La versione finale del decreto sulla digitalizzazione negli appalti pubblici che il ministro delle Infrastrutture Graziano Delrio deve firmare in queste ore dice che scatterà tra poco più di un anno l’obbligo di progettare le grandi opere pubbliche con il Bim Building information modeling: dal 2019, le stazioni appaltanti dovranno prevedere l’utilizzo del Bim per tutti i lavori complessi, cioè quelli di importo superiore a cento milioni. Tra i lavori complessi il decreto individua, tra gli altri, quelli caratterizzati da elevato contenuto tecnologico o da una significativa interconnessione degli aspetti architettonici, strutturali e tecnologici.
Dal 1° gennaio 2020, il Bim sarà obbligatorio per le opere di importo superiore ai 50 milioni. Dal 2021 l’obbligo riguarderà le opere oltre i 15 milioni. Poi, negli anni seguenti, fino al 2025, l’obbligo verrà esteso con gradualità alle costruzioni di importo inferiore al milione di euro.
Una parte importante del decreto riguarderà la formazione delle stazioni appaltanti. Dal decreto scompare ogni riferimento alle norme Uni. Il testo, nella sua versione finale, ricalca per la maggior parte quello messo in consultazione l’estate scorsa dal Mit e realizzato dalla commissione guidata da Pietro Baratono, provveditore alle opere pubbliche di Lombardia ed Emilia Romagna.
Il decreto ministeriale, dopo la firma, potrà essere pubblicato in Gazzetta entrando in vigore alla data stabilita.
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