Con la recente ripresa della discussione in Senato del ddl 1865 Vicari sulle competenze dei professionisti tecnici della progettazione, si è di nuovo riaccesa la discussione fra architetti e geometri con dichiarazioni molto dure da parte del presidente del CNAPPC, Leopoldo Freyre, di cui abbiamo dato conto nei giorni scorsi.
Sulla questione abbiamo voluto chiedere il parere anche dei Geometri, intervistando Stefano Dainesi, presidente del CNGeGL della Provincia di Bologna e Adriano Leardini, presidente del CNGeGL della Provincia di Rimini.
Dopo lo stop di aprile alla discussione del ddl 1865 Vicari, si apre un nuovo scontro tra i professionisti per le competenze dei tecnici della progettazione …
“Quello che alcuni media definiscono “nuovo scontro sulle competenze”, dopo il ritorno alla discussione parlamentare del ddl 1865 Vicari e dopo l’intervista recentemente rilasciata dal Presidente del Consiglio Nazionale Architetti”, dicono Stefano Dainesi e Adriano Leardini, “non è che l’ennesimo episodio di una saga che prosegue immutata da decenni senza alcuna soluzione, anche per l’assoluta inerzia dei politici che non hanno saputo o voluto cogliere e tramutare in nuove regole i cambiamenti progressivamente avvenuti dall’emanazione dei vetusti statuti professionali (quello dei Geometri risale al 1929) ad oggi; mutazioni ormai divenute epocali, che hanno naturalmente coinvolto anche i professionisti tecnici italiani”.
Pare di capire che attribuite una forte responsabilità al mondo politico per questa situazione, che pare non volersi mai sbloccare definitivamente.
“La significativa evoluzione e trasformazione sociale, del mondo del lavoro e dell’istruzione, contrapposta all’immobilismo statutario finora registrato, dimostrano (oltre che la totale assenza di sensibilità politica) la pervicace mancanza di coraggio e lungimiranza del legislatore”, accusano i presidenti dei Geometri delle Provincie di Bologna e di Rimini.
“Il rinnovamento e il rilancio del sistema delle professioni intellettuali (in particolare dell’area tecnica), invertendo l’attuale rotta, potrebbe favorire lo sviluppo e il superamento della contingente e grave crisi economica (sentita anche nel nostro settore), che alimenta conflitti improduttivi e a volte strumentali tra le varie categorie”.
“Anche i nuovi provvedimenti governativi in materia, tesi generalmente a raggiungere l’obiettivo della liberalizzazione con interventi puntuali e mirati, hanno soltanto sfiorato i temi più importanti del riassetto delle professioni tecniche, nonostante le chiare sollecitazioni e proposte avanzate dai Geometri in tema di riordino, riforma e innovazione”.
Qual è dunque l’obiettivo dei Geometri?
“Quando le condizioni cambiano con innegabile rilevanza e radicalità, occorrono una complessiva rivalutazione del sistema e modelli normativi in grado di governare il futuro, ridisegnando le “nuove professioni”; in tal senso manca ancora una risposta chiara, che invero appare doverosa e urgente”, ci dice il presidente Dainesi.
“È questo l’obiettivo che si pongono i Geometri, nella consapevolezza di dover tutelare immagine, attività e competenza dei professionisti di oggi e di domani; il ddl 1865 Vicari in questione rientra esattamente in questo processo, così come in tale ambito dovrebbe incentrarsi il relativo dibattito”.
E sulla posizione degli Architetti cosa ne pensate?
“Appare anacronistico opporre al cambiamento una strenua difesa della posizione, con argomenti di vecchio stampo e dubbia fondatezza; di ben più ampio respiro dovrebbe essere il livello del confronto fra le categorie tecniche, con riferimento ed eventuale adesione a proposte innovative che tengano conto del macrocontesto”, argomenta il presidente Leardini.
“La necessità di affrontare, dibattere e risolvere in via propedeutica i temi di base e di più articolata e importante modifica ideologica dell’ordinamento, non si può limitare alla valutazione congiunta delle competenze in tavoli comuni specifici che, senza il necessario approccio condiviso sull’obiettivo di fondo, corrono il rischio di risultare defatiganti o generare chimere o sirene, delle quali non si avverte alcun bisogno”.
Una precisazione, per inciso e nello specifico: i Geometri non chiedono l’estensione delle competenze alla progettazione architettonica, perché possono già progettare – senza aggettivi – tutto quanto è, secondo il r.d. del 1929, “modesta costruzione”; hanno sempre progettato e tuttora lo fanno, con capacità e qualità.
Una delle “accuse” che vengono spesso rivolte ai Geometri è quella riguardante la questione degli “scempi edilizi”…
“Per quanto riguarda la ricorrente questione dello scempio edilizio, laddove riconosciuto, è del tutto evidente e noto che la causa dei guasti urbanistici del passato è da ricercare nella scellerata e perniciosa concomitanza di scelte orientate politicamente nei piani regolatori (o sulla loro voluta assenza), nella speculazione e nel mancato controllo del territorio:… chi è senza peccato….” .
“I Geometri non hanno dunque necessità di una norma di legge ad hoc per progettare“, chiariscono Dainesi e Leardini, “ma nelle more della completa riforma delle professioni tecniche, ricercano e chiedono chiarezza normativa sulle loro competenze e il loro aggiornamento all’attualità; attualità che chiunque riconoscerà essere ben diversa dal 1929; …e chiarire non significa ampliare”.
“Un’ultima annotazione: i Geometri sono in grado, per formazione, capacità ed esperienza, di adattarsi al mutare degli scenari socio-economici, per l’elevato valore intrinseco dei “fondamentali” della categoria, che devono essere non solo difesi e preservati nel tempo, ma continuamente migliorati”.
E come ottenere questo obiettivo?
“Il percorso attraverso cui perseguire questo obiettivo di qualità, è il costante aggiornamento scientifico, tecnico/tecnologico e culturale, per il raggiungimento del quale esiste una sola strada maestra: la formazione continua”.
“La formazione continua dei Geometri fu deliberata dal Congresso di Palermo nell’ottobre 2005 … e dopo tre anni di sperimentazione è divenuta obbligatoria dal 1° gennaio 2010”.
“Altri non hanno ancora previsto nei loro ordinamenti tale obbligo: sono chiamati a farlo dalla riforma delle professioni, ma giungeranno ben dopo i Geometri”.
“I Geometri non vogliono aggredire o invadere campi altrui, però vogliono migliorare e sanno che per farlo è necessaria la rivisitazione complessiva dell’ordinamento professionale, dando il giusto valore e il meritato riconoscimento al percorso scolastico di base, alle diverse modalità di accesso agli Albi, alla specializzazione e alla volontà di continuare ad apprendere lungo tutto l’arco della vita lavorativa…”.
“Il concorso di idee e azioni di tutte le categorie professionali e del mondo politico, senza esclusioni, è senz’altro da ricercare e attuare; ma i Geometri non possono rinunciare ad esporre e rivendicare le proprie legittime aspirazioni, anche in ossequio al pubblico servizio reso, con qualsiasi mezzo etico e lecito per sollecitare ed indurre chiarezza, innovazione, aggiornamento, flessibilità e armonizzazione dell’ordinamento professionale”.
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