Ponte sullo Stretto, Legambiente: dopo il no della Corte serve lo stop definitivo

Secondo Legambiente, Greenpeace, Lipu e WWF la decisione della Corte dei Conti conferma le gravi criticità del progetto, già segnalate, e tutela le tasse dei cittadini: l’intervento “non sta in piedi dal punto di vista progettuale, ambientale, economico e procedurale”.

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Come sappiamo, la settimana scorsa la Corte dei Conti ha bocciato la delibera CIPESS relativa al progetto del Ponte sullo Stretto di Messina, negando il visto di legittimità all’opera (>> ne parliamo in questo articolo): questa decisione sta dividendo l’opinione pubblica, come da sempre l’idea stessa del Ponte sullo Stretto. Abbiamo già visto l’opinione di OICE, Associazione delle società di ingegneria e architettura aderente a Confindustria, che spinge perché il progetto sia portato avanti.

Vediamo ora invece la posizione di Legambiente, che – insieme a Greenpeace Italia, Lipu e WWF Italia -interpreta invece la decisione della Corte come una conferma delle gravi criticità segnalate dalle associazioni ambientaliste alla magistratura contabile”, a tutela delle “tasse dei cittadini che il governo ha deciso di destinare ad un intervento che non sta in piedi dal punto di vista progettuale, ambientale, economico e procedurale“.

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Irregolarità e criticità del progetto

Greenpeace Italia, Legambiente, Lipu e WWF Italia avevano infatti presentato alla Corte dei Conti due dettagliate memorie in cui evidenziavano le molteplici irregolarità del progetto: “dalla violazione delle normative europee e nazionali in materia ambientale, all’insostenibilità economica dell’opera, fino alle criticità procedurali che hanno caratterizzato l’intero iter autorizzativo”.

Dichiarano congiuntamente le quattro associazioni:“La Corte dei Conti ha confermato ciò che sosteniamo da anni: il progetto del Ponte sullo Stretto è un’opera insostenibile sotto ogni profilo. Il primo soggetto ‘terzo’ chiamato a pronunciarsi sul Ponte non ha potuto fare altro che evidenziarne tutte le problematiche irrisolte. I magistrati contabili hanno rilevato criticità fondamentali: dalle coperture economiche incerte, all’affidabilità delle stime di traffico, dalla conformità alle normative ambientali e antisismiche, fino alla violazione delle regole europee sul superamento del 50% del costo iniziale del progetto senza nuova gara d’appalto. Tutto l’iter seguito dal Governo Meloni è stato caratterizzato da continue forzature che non sono mai state risolte, ma che si è tentato di superare con ulteriori forzature, come i continui voti di fiducia per aggirare la discussione e il confronto in Parlamento, finendo per determinare un ‘mostro’ giuridico con pesanti elementi di anticostituzionalità”.

Le associazioni ricordano che nella memoria presentata a metà settembre alla Corte avevano messo in evidenza proprio questi aspetti cruciali: “Avevamo contestato, oltre ai vizi istruttori relativi alla procedura di Valutazione di impatto ambientale (VIA) e alla Valutazione di incidenza (VInca), in violazione delle direttive comunitarie, l’utilizzo strumentale dei motivi imperativi di rilevante interesse pubblico (IROPI), con la ridicola forzatura di definire il Ponte come ‘opera militare’ per aggirare i vincoli ambientali. Avevamo sollevato dubbi sull’assegnazione dell’opera senza bando di gara internazionale, in contrasto con le norme europee sulla concorrenza”.

“Ancora più grave – proseguono le associazioni – è l’incertezza sui costi reali dell’opera, che già oggi partono da 13,5 miliardi, ma che potrebbero lievitare drammaticamente, come sempre accade per le grandi opere in Italia. La relazione costi-benefici presentata dal Governo si basa su calcoli del tutto irrealistici sull’incremento del PIL e sui flussi di traffico previsti”.

Carenze progettuali irrisolte

Greenpeace Italia, Legambiente, Lipu e WWF Italia sottolineano inoltre come il progetto presenti carenze progettuali ancora irrisolte: “mancano studi sismici fondamentali, non sono stati completati test di tenuta essenziali e troppe decisioni vengono rinviate al progetto esecutivo. La Corte dei Conti ha evidenziato che manca persino il parere del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici sul progetto definitivo e quello dell’Autorità dei Trasporti sul piano tariffario. Tutte questioni già ampiamenti illustrate e oggetto di due ricorsi amministrativi e tre reclami alla Commissione Europea, tuttora pendenti”.

“Le reazioni scomposte del Governo contro la magistratura contabile rappresentano un’anomalia costituzionale senza precedenti, che apre un conflitto evidente tra l’esecutivo e chi è chiamato dalla Costituzione a controllare la sostenibilità economica degli atti. Ricordiamo che quegli atti sono finanziati con le tasse dei cittadini” dichiarano con durezza le associazioni.

Le quattro organizzazioni ribadiscono che il Ponte sullo Stretto rappresenta uno spreco di risorse pubbliche che potrebbero essere impiegate per le reali esigenze – anche infrastrutturali – del Sud e dell’intero Paese, e dichiarano infine di essere pronte a reagire “se il Governo manifestasse l’intenzione di forzare la mano e procedere comunque con una delibera del Consiglio dei ministri ignorando la bocciatura” (come abbiamo visto che potrebbe fare): “Una eventuale forzatura istituzionale di questa portata rappresenterebbe una grave violazione dello Stato di diritto e minerebbe la credibilità del nostro Paese in Europa. Se ciò dovesse avvenire non esiteremo a portare la questione davanti alla Corte di Giustizia Europea per la violazione delle norme comunitarie in materia ambientale, di concorrenza e di corretta gestione delle risorse pubbliche. Un governo che procede contro i rilievi della magistratura contabile si assume una responsabilità politica e giuridica enorme che ricadrebbe anche sul Parlamento”.

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