Come abbiamo accennato nella precedente premessa, il controllo e la verifica (spesso puntuale) dei controsoffitti rappresentano aspetti di notevolissima importanza per chi deve organizzare la gestione e manutenzione del patrimonio edilizio.
Il panorama edilizio molto vario (e la fantasia dei posatori spesso ancor di più) non consentono di individuare circoscritte casistiche: ne affronteremo alcune emblematiche, che comunque vanno sotto il comune denominatore di “errore realizzativo”.
Il controsoffitto troppo spesso è un mezzo per “nascondere” ciò che al disotto di esso, per ignoranza o superficialità, può ancora rappresentare un rischio per gli occupanti; oltre a ciò il controsoffitto può diventare, esso stesso, fonte di pericolo a causa di una cattiva o incompleta modalità realizzativa.
Innanzitutto partiamo dall’analisi delle due parti fondamentali che compongono il sistema-controsoffitto: pendinatura e pannellattura.
La pendinatura, intesa come sistema di fissaggio alla struttura portante e di, a sua volta, supporto per il rivestimento, assume un ruolo ovviamente sostanziale: il rivestimento che è spesso la sola parte visibile (nel caso ad esempio di strutture estese in cartongesso) subisce in maniera irreversibile ogni errore o deficienza realizzativa commessa a monte (pendinatura). Nell’esaminare la pendinatura è di fondamentale importanza la possibilità di accedere direttamente all’intercapedine ed esaminare, puntualmente o “a campione” ma con giusta cognizione di causa, visivamente i punti di ancoraggio alla struttura portante ed all’intelaiatura portante le pannellature di rivestimento.
Tra le più frequenti e diffuse condizioni di rischio da evidenziare si trova indubbiamente la realizzazione di ancoraggi con “fil di ferro” anzichè tramite impiego dei componenti ordinariamente previsti (e prescritti) dal produttore oppure il mancato rispetto del corretto interasse tra fissaggi (talvolta eseguiti senza alcun base di calcolo o verifica e lasciati all’estemporanea improvvisazione del posatore) . Tale evenienza comporta un’inceretezza sulla durabilità e resistenza del fissaggio tale da decretarne immediatamente la “non regolarità” e conseguentemente valutare con attenzioen il rischio -a breve o lungo termine- per gli occupanti: il metodo di ancoraggio con “fil di ferro” sebbene di per sé, in via teorica, possa risultare anche molto robusta ed a lungo (in termine temporale) resistente comporta comunque, a causa proprio della artigianalità della modalità realizzativa, una casualità e non ripetibilità esecutiva sicuramente non accettabile in quanto non testabile; viceversa quando sia stata rispettata la regola dell’arte e le modalità esecutive previste dal produttore può comunque risultare sempre importante effettuare (in tal caso a campione) una prova di carico sulla tenuta dei pendini (si pensi ad esempio al caso di pendinature di cui non sia più possibile ricostruire una storia certa su posa e materiali impiegati); in questo ultimo caso il collaudo della portata dei pendini può dirimere il dubbio sull’efficienza e validità del componente (prova ovviamente non eseguibile nel caso del fil di ferro). L’altro aspetto da non sottovalutare è quello legato alle modalità di fissaggio del sistema-pendinatura al sovrastante supporto strutturale: anche in tal caso sarebbe opportuno affiancare alla valutazione visiva anche quella di estrazione (strumentale) per poter fornire un giudizio esatto e certo sull’attendibilità dei fissaggi impiegati. É infatti frequente l’uso di fissaggi non progettati o comunque neanche minimanente adeguati alla struttura esistente come l’impiego “disinvolto” di fissaggi da legno o acciaio su solai in laterocemento, oppure addirittura l’ancoraggio tramite “fasciature” a travetti od a soffittature sovrastanti preesistenti per mezzo sempre di soluzioni artigianali in “fil di ferro”.
Si deve inoltre sottolineare come tali errati sistemi di pendinatura possono presentare tutta la loro inadeguatezza in condizioni sismiche, in cui cioè anche una leggera sollecitazione sussultoria può facilmente causarne lo sfilamento e quindi il conseguente crollo di estese porzioni di controsoffitto con ciò che ne può conseguire in termini di sicurezza per gli occupanti o di ostruzione delle possibili vie di fuga.
– prosegue nel prossimo articolo –
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