Decreto Salva-Casa, condono mascherato: silenzio-assenso sotto accusa

Vediamo quali sono le criticità evidenziate dall’associazione Legambiente in merito al nuovo Piano Salva-Casa. Nello specifico per quanto riguarda la modifica degli articoli 34, 36 e 37, del TUE

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Il Decreto Salva-Casa è stato definito da Legambiente come un condono mascherato.

Secondo l’associazione ambientalista, il provvedimento introduce il principio del silenzio-assenso per le pratiche di sanatoria edilizia, permettendo così di sanare automaticamente gli abusi se gli uffici comunali non rispondono entro 45 giorni.

Vediamo di seguito quali sono le criticità evidenziate dall’associazione in merito al nuovo Piano Salva-Casa, nello specifico per quanto riguarda la modifica degli articoli 34, 36 e 37, del TUE che interessano le tolleranze costruttive e la sanatoria degli interventi abusivi.

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Indice

Il silenzio-assenso prende il posto del silenzio-rigetto

La modifica più preoccupante, secondo l’associazione, è l’introduzione del silenzio-assenso in sostituzione del silenzio-rigetto per gli abusi edilizi formali. La novità verrebbe introdotta dal comma 6 del nuovo articolo 36- bis.

Se il Comune non risponde entro 45 giorni, la richiesta di sanatoria è considerata accolta e definitiva. Ciò significa che molte istanze saranno automaticamente approvate, data l’impossibilità materiale degli uffici di esaminare tutte le pratiche in tempi così ristretti. Inoltre, l’accoglimento sarà definitivo e non revocabile, anche in presenza di dichiarazioni mendaci o errori.

Per Legambiente, questa normativa crea aspettative e incentiva nuovi abusi edilizi, mascherando il condono da norma di semplificazione.

Modifica tolleranze costruttive

Tra gli altri aspetti critici evidenziati da Legambiente, c’è anche la modifica delle soglie di tolleranze. L’associazione precisa che l’articolo 34 del DPR 380/2001 prevedeva che il mancato rispetto di alcuni parametri edilizi non costituisse violazione se entro il limite del 2% delle misure previste.

La riforma innalza questa soglia fino al 5% per le unità abitative inferiori a 100 metri quadrati, rendendo sanabili difformità che oggi non lo sono.

Ricalcolo sanzioni pecuniarie

Finora, l’importo dell’oblazione per il permesso di costruire era basato sul doppio del costo di costruzione o sul doppio dell’aumento del valore venale dell’immobile in caso di SCIA.

La riforma prevede che l’obbligazione faccia riferimento, sia in caso di permesso di costruire sia in caso di SCIA, all’aumento del valore venale, tra 1.032 e 30.984 euro, portando probabilmente a sanzioni minime e a una riduzione significativa degli introiti per i Comuni.

Doppia conformità

Mentre la previsione della doppia conformità viene mantenuta per gli interventi in assenza o difformità del permesso di costruire, la riforma abolisce la doppia conformità per gli interventi realizzati in assenza o difformità della SCIA (Segnalazione Certificata di Inizio Attività).

Pertanto per ottenere la SCIA in sanatoria non sarà più necessario che l’intervento fosse conforme sia alla normativa vigente al momento della realizzazione sia a quella al momento della richiesta, consentendo così di sanare abusi precedentemente non sanabili.

Le proposte di Legambiente

Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente, conclude evidenziando il problema cronico delle demolizioni di costruzioni illegali in Italia.

Per contrastare efficacemente l’abusivismo edilizio, Legambiente propone quattro azioni principali: dare pieno potere ai Prefetti per demolire gli immobili non abbattuti dai Comuni, aumentare le sanzioni per chi consente l’allaccio delle utenze agli abusivi, destinare più risorse alle demolizioni decise dalle amministrazioni locali e dalla magistratura e incentivare i Comuni a rispondere alle domande di condono ancora pendenti.

Redazione Tecnica

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