Poco meno di un milione di metri cubi di nuovo cemento, su una superficie di circa novanta ettari. Per un quartiere che dovrebbe ospitare otto mila persone. E’ dentro questo recinto di numeri che vive la nuova progettualità urbanistica dell’Amministrazione Comunale di Bari. Parliamo della nuova versione del Piano Particolareggiato della Maglia 21 di espansione urbana del vecchio Prg (guarda la presentazione), recentemente premiata dall’Istituto Nazionale di Urbanistica (Inu) durante “Urban Promo” 2012, manifestazione annuale che lo storico Istituto italiano promuove per mettere a confronto le politiche più innovative per lo sviluppo delle città, attuate dalle Amministrazioni pubbliche del Paese.
La Maglia 21 – si legge sul sito del Comune – è un’area di circa 90 ettari all’estremità orientale della città, tra il previsto prolungamento di via Caldarola, l’attuale direttrice per Brindisi e la provinciale per Triggiano e, per essa, il Piano Regolatore prevede la costruzione di un quartiere residenziale per circa 8 mila abitanti, da realizzarsi in parte come edilizia di mercato e in parte come edilizia pubblica. Su quest’area di espansione, sul limite tra città e campagna – prosegue il comunicato – era già stato approvato un Piano particolareggiato, la cui elaborazione risaliva ai primi anni Novanta, ma rilevanti problematiche paesaggistiche ed idrogeologiche hanno reso inattuabile il precedente progetto, spingendo l’Amministrazione ad intraprendere una rivisitazione complessiva del progetto urbanistico adeguandolo alla visione sostenibile in cui essa afferma di riconoscersi pienamente.
Si legge, inoltre, in una delle schede di progetto, quanto segue:
La visione del nuovo Piano della Maglia 21 intende riconciliare la città e la campagna, proponendo un modello di Città di transizione, ossia l’idea di una città fatta dalla continuità e dalla transizione reciproca di tutti quegli elementi – infrastrutture, spazi pubblici e privati, architetture e paesaggio – che, se opportunamente integrati, possono evitare la drammatica produzione di nuovi ghetti periferici.
Redatto in coerenza con le indicazioni programmatiche del DPP del nuovo Piano urbanistico generale di Bari e del Piano paesaggistico territoriale regionale, il nuovo Piano prevede ad esempio la conservazione di aree agricole produttive di pregio (agrumeti, frutteti, oliveti, orti), integrate all’interno del nuovo quartiere come “verde agricolo polifunzionale”, da affidare in uso a Cooperative di agricoltori, per la produzione biologica “a chilometro zero”.
Unitamente a un robusto ridimensionamento della viabilità automobilistica, è stato così possibile ridurre di oltre il 20% l’impermeabilizzazione del suolo e al tempo stesso pianificare un quartiere al sicuro da eventuali rischi idrogeologici. Gli spazi pubblici e i servizi collettivi (scuole, attività sportive, strutture aggregative) sono stati il più possibile aggregati a costituire la spina dorsale – interamente ciclopedonale – del nuovo Quartiere, su cui si affacceranno allo stesso modo abitazioni di mercato e abitazioni pubbliche, facilitando nel quartiere la diversificazione e la convivenza sociale ed economica.
Tra gli altri requisiti del nuovo Piano che hanno valso all’Amministrazione il premio dell’INU si possono evidenziare:
– il riuso in sito del terreno di scavo per la costruzione;
– la limitazione delle altezze degli edifici al di sotto delle altezze arboree e vegetazionali;
– la separazione dei percorsi veicolari di arrivo nel quartiere rispetto ai percorsi ciclopedonali integrati nel verde;
– la realizzazione di edifici ecosostenibili secondo i protocolli più spinti dal punto di vista della riduzione dei consumi energetici e dell’utilizzo di energie rinnovabili;
– la razionalizzazione e riduzione dei percorsi delle reti servizio (acqua, elettricità, gas, cablaggi e telecomunicazioni), utilizzo di reti separate per il recupero e riutilizzo delle acque meteoriche ad uso irriguo o per usi non potabili, utilizzo di sistemi di raccolta differenziata pneumatica dei rifiuti solidi domestici.
“In questi otto anni abbiamo riempito la città di visioni e di progetti – ha dichiarato il sindaco Michele Emiliano, alla presentazione del progetto – e oggi disponiamo di un patrimonio di progetti e cantieri che rappresenta una risorsa enorme per i baresi di oggi e di domani. Abbiamo sempre affermato, con azioni concrete, l’idea che la città è di tutti, non solo di chi possiede capitali e proprietà, e che ciascun cittadino deve avere la possibilità di realizzare proprie aspirazioni, nella piena parità di diritti”. “
Già nel lontano 2006 era stato approvato un piano per la maglia 21, ma in seguito a problematiche legate al vincolo paesaggistico e al piano di assetto idrogeologico, il suddetto piano era stato messo da parte. Si trattava di un piano obsoleto – ha spiegato Elio Sannicandro, assessore all’urbanistica, nella medesima occasione – e dunque siamo stati costretti a rivederlo una seconda volta intervenendo con una visione più moderna. Inoltre abbiamo pensato non solo al verde pubblico, ma anche al suolo da sfruttare per uso agricolo. Ci sono state opportune limitazioni anche per quel che concerne l’altezza degli edifici, che non dovranno superare i 15 metri, proprio per integrarsi meglio nel verde cittadino”.
Senza entrare nel merito del progetto, a noi sconosciuto proprio da un punto di vista documentale e non avendo l’abitudine di giudicare superficialmente un qualcosa senza conoscerlo, alcune domande, però, sono necessarie e ci piacerebbe avere una risposta. In una città e in un paese in cui da anni è in atto un decremento demografico assai evidente, non si rischia di avere un altro quartiere scarsamente popolato quindi con un’alta probabilità che esso sia investito da degrado trasformandolo in una nuova periferia? Nel cosiddetto centro urbano e nei territori già densamente antropizzati non pochi sono gli appartamenti sfitti, vuoti e degradati, con il Comune che non ha ancora attivato il censimento del patrimonio edilizio esistente. Se sussiste un’esigenza residenziale, pertanto, perché non riqualificare questi immobili?
Ci interroghiamo perché non vorremmo domani scoprire che oggi, nel nome della sostenibilità ambientale, del buon governo del territorio e dell’energizzazione del mercato residenziale, siano perpetrate ancora machiavelliche operazioni di speculazione edilizia e di clientelismo politico. Se la Città è di tutti, come è stato detto, a tutti sia data davvero la possibilità di decidere del suo futuro.
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