(di M. Masolini) Se sei un tecnico che lavora nel mondo dell’edilizia avrai sicuramente già sentito parlare degli impianti di Ventilazione Meccanica Controllata. Ormai non sono più una novità, ma hanno avuto un notevole incremento di popolarità subito dopo la pandemia. Questo perché il rinnovo dell’aria, con un conseguente effetto di diluizione della stessa, diminuisce la possibilità di contagio (concetto alla base anche degli impianti di trattamento dell’aria in ambito sanitario).
Ecco perché, nonostante il Superbonus permetta di portare in detrazione questo impianto solo in rarissimi casi, molti clienti hanno iniziato a richiederlo e soprattutto molti costruttori hanno iniziato a proporlo nei loro interventi, quantomeno una predisposizione.
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Io sono sempre stato favorevole a questa soluzione impiantistica, ancora prima della pandemia. Soprattutto da quando ho rivelato, tramite l’installazione di sistemi digitali che misurano umidità relativa e temperatura, l’andamento dell’umidità relativa all’interno delle abitazioni a seguito della sostituzione di vecchi infissi con nuovi molto più performanti e di conseguenza molto più ermetici.
Infatti questo impianto permette di abbassare in modo sensibile l’umidità relativa interna diminuendo la possibilità di formazione di muffa anche quando i ponti termici non sono stati perfettamente corretti in fase di costruzione o di ristrutturazione dell’immobile.
Di base un impianto di VMC garantisce uno scambio continuo di aria tra interno ed esterno dell’abitazione. Attraverso un recuperatore permette poi, appunto, di recuperare calore dall’aria esausta che viene prelevata dall’interno dell’ambiente e trasferirlo all’aria di rinnovo che viene invece immessa all’interno dell’abitazione.
Quanto calore può scambiare questo recuperatore? Dipende dal grado di efficienza del recuperatore di calore, ovvero dal suo rendimento.
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Quali sono le componenti principali di un sistema di Ventilazione Meccanica Controllata
Un impianto di VMC è caratterizzato da:
- il recuperatore;
- i ventilatori;
- la rete di distribuzione (tubazioni e plenum);
- la parte di emissione (plenum e griglie);
- il filtraggio dell’aria sia in uscita che in entrata;
- gli organi di controllo e bilanciamento.
Nel corso VMC Smart spiego come dimensionare in modo corretto tutte le componenti del sistema.
L’ordine non è casuale, nel senso che le caratteristiche della macchina che per me hanno il peso maggiore nella scelta della stessa sono proprio l’efficienza del recuperatore di calore e la potenza assorbita dai ventilatori. Questo perché sono i due parametri che più incidono sul consumo effettivo dell’utente finale.
Il rendimento di un recuperatore non è altro che:
η = (Timm – Test)/(Tint – Test)
Da questa formula è molto facile calcolare quale sia la temperatura di immissione dell’aria all’interno degli ambienti conoscendo il rendimento del recuperatore di calore che è, per Legge, dichiarato sulla scheda tecnica dello stesso. Potremmo disquisire sulle modalità di calcolo di questo rendimento e se la norma di riferimento sia effettivamente seguita fornendo all’utente tutti i dati necessari per fare una corretta valutazione.
Ma parliamoci seriamente, il tecnico trova quel dato di rendimento sulla scheda tecnica del produttore e su quello deve potere basare le sue scelte.
Conoscendo quindi il rendimento da scheda tecnica e considerando una temperatura dell’aria interna pari a 20°C è possibile conoscere la temperatura di immissione dell’aria al variare della temperatura esterna.
Ipotizziamo di avere un recuperatore che ha un rendimento pari al 90%, e di trovarci in una zona dove, a gennaio, la temperatura media esterna si attesta su 1,2°C. Questo significa che utilizzando un sistema di VMC si può arrivare, a gennaio, ad avere una temperatura di immissione superiore ai 18°C.
Chi non possiede questo impianto tradizionalmente ha solo un altro modo per avere aria salubre all’interno della sua abitazione: aprire gli infissi. Questa apertura ovviamente porta a un ricambio dell’aria interna ma senza alcun recupero del calore, quindi l’aria di rinnovo avrà una temperatura di immissione pari a quella della temperatura esterna. Quest’aria dovrà poi essere riscaldata tramite l’impianto di riscaldamento per potere garantire le condizioni di comfort.
Nella realtà però cosa succede quando non è presente un impianto di VMC?
Per mia esperienza personale posso dire che non si ha tanto un problema di consumi legati all’impianto di riscaldamento. Piuttosto si ha una scarsa qualità dell’aria interna causata dalla vita frenetica che caratterizza le giornate delle famiglie e che impedisce di attuare quel ricambio di aria attraverso l’apertura delle finestre, necessario per raggiungere la qualità ottimale dell’aria interna.
Quindi l’impianto non è tanto da considerarsi come un miglioramento dal punto vista economico della bolletta finale quanto un aumento della qualità dell’aria interna.
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Qual è il componente che determina il consumo dell’impianto di VMC?
Quando un cliente decide di installare l’impianto, la caratteristica tecnica che più incide invece sulla bolletta economica è l’assorbimento dei ventilatori della macchina.
Per muovere infatti l’aria all’interno delle reti di distribuzione (canali) è necessario avere un ventilatore che la immette in ambiente e che la estrae dall’ambiente. E questi ventilatori hanno degli assorbimenti elettrici.
L’impianto di VMC è un impianto che è bene fare funzionare in maniera continuativa (ovviamente può avere dei sistemi di regolazione e controllo a seconda di alcuni parametri rilevati in ambiente) e per questo più basso è l’assorbimento dei ventilatori più basso sarà il consumo finale per il tuo cliente. Questi sono i due parametri, a mio parere, più importanti su cui basare la scelta della macchina e del produttore. Dopodiché è giusto scendere nei dettagli della progettazione per capire: quante tubazioni è necessario installare, quante bocchette, dove posizionarle, quali filtri inserire e come bilanciare l’impianto. E questo lo spiego nel dettaglio qui.
Ma quando un commerciale entra in Studio per propormi un suo prodotto, io parto sempre dalla scheda tecnica e da questi due parametri.
L’articolo è di Matteo Masolini, ingegnere libero professionista e termotecnico da più di 13 anni oltre che responsabile tecnico e fondatore di CEFTI, Centro Formativo Termotecnico Italiano, società leader nella formazione in ambito Termotecnico ed Energetico. Inoltre, ispettore della Regione Emilia-Romagna per la verifica di conformità degli APE, ispettore del Catasto Regionale degli Impianti Termici per la Regione Emilia-Romagna e operatore termografico di secondo livello.
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