Cappotto termico esterno: gli errori più comuni da evitare

Una breve guida con gli errori più ricorrenti che possono essere commessi nella realizzazione di un cappotto termico esterno

Gli errori che possono essere commessi nella realizzazione di un cappotto termico esterno sono virtualmente infiniti e possono originarsi sia durante la fase progettuale sia durante la fase di posa in opera.

Tutti però sono riconducibili ad una sottovalutazione dell’importanza di alcuni aspetti.

Indice

Cappotto termico esterno, gli aspetti più sottovalutati

Prima di analizzare quali sono gli errori più comuni legati alla realizzazione e posa in opera del cappotto termico esterno, analizziamo quali sono gli aspetti più sottovaluti:

  • dimensionare correttamente lo spessore dei pannelli isolanti, anche in considerazione della presenza dei ponti termici e di elementi dell’involucro opaco caratterizzati da una trasmittanza termica più elevata rispetto a quella della sezione corrente delle pareti perimetrali (es. i sotto finestra);
  • garantire la continuità dell’isolamento, tenendo conto delle singolarità presenti in facciata (quali tubazioni a vista, nicchie e sporti);
  • “correggere” i ponti termici di facciata, cioè quegli elementi di discontinuità geometrica e/o stratigrafica dell’involucro edilizio che determinano una variazione della densità del flusso termico tra ambiente interno ed ambiente esterno.

Si propone di seguito una breve rassegna degli errori più ricorrenti.

Errore n.1: non coibentare tutti i piani riscaldati

L’intervento di isolamento termico a cappotto deve riguardare l’intera superficie delle facciate, tutti i piani riscaldati devono essere isolati.

Lasciare delle porzioni di involucro disperdente prive di isolamento, per esempio il pian terreno a destinazione commerciale di un fabbricato residenziale, ha l’effetto di generare un pericoloso ponte termico su tutto il perimetro del fabbricato, all’interfaccia tra la porzione di parete coibentata e la porzione di parete non coibentata, con conseguente rischio di formazione di muffe e condense.

Errore n.2: utilizzare pannelli isolanti di spessore insufficiente

Note le caratteristiche della zona climatica e le caratteristiche costruttive del fabbricato, è possibile valutare, in funzione della tipologia di materiale isolante, quali siano gli spessori minimi dei pannelli atti a garantire i livelli di prestazione termica richiesti dalla normativa vigente.

Impiegare pannelli di spessore insufficiente significa inficiare l’intero intervento, senza peraltro conseguire alcun significativo risparmio economico, in quanto, a fronte di un risparmio minimo sul materiale isolante, è comunque necessario sostenere tutti i costi più rilevanti (cantierizzazione, montaggio, utilizzo e smontaggio del ponteggio, impiego di intonaci, malte, profili e pezzi speciali da cappotto, manodopera).

Eventuali difficoltà di posa in opera associate allo spessore dei pannelli isolanti non devono pertanto essere risolte riducendo lo spessore dei pannelli, ma adottando caso per caso soluzioni tecniche idonee al contesto.

Errore n.3: installare davanzali e soglie non coibentati

Installare davanzali e soglie non coibentati sul cappotto termico significa creare una discontinuità nell’isolamento della facciata in corrispondenza di ogni serramento.

Al fine di evitare la formazione di ponti termici all’interfaccia tra parete e serramento, con conseguente rischio di formazione di muffe e condense, i vecchi davanzali e le vecchie soglie di finestre e portefinestre devono essere sostituiti con davanzali e soglie coibentati.

È possibile optare per prodotti preassemblati o per soluzioni realizzate in cantiere, che consentano di mantenere i materiali di finitura preesistenti.

Errore n.4: non “correggere” i ponti termici

Creare punti di discontinuità nella coibentazione dell’involucro disperdente non solo comporta maggiori dispersioni di calore, ma aumenta anche il rischio di formazione di muffe e condense all’interfaccia tra superfici isolate e superfici non isolate.

È pertanto necessario risvoltare il cappotto su tutte le superfici orizzontali e verticali che insistono sulla facciata, quali sottobalconi, sottogronde, imbotti delle finestre.

Errore n.5: creare discontinuità nel cappotto termico

In corrispondenza di tubazioni, canne fumarie ed ostacoli in genere, non bisogna creare discontinuità nel sistema a cappotto, perché questo determina la formazione di ponti termici.

Bisogna invece traslare verso l’esterno gli elementi interferenti, quali tubazioni e canne fumarie, e fissarli alla facciata mediante pezzi speciali in polistirene o poliuretano ad alta densità o mediante tasselli a taglio termico, in modo tale da non inficiare la continuità del cappotto termico.

Errore n.6: compromettere la permeabilità al vapore della parete di facciata

Installare uno strato di materiale isolante scarsamente permeabile al vapore sul lato esterno di una struttura opaca che separa l’ambiente interno dall’ambiente esterno può determinare la formazione di fenomeni di condensa interstiziale, soprattutto se si interviene senza un’adeguata verifica del comportamento igrometrico della struttura preesistente.

La presenza di due strati scarsamente permeabili al vapore (piastrelle e poliuretano) sul lato esterno della parete di facciata possono causare l’insorgenza di problemi di condensa interstiziale con conseguente annerimento dell’intonaco di finitura esterno.

L’immagine a seguire mostra un caso riconducibile all’errore n. 6. Il cappotto termico esterno in poliuretano è stato installato senza rimuovere il rivestimento esterno preesistente in piastrelle.

cappotto termico esterno
Errore n. 6: compromettere la permeabilità al vapore della parete di facciata. Dettaglio del cappotto termico esterno in poliuretano installato senza rimuovere il rivestimento esterno preesistente in piastrelle

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