Il disegno di legge in materia di consumo di suolo si appresta a giungere oggi Aula alla Camera dei deputati. Un iter pieno di difficoltà quello che ha visto formare la bozza di legge che andrà a disciplinare una materia di grande rilievo (puntando a contingentare la realizzazione di nuove costruzioni): e permangono ancora dubbi sulla conclusione positiva del percorso legislativo. In particolare è un documento dell’ANCI a sollevare perplessità sulla fase transitoria e sull’iter procedimentale che dovrà portare a individuare le quote di suolo effettivamente consumabili.
Il contestatissimo disegno di legge, dopo un iter lunghissimo, ha incassato la scorsa settimana l’ultimo via libera delle commissioni Agricoltura e Ambiente di Montecitorio. Ma il suo iter si concluderà con esito positivo?
I dubbi in tale direzione sono numerosi: secondo i più il disegno di legge contribuirebbe infatti ad aggravare il carico organizzativo dei sindaci, ridefinendo il ruolo delle Regioni in materia di pianificazione. Inoltre molteplici critiche riguardano la complessità dell’iter previsto per arrivare a rendere cogenti gli obiettivi di riduzione del consumo di suolo che, per almeno tre anni, creerebbero una situazione di incertezza per le amministrazioni pubbliche e per gli investitori.
Leggi in proposito l’articolo Consumo di suolo, nuova legge in arrivo (tra le polemiche).
Il testo di legge è in elaborazione da più di 2 anni ormai: era il marzo 2014 quando si aprivano i lavori a riguardo: ora, dopo mesi di polemiche, il ddl sembrerebbe aver finalmente trovato un assetto definitivo con gli 11 articoli che ne compongono la struttura.
Ma non è ancora detta l’ultima parola sulla sua definitività: e qui dobbiamo citare il documento al vetriolo pubblicato ed inviato nei giorni scorsi alle commissioni parlamentari dall’ANCI. L’associazione dei Comuni italiani non ci sta. Ed è pleonastico dire che il trasferimento del fardello di procedure a carico proprio degli Enti locali è il nodo su cui verte la questione.
Nella nota dell’ANCI, infatti, si mettono in evidenza negativa 3 elementi:
1. L’iter procedimentale “complesso” per l’individuazione delle quote di suolo consumabili.
2. La definizione di “superficie agricola” che “rischia di innescare processi di trasformazione improvvisi”.
3. La fase transitoria “non sufficiente ad evitare il potenziale e progressivo blocco dell’attività”.
Il passaggio che spiega meglio di tutti l’approccio dei Comuni riguarda il decreto interministeriale che dovrà definire i livelli di riduzione del consumo di suolo. L’iter previsto dal disegno di legge, secondo l’ANCI, “costringerà i Comuni a revisionare la propria pianificazione urbanistica, almeno per quella parte degli strumenti di pianificazione attinente alle aree ora destinate all’espansione”. Questa revisione “rischia di diventare un oneroso processo amministrativo senza fine visto che le Regioni, ogni cinque anni, dovranno disporre la riduzione del consumo del suolo determinando i criteri e le modalità da rispettare nella pianificazione urbanistica di livello comunale”.
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