Dissesto idrogeologico: che fine ha fatto il fondo?
Il fondo per la progettazione degli interventi per contenere il dissesto idrogeologico è stato istituito istituito con la legge n. 221 alla fine del 2015, per “consentire la predisposizione del piano nazionale contro il dissesto idrogeologico, favorire l’efficace avanzamento delle attività progettuali degli interventi urgenti e prioritari per la mitigazione del rischio idrogeologico nel territorio nazionale e di provvedere a renderli immediatamente cantierabili”. La delibera Cipe n. 32 del 2015 ha assegnato 100 milioni di euro del Fondo sviluppo e coesione 2014-2020 proprio al ministero dell’Ambiente. Il Ministero Ambiente e le Regioni stanno ancora lavorando agli elenchi delle opere.
La ripartizione regionale del Fondo è avvenuta, sono stati redatti elenchi regionali degli interventi suscettibili di finanziamento per la progettazione, gli elenchi sono stati pubblicati per una prima fase istruttoria, che si è conclusa per tutte le Regioni, tranne la Campania e la Basilicata. Sono stati condivisi i rispettivi elenchi regionali degli interventi da sottoporre alla fase istruttoria successiva per le procedure concluse. Il trasferimento delle risorse è previsto per i prossimi mesi, Regione per Regione, una volta definita la seconda fase istruttoria. Comunque, le risorse non sono ancora state trasferite.
Fondo Dissesto idrogeologico: dove sta il problema?
Il 94% dei 9.230 progetti del piano antidissesto non è cantierabile, è incapace cioè di produrre lavori concreti entro due anni. Tutte le forze politiche considerano il problema del dissesto idrogeologico una delle grandi emergenze nazionali, ma se le Regioni e gli enti locali non hanno ancora creato un parco progetti adeguati, allora sforzi, leggi e dichiarazioni sono inutili. Bisogna anche dire che Regioni e Comuni che non presentato progetti esecutivi non l’hanno fatto perché non è possibile affidare la progettazione esecutiva di un’opera se questa non è stata finanziata. Era un problema che esisteva prima della legge del 2015 e dello stanziamento dei 100 milioni, che sono stati messi a disposizione proprio per sbloccare la situazione di stallo ma che finora non hanno prodotto risultati. Un altro problema consiste nel fatto che spesso i dati per i progettisti non sono precisi e sono molto scarsi.
La priorità non sono più i soldi, ma la mancanza di responsabilità precise. A questo proposito, per “scongiurare” il pericolo, il presidente dell’Ance Giuliano Campana ha chiesto per l’ennesima volta di rimuovere gli ostacoli burocratici e attribuire “una responsabilità unica” tra chi ha il compito di reperire le risorse, progettare e bandire le gare, per far partire il famoso Piano nazionale di manutenzione e di messa in sicurezza del territorio voluto da tutti ma portato a compimento da nessuno.
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