Dissesto idrogeologico in Italia vuol dire pochi cantieri e poca voglia

Erasmo D’Angelis, il capo della Struttura di Palazzo Chigi #italiasicura contro il dissesto idrogeologico, ha tenuto il 20 novembre un vertice con le Regioni, convocate per presentare elenchi di opere e interventi in tutti i territori italiani soggetti a periodiche alluvioni e frane.

Ecco le richieste: per 14.7 miliardi di euro, per 4.751 interventi in tutto tra il 2015 e il 2017.

Ecco invece lo stato delle cose sulla guerra al dissesto idrogeologico in Italia: di questi 4.751, 3.697 sono in studio di fattibilità o progettazione, solo 1.054 cantierabili.
Il complesso degli interventi dopo una attenta verifica sulla qualità e l’urgenza delle opere e dei progetti, di accordi di programma 2014-2020, è di 4.512 lavori, cui vanno aggiunti i 239 cantieri per le aree metropolitane.

Dice D’Angelis: “Gli interventi cantierabili tra il 2015 e il 2017 sono solo 1.054 per un investimento di 3.2 miliardi di euro, una cifra garantita dai fondi Bei, Fsc e cofinanziamenti statali ed europei. La gran parte delle opere, purtroppo, è ancora da progettare o ferma ancora alla fase di studio di fattibilità o di preliminare, ma anche queste riceveranno finanziamenti per iniziare o completare la fase di progettazione e poter così essere pronti per la seconda fase di cantiere dal 2018 in poi”.

Cosa manca se non la buona volontà di contrastare il dissesto idrogeologico? Di sicuro, l’interesse economico.

Le considerazioni fatte riguardano il piano nazionale 2014-2020 per il dissesto idrogeologico, che prevede uno stanziamento complessivo di 9 miliardi: 5 miliardi del Fondo Sviluppo e Coesione, 2 di cofinanziamento delle regionali e con fondi europei, altri 2 sbloccati dalla struttura di missione dai fondi assegnati e non spesi negli ultimi 15 anni.

Redazione Tecnica

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