Un giorno un elettricista decise di credere nelle energie rinnovabili e si prodigò talmente tanto che dopo qualche anno venne incoronato “Re dell’Eolico”, con stabilimenti in Sicilia occidentale, Lombardia, Lazio e Calabria.
Non volle fare troppa differenza tra sole e vento, quindi decise di usufruire della bontà della natura e di trasformare sia luce che aria in energia!
Tutti si cominciarono a chiedere come facesse quest’uomo ad essere così ispirato e pian piano anche il DIA (Dipartimento Investigativo Antimafia) volle verificare la bravura di questo “Re” e che il patrimonio che stava venendo a creare fosse “limpido”.
Fu così che la favola svanì nella nuda e cruda realtà: Cosa Nostra era coinvolta in questo regno. Addirittura si sospetta che il “Re” fosse solo un prestanome di qualcuno che di ambiente non si interessa se non a livello imprenditoriale, ovvero come strumento da sfruttare, per guadagnare e riciclare denaro.
Il Tribunale di Trapani ha disposto quindi la confisca della totalità delle quote sociali e dei beni aziendali delle società, dei beni mobili, immobili e delle disponibilità bancarie riconducibili al “Re” ed al suo nucleo familiare: 43 tra società e partecipazioni societarie; 98 beni immobili (palazzine, ville, magazzini e terreni); 7 beni mobili registrati (autovetture, motocicli ed imbarcazioni); 66 disponibilità finanziarie (rapporti di conto corrente, polizze ramo vita, depositi titoli, carte di credito, carte prepagate e fondi di investimento). Un piccolo impero insomma: 1,3 miliardi di euro!
Antonello Caporale, giornalista e scrittore, autore del testo Controvento, su effetti e risultati delle politiche di incentivazione delle energie rinnovabili, ha commentato a le Formiche.net “Per ogni pala che sale al cielo e raccoglie vento, energia pulita, c’è una mano sporca a sorreggerla”.
Ma in fondo, entro il 2020 il giro d’affari delle energie rinnovabili da sole e vento sarà circa di 80 miliardi di euro, troppi per non interessare alla criminalità. E mentre ci sono onesti imprenditori alle prese con autorizzazioni impossibili, ecco sorgere parchi eolici e fotovoltaici in aree che magari non erano nemmeno idonee e con autorizzazioni ottenute ancor prima di presentare il progetto.
Aver permesso alla criminalità di creare un impero sulle fonti rinnovabili, in parte è colpa anche delle nostre istituzioni. I Comuni in primis potrebbero pensare di sfruttare l’energia rinnovabile, creando una nuova voce attiva nel bilancio; potrebbero così essere evitati casi in cui vi sono più pale eoliche che abitanti. Inoltre in questo modo potrebbero essere abbattuti i costi degli incentivi statali, che al momento sono in capo alla cittadinanza.
L’inconsapevolezza dello Stato del tesoro potenziale di cui dispone è da giustificare? Inoltre, ora che tutti i beni sono stati confiscati, che fine faranno? Le pale continueranno a girare? I pannelli cattureranno ancora l’energia solare? Gli impianti verranno dati in gestione? E a chi? O semplicemente verranno lasciati lì a significare l’incapacità di far girare il vento dalla parte giusta?
Fonti:
www.ilgiornale.it – Mafia, confisca record al “re dell’eolico” Vito Nicastri di Chiara Sarra – 3 aprile 2013
http://www.ilfattoquotidiano.it – Mafia, Dia confisca un miliardo e 300 milioni al re dell’eolico – 3 aprile 2013
www.formiche.net – Che vento soffia sull’eolico di Elisa Maiucci – 3 aprile 2013
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