Crusi (Architetti): l’equo compenso deve essere garantito anche negli appalti pubblici

L’applicazione dell’equo compenso è un passaggio fondamentale per garantire condizioni di lavoro dignitose e per valorizzare il lavoro e le competenze dei professionisti, anche in ambito di appalti pubblici

L’equo compenso è un tema di rilevante importanza per i professionisti italiani. La sua applicazione è stata oggetto di discussione e recentemente sostenuta da sentenze emesse dai Tribunali Amministrativi Regionali. In questo contesto, Massimo Crusi, Presidente del Consiglio Nazionale degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori (CNAPPC), ha espresso con fermezza la necessità di garantire l’equo compenso anche negli appalti pubblici.

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Indice

L’importanza dell’equo compenso per i professionisti

In un comunicato del CNAPPC, datato 18 ottobre 2024, Crusi ha sottolineato come il compenso per le prestazioni professionali debba essere equo e proporzionato al valore del lavoro svolto. Questo principio è stato rafforzato da recenti sentenze di Tribunali Amministrativi Regionali che hanno evidenziato la natura imperativa della legge sull’equo compenso. In particolare, Crusi ha evidenziato l’importanza di applicare questo principio anche nei contratti pubblici, ribadendo che ciò rappresenta un passo decisivo verso la tutela della dignità professionale e dei diritti dei lavoratori autonomi.

L’equo compenso, ha precisato Crusi, non riguarda solo una corretta retribuzione, ma è fondamentale per promuovere una cultura del rispetto reciproco tra il committente e il professionista, nonché per valorizzare le competenze dei lavoratori del settore.

Le sentenze che rafforzano l’equo compenso

Le recenti sentenze dei Tribunali Amministrativi Regionali di Veneto, Lazio, Sicilia e Bolzano hanno ulteriormente chiarito la necessità di rispettare l’equo compenso già dalla fase iniziale della procedura di affidamento. Tali sentenze hanno infatti confermato che la legge, che prevede il rispetto dei parametri ministeriali per la determinazione dei compensi, è di natura imperativa e non negoziabile. Secondo queste sentenze, il compenso deve essere equo e deve essere legato ai parametri stabiliti dalla legge, senza possibilità di deroga.

Crusi ha spiegato che tali decisioni giurisprudenziali ribadiscono l’obbligo per la Pubblica Amministrazione di rispettare i parametri ministeriali fin dall’inizio della gara, evitando qualsiasi ribasso sul compenso che possa intaccare la dignità del professionista.

Equo compenso e gare pubbliche

Crusi ha anche sottolineato come l’applicazione dell’equo compenso nelle gare pubbliche porti ad un rafforzamento della tutela dei professionisti. Gli operatori economici che partecipano a queste gare, sia essi grandi o piccoli, italiani o provenienti da altri Stati membri dell’UE, sanno che la competizione si sposterà principalmente su profili accessori, come le spese generali o la qualità dell’offerta, non sul ribasso del compenso.

Il meccanismo dell’equo compenso, secondo Crusi, permette quindi di coniugare flessibilità e competitività senza ledere il diritto dei professionisti ad essere remunerati in modo adeguato. Questo sistema, inoltre, è pienamente conforme alle normative nazionali e dell’Unione Europea, garantendo il rispetto della libertà di stabilimento e del diritto di prestare servizi in regime di concorrenza.

Analisi dell’Osservatorio ONSAI sul Ricorso all’Equo Compenso

A supporto di quanto affermato da Crusi, una recente analisi dell’Osservatorio ONSAI del CNAPPC-CRESME ha evidenziato una crescita significativa nell’applicazione dell’equo compenso da parte delle stazioni appaltanti. L’analisi, che ha monitorato i bandi dei settori ordinari per l’affidamento di servizi di progettazione emessi tra il 1° luglio 2023 e il 30 settembre 2024, ha rilevato un incremento importante nell’uso dell’equo compenso, soprattutto nel terzo trimestre 2024.

Secondo i dati raccolti, il 58,3% dei bandi pubblicati in questo periodo prevedeva l’applicazione dell’equo compenso, mentre un anno prima la percentuale era solo del 12,3%. Anche il valore economico degli appalti interessati è aumentato significativamente: nel terzo trimestre del 2024, il 55,9% degli importi totali dei bandi prevedeva l’equo compenso, rispetto al 12,4% del 2023. Un altro dato interessante è che nel 53,8% dei bandi analizzati è stato richiesto un ribasso solo sulle spese accessorie e non sul compenso professionale, mentre nel 4,5% dei casi si è fatto ricorso al prezzo fisso.

Dal comunicato stampa a cura di Silvia Renzi, Ufficio stampa CNAPPC

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