Il Consiglio nazionale degli architetti (Cnappc) ha chiesto ai ministri Zanonato e Saccomanni e al governatore della Banca d’Italia Visco di escludere gli architetti dall’obbligo del POS, obbligo che scatterebbe dal 1° gennaio 2014 per tutti i professionisti (non solo tecnici), allo scopo di contrastare l’evasione fiscale.
Lo stabilisce le legge 221/2012: a partire dal 1° gennaio 2014 i soggetti che effettuano l’attività di vendita di prodotti e di prestazione di servizi anche professionali devono accettare pagamenti effettuati con carte di debito, utilizzando il POS accreditando l’importo direttamente in conto corrente, senza utilizzare denaro in contanti. Oltre al bancomat, se l’onere a carico dei professionisti non supera quello di quest’ultimo, i professionisti dovranno accettare anche le carte di credito e le carte prepagate.
È tutto confermato definitivamente da quando è avvenuta la pubblicazione del decreto sviluppo bis in Gazzetta Ufficiale, nel dicembre 2012.
Ancora, però, non è stata fatta chiarezza. Gli importi minimi, le modalità e i termini per i pagamenti con Pos, verranno resi noti con la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale dei decreti interministeriali (Sviluppo economico di concerto con l’Economia e Finanze sentita la Banca d’Italia) previsti dall’art. 15 del DL 179/2012.
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Le banche faranno di certo la loro parte, chiedendo con ogni probabilità l’aumento delle commissioni: è probabile quindi che scatti l’obolo telematico per ogni transazione.
L’acquisto, l’installazione e il canone del POS comportano inoltre una spesa notevole per il professionista.
La rivolta degli intreressati
Questi e altri motivi hanno causato le reazioni di molti professionisti fan della nostra pagina Facebook, ma non solo. C’è chi chiede che il POS debba essere fornito gratuitamente; chi sottolinea il fatto che prima di pensare a come farli pagare i clienti bisognerebbe averli; chi chiede una liberatoria di pagamento al professionista per il ritiro dei titoli abilitativi; e chi dice “se a un cliente chiedo 10 e fatturo 5… è ovvio che lascio la traccia dei 5 facendolo pagare con assegno, bonifico, POS, e gli altri 5 glieli chiedo in contanti!”.
Il Pos inutilizzabile per gli architetti: ecco il perchè
Per vie più istituzionali, tramite una nota inviata ai ministri competenti e al governatore di Bankitalia, il Consiglio Nazionale degli Architetti si è dimostrato contrario al POS obbligatorio per gli architetti adducendo le proprie ragioni. Prima tra tutte: i pagamenti anche minimi delle attività professionali della categoria sono normalmente superiori ai massimali della carta di debito.
In secondo luogo, ha sottolineato che il POS ha un costo fisso annuale di circa 60 euro annui.
Scrive il Cnappc: “Le attività professionali di progettazione, direzione dei lavori, adeguamento funzionale e impiantistico, ristrutturazione, ampliamento, edificazione, responsabilità delle sicurezza in fase di progettazione ed esecuzione, collaudo statico e collaudo tecnico-amministrativo, solo per citare quelle più frequenti, non posseggono quei costi minimi tali da poter essere retribuite con carte di debito”. E prosegue: “Appaiono quindi inattuabili, nella pratica, le disposizioni di legge citate per la categoria professionale degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori, che si vedrebbero costretti a sostenere i soli costi fissi per la attivazione e gestione del POS, a fronte di un suo totale inutilizzo”.
Allora, che soluzione propone il Cnappc?
Nei decreti interministeriali in via di emanazione si potrebbe prevedere la possibilità di ricorrere, in alternativa al POS, ad altri strumenti di tracciabilità del denaro, privi di costi per il professionisti, vale a dire: bonifico bancario, carte di debito o credito virtuali.
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