I rivestimenti lapidei presentano molteplici patologie ascrivibili, oltre che alle caratteristiche intrinseche del materiale e dai fattori ambientali, ad altri fattori che stanno a monte della progettazione architettonica e delle opere di cantiere (UNI EN 11714-1). Gran parte dei danni sui rivestimenti sono imputabili alla mancanza di un’analisi sulla corretta destinazione d’uso dei materiali, del supporto, del formato e degli spessori idonei (UNI EN 1469:2015). Un’altra causa predisponente i danni dei rivestimenti è da ricondurre agli interventi di posa e manutenzione impropri, compresi i danni derivanti da trattamenti conservativi incompatibili.
Alcuni interventi di restauro e di recupero di queste facciate deteriorate sono possibili grazie al bonus facciate, ma solo nel caso in cui il fabbricato in oggetto si trovi nelle zone omogenee A o B del territorio comunale.
Vediamo alcuni esempi di patologie dei rivestimenti lapidei tratti dal volume Degrado, danni e difetti delle pietre naturali e dei laterizi di Carla Lisci e Fabio Sitzia, edito da Maggioli Editore.
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Degrado dei rivestimenti lapidei, ecco alcuni esempi
Nella Figura 1 è possibile vedere un caso di muratura controterra non opportunamente impermeabilizzata. La muratura è in grado di assorbire l’acqua provocando il degrado della colla. Ecco perché viene a mancare la buona adesione fisica fra supporto e rivestimento, ragion per cui è avvenuto il distacco di una lastra. Inoltre, il rivestimento si impregna dei prodotti di lisciviazione della colla macchiandosi irreversibilmente.
Altro esempio, nella Figura 2 sono raffigurate altre diverse problematiche che possono colpire il rivestimento:
- errata preparazione e stagionatura del sottofondo, confermate dalla presenza di
lesioni che attraversano il lapideo; - scarsa adesione fra collante e lapideo, come testimoniato dall’assenza di collante nelle lastre cadute a terra;
- spessore inadeguato al sistema di posa utilizzato.
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Deformazione per bowing del materiale lapideo, come agire
Nella Figura 3 (qui sotto) è ben visibile la deformazione per bowing (o imbarcamento) di una lastra di marmo utilizzata come targa toponomastica. Lo stesso fenomeno può verificarsi anche su intere facciate di edifici rivestiti in pietra naturale.
La deformazione è dovuta alla scarsa resistenza a flessione ed ancoraggio che porterebbero alla caduta della targa col passare del tempo. Analogamente a quanto accade in questa targa toponomastica, i processi di deformazione permanente possono interessare le lastre di rivestimento degli edifici.
La causa naturale di tale fenomeno risiede, generalmente, nelle caratteristiche mineralogiche e tessiturali del lapideo. Nel corso degli anni i fenomeni termoclastici e i gradienti termici fra superficie e nucleo, i cicli di bagnatura e asciugatura della lastra, a volte combinati all’azione del vento, favoriscono la disgregazione intergranulare della matrice della pietra. Questi fenomeni, se persistenti nel tempo, inducono la deformazione progressiva (bowing) che potrebbe, nei peggiori casi, portare al crollo delle lastre o dei rivestimenti delle facciate.
Quando si tratta di rivestimenti storici o di pregio architettonico, sarebbe opportuno limitare o arrestare il fenomeno con il consolidamento e l’impermeabilizzazione del lapideo. Altrimenti, se si tratta di opere moderne, si può valutare la sostituzione della lastra.
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Mancata pulizia dei giunti in pavimentazione e uso di repellente, quali sono le conseguenze?
Nella Figura 4 è visibile la pavimentazione in laterizi il cui aspetto è alterato dalla mancata pulizia a fresco dei giunti di malta. Se questo intervento non viene prontamente effettuato il risultato è che si verranno a creare croste di carbonato localizzate o, come in questo caso, estese su tutta la pavimentazione e difficili da rimuovere in quanto, l’utilizzo di spazzole dure o altri materiali abrasivi e/o corrosivi alterano la superficie del materiale.
Invece, come è visibile nella Figura 5 vediamo la formazione di pellicole superficiali derivanti dall’applicazione di un idrorepellente ad alta concentrazione e in eccessive quantità. Una volta evaporato il solvente, il prodotto ha formato un vero e proprio strato superficiale (patina, pellicola) che tende a esfoliare, a staccarsi e a opacizzare soprattutto sotto l’azione di degrado degli agenti atmosferici (temperatura, umidità, raggi UV, ecc.).
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Bonus facciate, nel caso di restauro e di ripristino della parete esterna
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In alcuni casi, in cui è presente il degrado delle pareti esterne dell’edificio, può essere utile il ricorso al bonus facciate, che è un’agevolazione che consiste nella detrazione Irpef delle spese sostenute per particolari lavori. Quindi, grazie al bonus è possibile scaricare dalle “tasse” il 90% della spesa sostenuta. Inoltre, la detrazione spetta sull’intera spesa e non sono previsti limiti in tal senso.
In particolare, le spese devono essere sostenute per interventi di:
- pulitura e tinteggiatura esterna delle pareti;
- sui balconi, ornamenti e fregi, anche di sola pulitura o tinteggiatura;
- sulle strutture opache della facciata con miglioramenti dal punto di vista termico o che interessano il 10% dell’intonaco della superficie disperdente lorda complessiva.
Quindi, in pratica è agevolato il recupero o il restauro della facciata esterna dell’edificio. Sono agevolate anche le spese direttamente o indirettamente connesse all’intervento per il quale si richiede la detrazione.
Importante ricordare che il bonus facciate è destinato al ripristino delle facciate con l’obiettivo di migliorare il decoro architettonico. Non è quindi ammessa l’agevolazione nel caso in cui si tratti di modificare l’aspetto della facciata, a meno che non si intende intervenire per rimuovere un rivestimento posticcio rispetto a quello originario.
Nel caso in cui l’intervento di sostituzione del rivestimento descritto non sembra rientrare nella mera pulitura e tinteggiatura della facciata, il che implicherebbe, in linea di massima, l’obbligo di applicazione delle prescrizioni del decreto “requisiti minimi” e del decreto 11 marzo 2008, va valutato se sussistono gli impedimenti tecnici che non rendono possibile realizzare interventi influenti dal punto di vista termico se non mutando completamente l’aspetto dell’edificio.
La sostituzione del rivestimento esterno può essere ammessa al bonus facciate anche se non abbinata a interventi di efficientamento dell’involucro, però sta all’interessato dimostrare che l’intervento non è soggetto all’obbligo di rispettare il Dm “requisiti minimi”, il quale si applica indipendentemente dall’accesso al beneficio fiscale.
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Degrado, danni e difetti delle pietre naturali e dei laterizi
Il manuale descrive e analizza le patologie dei materiali lapidei naturali e dei laterizi per fornire al lettore preziose indicazioni utili per il loro corretto utilizzo, soprattutto nella prevenzione delle possibili patologie. L’opera è arricchita con immagini, tabelle, grafici e casi studio. A corredo, una copiosa bibliografia rimanda a specifici approfondimenti dei temi discussi. Viene fornita la descrizione chimica, fisica e meccanica dei materiali lapidei naturali, quindi delle rocce utilizzate come pietre da costruzione, trattando anche l’influenza della finitura superficiale sulla suscettibilità al deterioramento e i difetti più frequenti manifestati dalle pietre utilizzate come rivestimento. Un corposo spazio è dedicato alla caratterizzazione dei laterizi, materiali lapidei artificiali che meritano attenzione poiché ampiamente utilizzati sia nell’edilizia storica sia contemporanea. Non manca una sintesi delle principali tecniche diagnostiche e della normativa di riferimento vigente. Infine, il lettore troverà riassunti, in forma di schede illustrative, i meccanismi di danno e i difetti di cui sono state trattate le cause nel testo. Si tratta quindi di un volume pressoché unico nel campo della diagnostica, utile al professionista, al patologo edile e al progettista, che vogliano approfondire i fenomeni patologici che si verificano a carico dei materiali lapidei. Carla LisciDottoranda di Ricerca presso il laboratorio Hércules dell’Università di Évora, i suoi studi attuali si concentrano sull’applicazione di formulazioni chimiche utili alla protezione e alla conservazione dei materiali lapidei naturali. Partecipa alle attività finalizzate alla caratterizzazione fisica, meccanica e mineralogica dei lapidei naturali secondo normativa UNI-EN-ISO.Fabio SitziaHa conseguito il titolo di Dottore di Ricerca in Scienze e Tecnologie della Terra e dell’Ambiente presso l’Università di Cagliari. Attualmente ricercatore e membro integrato del Laboratorio Hércules (Università di Évora, Portogallo). La sua attività di ricerca verte sulle georisorse minerarie e applicazioni mineralogico-petrografiche per l’ambiente e i beni culturali.
Carla Lisci, Fabio Sitzia | 2021 Maggioli Editore
29.00 € 27.55 €
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Chiara Carlucci – Giulia Raimondi – Nicola Mordà | 2018 Maggioli Editore
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Immagine di copertina: iStock/labrosl
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