Un grande malinteso: nient’altro che un grande malinteso. Questo il significato di ciò che è accaduto alla fine della scorsa settimana in relazione alla emissione del comunicato che riassumeva i punti all’ordine del giorno dell’incontro avvenuto tra Consiglio Nazionale degli Ingegneri e Ministero dell’Istruzione sul tema della formazione e dell’accesso all’Albo degli Ingegneri.
“Apprendiamo con rammarico – afferma il presidente del CNI Armando Zambrano – che a causa di interpretazioni errate si corre il rischio di creare frizioni che non hanno motivo di essere all’interno delle professioni italiane. Queste hanno fatto un passo storico costituendo la Rete delle Professioni Tecniche che sta ottenendo risultati straordinari resi possibili anche dagli ottimi rapporti reciproci”.
L’equivoco
Ma cosa è accaduto? Nel comunicato emesso in coda all’incontro tra alcuni membri del CNI e il Ministro dell’Istruzione Stefania Giannini, si citavano 7 temi analizzati: tra di essi spiccava quello relativo all’ammissibilità dei laureati in Architettura col vecchio ordinamento a sostenere l’esame di Stato per l’abilitazione alla professione di ingegnere e conseguente iscrizione al relativo Albo. Quale il significato di tale tema? Una assurda apertura agli architetti laureati tramite il vecchio ordinamento nei confronti dell’albo degli ingegneri? Assolutamente no. Ecco il chiarimento di Zambrano: “Quanto alla questione dell’accesso alla professione – precisa il presidente del CNI – non esiste alcuna interferenza con gli architetti. Nel corso del nostro incontro, infatti, abbiamo illustrato al Ministro Giannini la problematica originata dal pronunciamento del MIUR del 2012, in forza della quale alcune università ammettono i laureati in architettura all’esame di abilitazione per la professione di ingegneri. La nostra posizione è chiara. I nostri ordini provinciali stanno ricevendo numerose richieste di iscrizione all’Albo da parte di laureati in architettura col vecchio ordinamento e regolarmente le rifiutano. Al Ministro Giannini abbiamo chiesto proprio un intervento finalizzato alla revoca di una circolare sbagliata che consente l’accesso agli esami di Stato di ingegnere agli architetti, mettendo fine a queste richieste di accesso all’Albo degli ingegneri da parte di laureati in architettura. Ripeto, dunque, che non c’è alcuna interferenza nei confronti degli architetti con i quali abbiamo ottimi rapporti e condividiamo battaglie ed iniziative”.
Ma ecco come si apre il paragrafo 2 del documento ufficiale (Formazione e accesso all’albo degli Ingegneri – Problematiche e prospettive) che riassume i punti analizzati nell’incontro della settimana scorsa: “In occasione del presente incontro, il Consiglio Nazionale degli Ingegneri intende sottoporre alla attenzione dell’Autorità una problematica di grande attualità e rilevanza per gli Ordini provinciali degli Ingegneri, che stanno ricevendo istanze di iscrizione all’albo da parte di soggetti in possesso di laurea vecchio ordinamento in Architettura sulla base di un pronunciamento del MIUR del 2012, di cui infra, in forza del quale alcune Università procedono ad ammettere laureati in Architettura secondo il previgente ordinamento all’esame di abilitazione per la professione di Ingegnere. È convinzione del CNI, infatti, che la circolare della Direzione Generale per l’Università, lo Studente e il Diritto allo studio universitario del MIUR, prot. n. 2100 del 6/06/2012, avente ad oggetto Esami di Stato – Equiparazione lauree del vecchio ordinamento con le lauree specialistiche e magistrali, inviata ai Rettori di tutte le Università, abbia introdotto una non consentita equiparazione tra titoli di studio previsti ai fini dei pubblici concorsi e titoli accademici validi ai fini dell’ammissione agli esami di Stato”.
Le questioni inerenti la formazione
“Desideriamo precisare – afferma il Presidente del CNI – che noi ingegneri abbiamo chiesto un incontro al Ministro Giannini perché siamo alle prese con una serie di problematiche specifiche che abbiamo la necessità di risolvere. Una di queste è quella del ciclo di studi quinquennale che noi abbiamo soltanto per l’indirizzo di ingegneria edile-architettura. Poiché nell’85% dei casi i laureati in ingegneria di primo livello decidono di conseguire la laurea magistrale, ci troviamo più di ogni altra professione a scontare gli effetti negativi del sistema universitario del 3+2. Per questo abbiamo chiesto anche per gli ingegneri la creazione di un ciclo di studi quinquennale”.
“Più in generale – dice ancora Zambrano – abbiamo chiesto al Ministro un intervento globale sulla formazione universitaria degli ingegneri, attraverso una riorganizzazione dei corsi, anche al fine di evitare la loro proliferazione. Oltre a questo, tra le altre cose abbiamo chiesto l’accelerazione della stipula della convenzione tra Anvur e Quacing per il riconoscimento delle certificazioni della qualità degli accreditamenti Eur-Ace. Su tutti questi punti il Ministro Giannini ha manifestato grande attenzione e la ringraziamo per la disponibilità con la quale si è impegnata a risolvere le problematiche che abbiamo posto”.
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