Contabilizzazione del calore: una boccata d’ossigeno per aziende e utenti

La contabilizzazione del calore (diretta o indiretta), resa obbligatoria per gli edifici con riscaldamento centralizzato dalla direttiva europea 27/2012 e dal d.lgs. 102/2014 che l’ha recepita, interessa alcuni milioni di unità immobiliari. Ad oggi, solo un quarto dei condomini italiani ha già adeguato l’impianto e i tempi sono ormai strettissimi (leggi l’articolo).

Sebbene sia opinione comune che l’intervento implichi la sola installazione di valvole termostatiche e ripartitori, in realtà l’impianto di riscaldamento va anche adeguato con nuovi sistemi di bilanciamento e di pompaggio. Non solo: il condominio deve affidare a un professionista termotecnico abilitato la progettazione delle modifiche da attuare.

Quanto sopra lascia intendere come la contabilizzazione del calore coinvolga tutto il mondo della termotecnica (aziende produttrici, progettisti, installatori, manutentori, gestori del calore ed ESCO), così come la categoria degli amministratori di condominio.

Il volume d’affari è stimabile in almeno 3-4 miliardi di euro: per le aziende italiane potrebbe trattarsi di un ottimo volano per la ripresa, anche perché il settore è costituito principalmente da PMI, che sono l’ossatura del panorama imprenditoriale del nostro Paese.

D’altro canto, il business citato si realizza se vi sono pari investimenti da parte dei privati cittadini che risiedono negli edifici condominiali. Per questo è importante che, oltre alla proroga delle detrazioni fiscali, venga semplificato l’accesso al credito. E che istituzioni e media presentino la contabilizzazione non come un costo, bensì come un’opportunità per l’utente di ottenere apprezzabili risparmi sulle spese per il riscaldamento, grazie a migliorie che rendono l’impianto centralizzato più efficiente se dotato di regolazione individuale.

Il riscaldamento è infatti la prima voce di spesa in condominio: oltre a centrali termiche spesso obsolete e a reti di distribuzione interna che disperdono una parte non trascurabile del calore generato, l’impossibilità per l’utente di autoregolarsi, se non grazie alla sola apertura delle finestre in pieno inverno, ha sempre generato enormi sprechi.

Come dimostrano i casi studio realizzati su sistemi di contabilizzazione ben progettati (due dei quali illustrati nel volume La contabilizzazione del calore negli edifici con riscaldamento centralizzato – Maggioli Editore), bilanciare l’impianto e termoregolare a livello di singola unità immobiliare consente risparmi tra il 15 e il 40% e un ritorno sull’investimento compreso tra 2 e 4 anni.

La contabilizzazione del calore ha una storia lunga un secolo: i risultati che si ottengono responsabilizzando l’utente finale con la misurazione dei consumi individuali sono inequivocabili e i risparmi possono contribuire a dare un po’ di respiro a molte famiglie, dopo anni di crisi profonda.

Roberto Colombo

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