Innovazione energetica e sviluppo di rinnovabili: due temi di fondamentale importanza nell’attuale panorama afferente al tema dell’energia sul pianeta. Scenario in cui il nostro paese sembrerebbe parzialmente arrancare.
I risultati combinati di due rapporti di rilievo internazionale infatti non depongono a favore della “salute energetica” italiana: da una parte il Report sull’innovazione energetica redatto da I-Com (Istituto per la competitività), dall’altra il Rapporto IREX 2014 inerente alla produzione di energie rinnovabili. Andiamo rapidamente a vedere cosa “fotografano” questi due resoconti.
Il Report “Innovazione Energetica 2014” disegna un quadro abbastanza fosco che vede l’Italia al penultimo posto tra i cinque maggiori paesi europei nel settore dell’investimento pubblico nella ricerca energetica: infatti per ciò che riguarda gli investimenti in ricerca e sviluppo le nazioni che investono meno sono Spagna e Italia. Nel 2012 l’Italia ha investito la cifra di 1,3 miliardi di dollari, mentre paesi come Francia e Germania hanno collocato risorse per oltre 3 miliardi. Ciò che colpisce di più è che il nostro paese, nel rapporto tra investimenti pubblici e privati, ha diminuito in maniera importante la partecipazione pubblica al finanziamento delle attività di ricerca e sviluppo in ambito energetico.
Per avere un punto di riferimento a livello mondiale occorre citare i paesi leader in questo specifico ranking, ovvero Cina, Stati Uniti e Corea del Sud con investimenti che vanno dai 22 miliardi del colosso cinese ai 3,3 miliardi della Corea del Sud (paese con cui è possibile effettuare un confronto più probante per similitudine di dimensione con la nostra realtà nazionale).
Abbattere le complicazioni burocratiche e sviluppare la richiesta di fondi per la realizzazione congiunta di progetti di ricerca sono le due principali necessità reclamate dalle imprese del settore intervistate all’interno del Rapporto. Le conclusioni che emergono dal resoconto si innestano sull’idea necessaria di rafforzare sempre di più “l’impegno di imprese e soggetti pubblici nella ricerca di nuove soluzioni tecnologiche e di sistema attraverso le quali recuperare gli strumenti per vincere le complesse sfide che l’energia ha dinanzi a sé”: tra gli strumenti per raggiungere ciò si segnalano i compiti di “limitare l’impatto il ciclo di produzione/utilizzo dell’energia sull’ambiente, garantire l’accesso a forme commerciali di energia per tutti, oltre a rendere i sistemi energetici sempre più competitivi e sicuri”.
Dall’altro lato il Rapporto IREX 2014 sulle rinnovabili vede il mercato nazionale italiano interno dell’energia “pulita” in crisi, con le aziende del settore obbligate a rafforzare gli investimenti all’estero: nel Belpaese, infatti, si edificano meno centrali con un calo totale delle operazioni nel 2013 in calo del 23% rispetto all’anno precedente in termini di valore (7,8 miliardi di euro).
Può fornire un risultato curioso leggere questi dati in controluce confrontandoli con quelli provenienti dal Report italiano “Comuni Rinnovabili 2014”: per fare ciò leggi l’articolo Rinnovabili, Italia in costante crescita: oltre 700mila impianti nel paese pubblicato sul portale Ediliziaurbanistica.it.
Per approfondire il tema delle energie rinnovabili consulta la pagina speciale di Ediltecnico sul tema.
Per ciò che riguarda il 2013 la crescita esterna del settore rinnovabili ha raggiunto quasi la metà delle operazioni, toccando la cifra di 2,9 miliardi di euro, con un aumento del 16% rispetto all’anno precedente; in soldoni, mentre da noi nel 2013 rispetto all’anno precedente si investiva il 39% in meno nell’eolico e il 30% in meno nel fotovoltaico, le industrie italiane realizzavano più del 75% dei nuovi impianti all’estero, in particolare nei mercati emergenti (Asia e Africa) e nel continente americano (Brasile e Cile sono il paradiso emergente dell’eolico): circa 1900 megawatt dei 2400 totali prodotti nell’anno sono stati realizzati fuori dai confini italici.
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