Un evento che stava per trasformarsi in tragedia. Ed un dato che sancisce l’ufficialità di una situazione che non decolla davvero. Sono questi i due indizi che si uniscono a comporre la prova di una situazione ancora in pieno divenire per l’edilizia scolastica nel nostro paese. Ma andiamo con ordine.
Il crollo ad Ostuni
Lunedì nella scuola “Enrico Pessina” di Ostuni, circa 3 metri quadrati di intonaco si sono staccati dal soffitto in una classe di prima elementare: uno squarcio profondo si è aperto e blocchi pesanti di calcinacci hanno investito gli alunni, con due bambini sui 15 presenti nell’aula feriti alla testa, per fortuna in modo non grave.
Elemento curioso della vicenda è che la scuola “Pessina”, costruita alla fine degli anni ’30 (accoglie oggi 687 bambini) aveva appena riaperto (reinaugurata lo scorso 7 gennaio), essendo rimasta chiusa per 4 anni dalla fine del 2010 per lavori di ristrutturazione. Un intervento che, nel tempo, aveva visto avvicendarsi più imprese con una spesa che da una previsione iniziale di 1,3 milioni era poi salita a oltre 2 milioni. Erano stati sistemati intonaci, solai, impianti, rivestimenti, infissi, usando tutti i canali finanziari possibili: bilancio comunale, fondi Cipe, edilizia scolastica, risorse Pon-Fesr.
La Procura di Brindisi ha intanto sequestrato l’intero immobile, i Vigili del fuoco prelevato campioni di intonaco e di altri materiali crollati per compiere gli accertamenti tecnici, mentre il sindaco di Ostuni, Gianfranco Coppola, ha stabilito con un’ordinanza lo stop delle lezioni sino a data da destinarsi.
Nel frattempo gli interrogativi si affollano: “La ristrutturazione è stata fatta come sempre dagli enti locali, ma ciò non ci esime come Governo a verificare se ci sono responsabilità e se sì, che siano pagate”, ha commentato il ministro dell’Istruzione, Stefania Giannini. “La messa in sicurezza delle scuole in tutta Italia è una grande questione che deve far sorgere interrogativi nel Governo e nella politica. Chiedo che si faccia piena luce su questa vicenda”, ha affermato inoltre il presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola.
Il piano per l’edilizia scolastica non decolla
Il secondo elemento in questi giorni sottolineato dai “media” (in particolare dal Sole 24 Ore) in materia di edilizia scolastica è quello relativo allo stato dei lavori ed alla allocazione di fondi per la tutela degli edifici che accolgono le scuole. La parte più ampia delle risorse (relative ad interventi previsti in alcuni casi da molti mesi) è ancora ferma.
Il tema dell’edilizia scolastica era stato inserito in cima al novero delle priorità dal premier Matteo Renzi lo scorso anno, mentre l’unità di missione sull’edilizia scolastica insediata a Palazzo Chigi era nata con il chiaro intento di dare un segno di svolta in tempi rapidi. Nonostante le attenuanti siano certo presenti, non si può affermare che il piano abbia raggiunto finora i risultati promessi.
Un paio di esempi in questo senso: il Decreto Mutui che consentirà di investire 940 milioni, previsto addirittura dall’ex ministro Maria Chiara Carrozza (Governo Letta), è approdato in Gazzetta Ufficiale più di un mese fa ma dei decreti attuativi ancora non si percepisce l’ombra.
Bloccato anche l’utilizzo dei 350 milioni disponibili per le riqualificazioni delle strutture scolastiche finalizzate all’efficienza energetica: qui si è in attesa del decreto attuativo che il ministro dell’Ambiente, Gian Luca Galletti, continua a dare per imminente.
Tessere incerte che vanno a comporre un inquietante mosaico in materia di edilizia scolastica: doveva essere il tema collocato in assoluta priorità, ma le cose non stanno andando come si pensava.
E non bisogna dimenticare anche l’importante percorso verso l’anagrafe unica degli edifici scolastici: per saperne di più consulta l’articolo Edilizia scolastica, si apre il sipario sull’Anagrafe nazionale.
Scrivi un commento
Accedi per poter inserire un commento