Mentre il DDL sul consumo di suolo ha ricevuto l’approvazione della Commissione ambiente lo scorso 28 ottobre e sta proseguendo il suo iter in Parlamento, c’è chi si interroga su come meglio impostare lo strumento legislativo che dovrà disciplinare l’impiego e l’uso del territorio in maniera razionale e sostenibile.
Con queste premesse è nato l’ebook Il Consumo di suolo: strumenti per il dialogo, una pubblicazione gratuita che raccoglie le proposte e le soluzioni degli esperti: geologi, urbanisti, progettisti e politici per indirizzare correttamente il DDL sul consumo di suolo verso obiettivi raggiungibili.
Il documento, infatti, raccoglie i contributi di esperti e di rappresentanti della società civile intervenuti all’omonimo convegno organizzato in occasione di Expo per un confronto sulle criticità del territorio e per formulare proposte condivise rivolte a legislatori e ai decisori parlamentari.
Già in passato, sulle pagine di questo quotidiano, ci siamo interrogati sulla maniera più corretta di affrontare il problema del suolo (leggi in proposito l’intervista alla prof.ssa Emanuela Casti dell’Università di Bergamo), unendoci alla denuncia dei geologi sull’insensatezza di un consumo di suolo privo di raziocinio (leggi in proposito l’intervista al geologo Carlo Malgarotto, presidente del dei geologi della Regione Liguria).
Il messaggio che emerge dall’e-book è molto chiaro: il suolo è una risorsa non rinnovabile, che in Italia va perduta al ritmo di 7 mq al secondo (dati dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale – Ispra) e che deve essere tutelata con provvedimenti urgenti ed efficaci, come il disegno di legge sul consumo di suolo ora in fase di discussione in Parlamento.
Insomma, il suolo si evolve da “merce di scambio” a bene deperibile da preservare tramite azioni comuni per tutte le regioni e una progettazione sostenibile che tuteli il territorio.
Già il 20% delle coste italiane – dice Michele Munafò di Ispra e autore del capitolo “Porre un freno al consumo di suolo” – è andato perduto con una cementificazione che non ha risparmiato neanche 34.000 ettari di aree protette e zone a rischio idrogeologico” (leggi i dati ISPRA aggiornati sul consumo di suolo 2015)
La speranza è che i contenuti così raccolti possano contribuire a migliorare una legge dello Stato che ancora non raggiunge una sintesi compiuta per risolvere le preoccupazioni della società civile, sebbene esprima la volontà di salvaguardia del territorio, chiosa Teodoro Georgiadis, ricercatore dell’Ibimet-Cnr.
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