Quanto hanno inciso sul mercato i vari Bonus fiscali (Sismabonus, Ecobonus…)? Quali stime per i prossimi anni? È ora di fare un’analisi su quanto gli incentivi stiano, o meno, aiutando il settore edile nel suo lungo trascinarsi di crisi in crisi.
Ci viene in aiuto il documento predisposto dalla Camera dei deputati in collaborazione con il CRESME (Centro ricerche economiche sociali di mercato per l’edilizia e il territorio) dello scorso 10 dicembre, intitolato Il recupero e la riqualificazione energetica del patrimonio esilio: una stima dell’impatto delle misure di incentivazione, scaricabile a fine articolo.
Lo scopo del rapporto è di fornire una stima dell’impatto delle detrazioni fiscali per il recupero e la ristrutturazione edilizia e la riqualificazione energetica del patrimonio edilizio. Rispetto alla precedente edizione, è stato aggiornato il dato a consuntivo relativo al 2018, mentre i dati riguardanti il 2019 si basano su proiezioni a partire dalle rilevazioni riguardanti i primi nove mesi dell’anno.
Detrazioni fiscali in edilizia, cosa dice il rapporto Camera-Cresme?
Le leggi di bilancio 2017, 2018 e 2019, hanno prorogato l’applicazione delle detrazioni per i rispettivi anni e introdotto importanti innovazioni con riferimento agli interventi relativi all’adozione di misure antisismiche, i cui effetti allo stato attuale non è risultato possibile quantificare in forma disaggregata, ma che sono compresi nel volume complessivo degli investimenti incentivati.
Il documento precisa che dato il breve lasso di tempo trascorso da quando sono stati introdotti e tenuto conto della complessità degli interventi necessari alla riduzione del rischio sismico, si ritiene che i nuovi incentivi non abbiano “testimoniato”, a fine 2018, la loro completa potenzialità.
Anche la legge di bilancio 2019 ha poi previsto la proroga (per l’anno corrente), delle detrazioni spettanti per le spese sostenute per gli interventi di efficienza energetica e ristrutturazione edilizia. Cosa ci si aspetta dal DL Bilancio 2020?
DL Bilancio 2020, quali prospettive?
ll disegno di legge di bilancio 2020 – che al momento è all’esame del Senato – prevede la proroga delle misure fiscali agevolative per il 2020 e introduce la detraibilità dall’imposta lorda sul reddito delle persone fisiche (IRPEF) del 90 per cento delle spese documentate, sostenute nell’anno 2020, relative agli interventi edilizi, ivi inclusi quelli di manutenzione ordinaria, finalizzati al recupero o restauro della facciata degli edifici (cosiddetto “bonus facciate”).
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Detrazioni fiscali, ecco i numeri 2018-2019
Dalle stime elaborate dal CRESME, emerge che gli incentivi fiscali per il recupero edilizio e per la riqualificazione energetica hanno interessato dal 1998 al 2019, 19,5 milioni di interventi, ossia – considerando che le abitazioni sono il principale oggetto degli interventi di rinnovo – oltre il 62,5% delle abitazioni italiane stimate dall’ISTAT (31,2 milioni). In venti anni le misure di incentivazione fiscale hanno attivato investimenti pari a quasi 322 miliardi di euro.
Il dato a consuntivo per il 2018 indica un volume di investimenti pari a 28.487 milioni di euro veicolati dagli incentivi, riconducibili a 3.331 milioni di euro per la riqualificazione energetica e a 25.156 milioni di euro per il recupero edilizio. Le previsioni per il 2019, sulla base delle dinamiche registrate nei primi otto mesi dell’anno in corso, indicano un volume di spesa complessivo superiore ai livelli del 2018, con 28.963 milioni di euro, imputabili per 3.250 milioni di euro alla riqualificazione energetica (in lieve calo rispetto al 2018) e per 25.713 milioni al recupero edilizio.
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Quali risultati?
I dati del 2018 e del 2019 confermano, dunque, che le misure di incentivazione hanno attivato importanti volumi di investimenti a partire dal 2013, in corrispondenza della maggiorazione delle aliquote, e si può pensare che gli incrementi registrati nel 2018 e nel 2019 siano da attribuire anche all’inizio degli effetti prodotti dai nuovi incentivi.
Bonus fiscali, erogati più al nord o sud Italia?
L’analisi territoriale, svolta sulla base dei dati regionali relativi agli importi dei lavori portati in detrazione nelle dichiarazioni dei redditi, conferma il maggior ricorso agli incentivi da parte delle regioni del Nord-ovest, dove si concentra il 38% degli importi in detrazione per quanto riguarda il recupero edilizio e il 42% degli interventi finalizzati alla riqualificazione energetica.
Nel Nord-est si concentra il 28% degli interventi di recupero edilizio, e il 33% degli interventi per la riqualificazione energetica. Emerge in questo quadro il basso ricorso agli incentivi del Sud e delle Isole; infatti, sommando le due aree geografiche solo il 14% degli importi portati in detrazione per gli interventi di recupero edilizio su base nazionale riguarda il Mezzogiorno, mentre per la riqualificazione energetica si scende al 10%.
L’occupazione ne ha giovato?
Gli investimenti veicolati dalle misure di incentivazione fiscale hanno avuto e continuano ad avere un rilevante impatto sull’occupazione: nel 2019 le stime riguardano 432.358 occupati, dei quali 288.239 diretti. I 231,3 miliardi di euro attivati dagli incentivi nel periodo 2011-2019 hanno attivato oltre 2,3 milioni di occupati diretti nel settore del recupero edilizio e della riqualificazione energetica e oltre 1,1 milione di occupati indiretti nelle industrie e nei servizi collegati.
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Ecco il bilancio finale
Lo Stato sembra aver guadagnato dalla lunga serie di sgravi. Tuttavia, il saldo risulta positivo solo se si abbandona il limitato bilancio tra entrate e uscite fiscali e si guarda invece al macro insieme di dati. Lo dicono i numeri.
La stima dell’impatto sulla finanza pubblica delle misure di incentivazione fiscale attivate nei venti anni che vanno dal 1998 al 2019, elaborata dal CRESME, evidenzia poi, a fronte di minori introiti conseguenti alla defiscalizzazione e stimati in 151,5 miliardi di euro, un gettito fiscale e contributivo in base alla legislazione vigente, per i lavori svolti, pari a 121,6 miliardi di euro, con un saldo totale negativo in venti anni di 29,8 miliardi di euro, pari a 1,35 miliardi di euro medi annui dal 1998 al 2019.
Per quanto riguarda le famiglie, o più correttamente gli investitori, il risultato “negativo” di -249 miliardi di euro è conseguente al saldo tra l’investimento effettuato (negativo), le detrazioni fiscali (positive) e il risparmio sulle bollette energetiche (positivo).
>> Scarica qui il documento completo Camera-Cresme del 10 dicembre 2019
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Lisa De Simone | 2019 Maggioli Editore
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