Il tema sta facendo molto discutere e ha creato un dibattito. Da una parte il necessario raggiungimento degli obiettivi fissati per il 2030 per ridurre le emissioni di gas serra di almeno il 55 % rispetto ai livelli del 1990, per una neutralità climatica entro il 2050; dall’altra il problema delle tempistiche troppo stringenti, entro le quali garantire un adeguamento del patrimonio immobiliare italiano al fine di ottenere migliori prestazioni energetiche, quindi il raggiungimento del target.
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Confedilizia è intervenuta, palesando il rischio di una perdita di valore della maggioranza degli immobili italiani e l’arrivo di una eco-patrimoniale europea che obbligherebbe interventi di ristrutturazione da realizzare in pochi anni su milioni di edifici residenziali >> continua a leggere <<
Anche il CNI – Consiglio Nazionale Ingegneri ha detto la sua. Per il Presidente CNI, Angelo Domenico Perrini, vanno ridiscussi i tempi di attuazione della Direttiva UE per l’efficientamento energetico degli edifici, ma non è possibile indicare solo dei “paletti” in sede UE, il Paese ha le competenze per proporre un piano tecnico credibile >> continua a leggere <<
Analizziamo di seguito le dichiarazioni rilasciate dal Ministro del MASE sulla questione.
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No obbligo di ristrutturazione edifici esistenti al 2030
A tal proposito il Ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, ha messo in chiaro che nessun obbligo di ristrutturazione degli edifici esistenti è previsto al 2030.
Il Governo sposa l’orientamento generale della direttiva, che punta a ottenere un parco immobiliare decarbonizzato e ad alta efficienza energetica entro il 2050, tuttavia Pichetto Fratin spiega che verrà definito un piano nazionale di ristrutturazione e una tabella di marcia con obiettivi per raggiungere il principale traguardo della neutralità climatica nel 2050.
La Direttiva “case green”, rispetto a quello del Regolamento, stabilisce un obiettivo comune da conseguire per i Paesi europei, che autonomamente decideranno il tragitto da seguire per conseguirlo.
Il Ministro precisa per punti che:
- nessun obbligo di ristrutturazione degli edifici esistenti è previsto al 2030, anno dal quale solo gli edifici residenziali di nuova costruzione dovranno essere ad emissioni zero. Per gli edifici residenziali esistenti, il termine previsto è il 2050;
- non sono previsti obblighi per i proprietari: la realizzazione degli obiettivi di ristrutturazione è in capo agli Stati Membri;
- la proposta non prevede alcuna limitazione della possibilità di vendere o affittare gli edifici non riqualificati;
- gli Stati membri potranno stabilire criteri per esentare alcune categorie di edifici come gli immobili di valore architettonico o storico di cui l’Italia è il Paese più ricco al mondo; gli edifici di proprietà delle Forze armate o del Governo centrale e destinati a scopi di difesa nazionale; edifici adibiti a luoghi di culto e allo svolgimento di attività religiose.
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La peculiarità del patrimonio edilizio italiano
La Commissione Industria ed Energia del Parlamento avvierà la trattazione del provvedimento il 9 febbraio 2023, in vista di una adozione da parte della Plenaria verso metà marzo. Tuttavia, la negoziazione sul testo finale tra la Presidenza svedese del Consiglio, il Parlamento e la Commissione potrebbe protrarsi per tutto il 2023.
Il Ministro precisa che la Direttiva presenta margini di elasticità e prende il considerazione la peculiarità del patrimonio edilizio italiano dalla variegata natura in fatto di datazione, tipologia immobiliare e vincoli.
Il percorso per la riqualificazione del patrimonio immobiliare esistente sarà scandito da graduali misure che saranno decise dal Governo italiano e non imposte. A tal proposito , Pichetto Fratin ha precisato: “sarà il Governo italiano e nessun altro a decidere tempi e modi per rendere sostenibile il patrimonio immobiliare del nostro Paese”.
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Foto: iStock.com/PonyWang
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