione che possa entrare in potenziale conflitto con il proprio lavoro dipendente. La normativa di settore ha, infatti, spesso generato confusione, agevolando il ‘doppio lavoro’ del pubblico dipendente, aprendo le porte alla corruzione. Parole sante.
Un Codice appalti più semplice ed efficace
Il nuovo Codice Appalti doveva, rispetto al Codice precedente, semplificare le procedure di appalto e affidamento lavori. Ma la riforma del 2016 ha mostrato tutte le crepe possibili, prima del previsto. Quella normativa va migliorata, anche per permettere ai giovani professionisti di accedere alle nuove opportunità di lavoro. Non va distrutta, ma migliorata. L’accesso ai concorsi dovrebbe essere più fluido e creare più competitività nel mondo degli appalti. Chiude infatti Comodo: “Durante la fase iniziale del concorso non dovrebbe essere richiesta la presentazione di specifici requisiti, che dovrebbero essere dimostrati solo nella fase successiva del progetto preliminare”.
Conclusioni..
Si tratta di quattro richieste giustissime. Sarà già difficile avere una maggioranza di Governo dopo le elezioni. Ma sarà ancora più difficile risolvere i problemi alla base delle richieste della Fondazione, visto che si tratta di 3 grandi problemi atavici più uno risolto sulla carta, ma non nella cultura (quindi di fatto è un problema atavico come gli altri 3). È bene che Inarcassa e la Fondazione avanzino queste proposte, è parte del loro lavoro. Ma, almeno qui in Redazione, manca la fiducia in chiunque verrà eletto. Non solo perché la maggioranza di Governo è un miraggio ma soprattutto perché non abbiamo più fiducia in chi ha governato il paese e quei 4 problemi non li ha mai risolti.
I liberi professionisti sono stati particolarmente bistrattati da Renzi. Il territorio è stato distrutto da tutti, in un processo di noncuranza che dura da decenni. Il doppio lavoro esiste da sempre. Il Nuovo Codice degli Appalti ha complicato le cose rispetto al vecchio, che era già complicato: non siamo mai stati in grado di semplificare. Per dire, anche la Riforma Madia ha creato confusione.
Come fare quindi? Andare a votare, sicuro. Ma è difficile essere convinti del chi. I politici in campagna elettorale non possono far altro che tentare di conquistare voti. Ma non capiscono (e/o non possono ammetterlo) che molti di quelli che conquisteranno non saranno voti convinti. E non lo saranno perché i politici in passato non hanno risolto tanti problemi gravi, tra cui proprio quei 4, uno dei quali (il doppio lavoro) sconfina anche in un tema caldissimo di questa campagna elettorale: la corruzione. Mai risolto, da nessuno. Quanta speranza sincera riponga Inarcassa in una risposta concreta a queste richieste non lo sappiamo. Io, zero. Se dovessi fare una classifica dalla più alla meno probabile, direi: 3) equo compenso, 2) Codice appalti, 1) doppio lavoro pari merito con territorio. Sistemare il territorio è un lavoro enorme, impossibile tanto quanto fermare la corruzione e i furboni con il doppio lavoro. Combattere la cultura dell’edilizia non-consapevole potrebbe sembrare la sfida più difficile, perchè c’è la natura che si rivolta di mezzo, ma in Italia è altrettanto difficile combattere la corruzione, che è così radicata nel costume da essere come una forza della natura (umana). Chi verrà eletto ce la farà? Mah.. Già è moltissimo se riuscirà a sistemare il 3) e il 2).
A partire da questa certezza, è difficile essere convinti del voto. Se non riescono a sistemare queste 4 faccende, figurati poi quelle ancora più complesse. In queste elezioni entrano in gioco infatti tanti altri problemi, come gli estremismi e i fascismi, che vanno combattuti in tutti i modi che non siano la violenza. Non è questa la sede giusta per parlarne, ma almeno bisogna dire che il voto va dato anche in base a questo. Nessuna delle alternative proposte agli estremismi è però quella giusta.
Tutto considerato, voterò con la convinzione che è giusto farlo ma anche con la consapevolezza che quello che voto non è quello che vorrei. Che situazione frustrante.
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