Facciate a doppia pelle. Come cambia l’involucro contemporaneo?

Le facciate a doppia pelle rappresentano un’evoluzione rispetto ai sistemi precedenti, in quanto vengono realizzate mediante il montaggio. Ecco i dettagli

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Le facciate a doppia pelle fanno parte dell’involucro architettonico che risulta uno dei componenti dell’edificio a maggiore innovazione, dove, come forse in nessun’altro, si concentrano tendenze artistiche, innovazioni tecnologiche e sperimentazioni di tecniche e materiali.

La concentrazione di istanze formali (la composizione, l’aspetto, il rapporto con l’intorno), energetiche (la regolazione dei flussi di calore e luce, l’isolamento termico, il contributo al bilancio energetico dell’edificio), di sicurezza (la protezione al fuoco e la resistenza agli agenti atmosferici, soprattutto in un’ottica di durabilità), sono tutti temi che, lungi dall’essere a “compartimenti stagni”, si influenzano reciprocamente in una sorta di sistema dove qualsiasi modifica genera delle ricadute sull’insieme.

Le facciate a doppia pelle rappresentano un’evoluzione rispetto ai sistemi precedenti, in quanto vengono realizzate mediante il montaggio di due paramenti, uno dei quali costituisce la chiusura vera e propria, mentre l’altro è generalmente costituito da un vetro singolo; insieme formano un’intercapedine d’aria che può svilupparsi per tutta l’altezza dell’edificio.

La recente emanazione delle Norme Tecniche per le Costruzioni del 2018, in sostituzione della precedente versione del 2008, interessa direttamente il settore delle facciate continue, ad esempio per quello che riguarda gli aspetti relativi all’affidabilità, alla durabilità, al mantenimento nel tempo delle prestazioni richieste.

La norma UNI EN 13830:2015 definisce la facciata doppia (in questo caso denominata “facciata continua a strato doppio”) come “tipo di kit per facciate continue che comprende strati interni ed esterni e una cavità ad aria, con l’intero disegnato come un sistema integrato che soddisfa le funzioni del kit per facciate continue”.

La stessa definizione si trova nella UNI EN 13119, mentre, la Guida per la determinazione dei “Requisiti di sicurezza antincendio delle facciate negli edifici civili” del Ministero dell’Interno (in questo caso denominate facciate a doppia parete), la definisce come facciata di tipo multistrato, in cui gli strati e/o gli elementi funzionali sono separati da una cavità o intercapedine d’aria (denominato “corridoio d’aria” o “spazio intermedio”)”.

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Facciate a doppia pelle. Come funziona il sistema?

Il funzionamento delle facciate a doppia pelle si basa sulla generazione di un “effetto camino” al loro interno, grazie alla conversione dei raggi a infrarossi corti in infrarossi lunghi, con la conseguente generazione di calore, che può quindi venire espulso (in regime estivo) o recuperato (in regime invernale). La larghezza dell’intercapedine può variare, arrivando fino a diverse decine di centimetri.

Generalmente quindi le facciate a doppia pelle per essere considerate tali devono presentare tre parti principali:

  • un paramento esterno in vetro, generalmente singolo, collegato alla struttura portante della facciata e quindi dell’edificio mediante staffe, ancoraggi, ecc.;
  • un’intercapedine d’aria, la cui larghezza varia a seconda della destinazione dell’uso dell’edificio, della scelta o meno di consentirne l’accesso, ecc.;
  • un paramento interno, collegato all’edificio, che generalmente funge da chiusura vera e propria dell’edificio.

A queste, possono aggiungersi altri elementi, quali sistemi di schermatura e protezione solare (in funzione dell’orientamento dell’edificio, ad esempio tende a rullo, veneziane mobili, ecc.), e passerelle per la circolazione e l’accesso in caso di manutenzione.

Il sistema di facciata doppia può prevedere che l’intercapedine di aria si sviluppi lungo tutta l’altezza dell’edificio, per permettere la risalita dell’aria calda, senza però compromettere la sicurezza al fuoco. In casi come questi, le passerelle dovrebbero presentare delle aperture, in modo da consentire il passaggio d’aria, in quanto una passerella completamente piena ne ostruirebbe invece il passaggio, impedendo di fatto l’innescarsi dell’effetto camino e vanificando di conseguenza i benefici della facciata stessa.

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Ventilate e non ventilate. Quali tipi di facciate a doppia pelle esistono?

Le facciate doppie, inoltre, possono dividersi in alcune sotto-categorie:

  • a intercapedine unica (second-skin façade): in questa versione le facciate a doppia pelle presentano un’intercapedine continua, sia in verticale che in orizzontale. In altre parole, un secondo schermo, continuo in tutto il loro sviluppo orizzontale e verticale, viene collocato di fronte all’edificio; questo conferisce maggiore flessibilità compositiva all’esterno ma nello stesso tempo rende più difficile il controllo della portata d’aria, facilita la generazione di ponti acustici tra i piani e può favorire la propagazione del fuoco al suo interno;
  • a intercapedine per piano (corridor façade): in questa versione le facciate a doppia pelle si sviluppano orizzontalmente lungo il piano e presentano delle compartimentazioni orizzontali in corrispondenza del solaio interpiano; questo genera un meccanismo di ventilazione confinato al singolo piano, nel quale il flusso d’aria non corre lungo tutta la facciata come nella versione a intercapedine unica. È possibile la generazione di ponti acustici lungo il piano in quanto le singole cellule non sono compartimentate verticalmente; dal punto di vista compositivo, questa soluzione ha una minore flessibilità rispetto all’intercapedine unica;
  • a intercapedine per cellula (box-window façade): in questa versione le facciate a doppia pelle coincidono con la singola cellula della facciata di chiusura dell’edificio; ogni cellula è compartimentata sia verticalmente che orizzontalmente in corrispondenza dei montanti e dei traversi, formando dei “box” di altezza coincidente coi i singoli piani. Tale soluzione non permette il flusso di aria lungo tutta la facciata ma lo confina alla singola cellula, permettendo una sua gestione più precisa. La compartimentazione verticale e orizzontale impedisce la formazione di ponti acustici lungo l’intercapedine, mentre, dal punto di vista formale, questa risulta, tra le tre, la soluzione più rigida.

Sempre secondo la Guida del Ministero degli Interni, le facciate a doppia parete possono essere di tipo ventilato e non ventilato, con pareti opache o vetrate. In particolare, si distinguono in:

  • facciate a doppia parete ventilata non ispezionabile: facciata a doppia parete con circolazione d’aria nell’intercapedine di tipo meccanico e/o naturale. L’intercapedine d’aria può assumere spessori variabili compresi tra un minino di 3 cm e un massimo di 60 cm;
  • facciate a doppia parete ventilata ispezionabile: facciata a doppia parete con circolazione d’aria nell’intercapedine di tipo meccanico e/o naturale.

L’intercapedine d’aria può assumere spessori superiori a 60 cm. Nel caso di intercapedini superiori a 120 cm le due pareti costituiscono, dal punto di vista della sicurezza antincendio, due sistemi di facciata indipendenti.

Articolo originariamente pubblicato su Ingegneri.cc

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Redazione Tecnica

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