BIM: l’ANAC si pronuncia sull’Appalto del Teatro Lirico di Milano

Il BIM sta entrando negli appalti pubblici anche in Italia e il Bando del Comune di Milano per il restauro del Teatro Lirico è uno dei primi e nel contempo uno dei più citati sulla stampa di settore e non solo. La valenza dell’opera e il suo valore simbolico sono due fattori per cui questo intervento di recupero ha trovato spazio su media e all’interno di convegni, ma sicuramente l’aspetto più innovativo è stata il debutto del BIM (Building Information Modeling) all’interno del bando stesso.

Il BIM in Italia è cosa recente, se si pensa che in altri paesi europei e non solo è ormai una realtà consolidata sia a livello pubblico che privato. In questo senso il bando per il Teatro Lirico è da considerarsi come un pioniere dell’applicazione del BIM per un’opera pubblica.

La grande pubblicità che è stata data a questa iniziativa dell’Amministrazione milanese ha fatto presto notare che il bando era stato predisposto in modo improprio su alcuni aspetti concernenti il BIM. A tal proposito è stata interpellata l’ANAC (Autorità Nazionale Anticorruzione) per un parere circa gli obblighi speciali riguardanti l’appaltatore nel quale veniva dichiarato che la progettazione dell’intervento era stata effettuata con uno specifico software BIM.

Con il parere n. 199 del 25 novembre 2015, l’ANAC ha accolto le osservazioni sulla improprietà del Bando precisando:“che qualora gli atti di gara non riportino, nell’indicazione delle specifiche tecniche che richiamano determinati prodotti o servizi, la clausola di equivalenza, tale lacuna è colmata automaticamente dal Codice, grazie al principio di eterointegrazione”. 

Questo principio prevede che, anche se nel bando non viene citato esplicitamente, ogni qual volta venga indicato uno specifico prodotto, il nome dello stesso deve essere seguito con “o equivalente”. Infatti l’Autorità ha più volte avuto modo di evidenziare come la ratio legis sottesa alla disposizione normativa di cui all’articolo 68 del d.lgs. n. 163/2006 consiste nell’evitare che “la definizione di specifiche tecniche che menzionano una fabbricazione o provenienza specifica determinino un ostacolo alla libera circolazione delle merci, mediante l’imposizione di particolari caratteristiche dei prodotti o dei servizi che implicano un determinato processo produttivo o una determinata provenienza”

Il Bando sul Lirico di Milano è tra i primi ad aver introdotto il BIM all’interno di un progetto pubblico, ma lo ha fatto, in parte, in modo non conforme alla normativa, privilegiando un sistema informatico specifico, assumendolo come equivalente al BIM stesso. E infatti utile ricordare che il BIM è una metodologia che prevede l’impiego di software di progettazione BIM oriented e che la realizzazione di un corretto approccio BIM prevede lo scambio libero di informazioni tra le diverse fasi della filiera, effettuato con software interoperabili, anche diversi tra loro.

Redazione Tecnica

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