Da ora in poi i contribuenti in regime forfettario sono obbligati a trattenere e versare l’IRPEF sulle buste paga di dipendenti e collaboratori. La novità nell’art. 6 del Decreto Crescita che è in vigore dal 1° maggio.
Il nuovo adempimento, quindi, è immediatamente operativo. E in più anche retroattivo: secondo le norme, infatti, si applica alle retribuzioni erogate dal 1° gennaio.
Regime forfettario: la nuova regola
Come funziona?
L’articolo in questione stabilisce dunque che i contribuenti in regime forfettario non sono più esentati dall’obbligo di effettuare le ritenute alla fonte, ma lo dovranno effettuare da ora in poi. Come detto le nuove disposizioni hanno effetto a decorrere dal 1° gennaio 2019. Per evitare aggravi per i dipendenti o i collaboratori, però, l’ammontare complessivo delle ritenute relative alle somme corrisposte dall’inizio dell’anno sarà trattenuto, a valere sulle retribuzioni corrisposte a partire dal terzo mese successivo a quello di entrata in vigore del decreto in tre rate mensili di uguale importo. Le somme dovranno essere versate entro i primi quindici giorni del mese successivo a quello in cui è stata operata la ritenuta.
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La motivazione del governo
Nella relazione al decreto crescita, il governo ha chiarito che questo nuovo onere è una conseguenza della scelta di scelta eliminare la soglia di 5.000 euro riferita alle spese sostenute per l’impiego di lavoratori, al di sopra della quale non era consentito l’accesso al regime forfettario. La disposizione semplifica per i lavoratori interessati la gestione degli adempimenti fiscali evitando ai dipendenti l’obbligo di presentare la dichiarazione dei redditi allo scopo di liquidare l’Irpef, nonché le addizionali regionali e comunali.
Invece, sottolinea ancora la relazione, non si può considerare un vero aggravio per il datore di lavoro, dato che è già previsto l’obbligo di assolvere tutti gli adempimenti previdenziali, liquidando mensilmente i contributi a proprio carico e quelli trattenuti al lavoratore, versando tramite modello F24 gli stessi, nonché presentando tutte le relative comunicazioni previdenziali e assicurative agli enti di pertinenza.
Platea più ampia dal prossimo anno
Dal 2020, poi, anche che i contribuenti che applicano l’imposta sostitutiva sui redditi superiori ai 65.000 e fino ai 100.000 euro saranno soggetti a queste norme. Obbligati quindi ad effettuare le ritenute alla fonte sui redditi di lavoro dipendente e sui redditi assimilati a quelli di lavoro dipendente.
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