Il ritorno del ddl Vicari (ddl 1865) in discussione alla Commissione Lavori pubblici del Senato riaccende la discussione sulle competenze professionali trai tecnici della progettazione. Nei giorni scorsi si sono svolte le audizioni di associazioni e ordini professionali.
“Ribadiamo il nostro parere assolutamente contrario al ddl 1865 attualmente in discussione al Senato che, senza fondamento alcuno, estende indebitamente le competenze progettuali dei geometri e dei periti, consentendo loro di occuparsi anche di progettazione architettonica – ha ribadito Leopoldo Freyrie, Presidente del Consiglio Nazionale degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori – . Nel momento in cui la crisi ci spinge ad essere ancora più competitivi in termini di qualità dei servizi offerti ai cittadini – favorendo, tra l’altro, la cooperazione tra i professionisti – ci sembra del tutto anacronistico proporre norme che, contro le indicazioni comunitarie, estendono le competenze di una categoria a danno di un’altra.
“Così come anacronistici e del tutto inutili – continua – si sono dimostrati tutti i tentativi di forzare la definizione di “modesta dimensione” di una costruzione: negli ultimi 50 anni tutto ciò ha prodotto, da un lato, un enorme spreco di giurisprudenza, dall’altro non pochi scempi edilizi. Altrettanto evidente è poi la non “economicità legislativa” di un intervento come quello proposto che entra nello specifico di materie propriamente tecniche che dovrebbero, invece, essere risolte in tavoli di concertazione inter-professionali”.
“Per regolare e aggiornare le competenze e nello spirito di una autoregolamentazione che sollevi lo Stato da funzioni che difficilmente riesce ad adempiere e i Tribunali da un lavoro non prioritario, il Consiglio Nazionale degli Architetti ha da tempo proposto una camera di conciliazione interprofessionale”.
“Le nuove competenze che si vorrebbero estendere a geometri e periti – sottolinea Freyrie – non hanno riscontro in alcun paese dell’Unione Europea, poiché gli interventi riguardanti l’architettura e il paesaggio – e le direttive comunitarie su questo aspetto sono chiarissime – devono essere realizzati da professionisti che abbiano svolto idonei studi universitari. Ed è proprio la normativa europea ad attribuire agli architetti – formati negli specifici settori e in maniera adeguata – le attività professionali relative alla progettazione architettonica, strutturale, paesaggistica, conservativa ed urbanistica”.
“Senza contare, poi, che il recepimento e l’attuazione di nuovi titoli professionali – continua ancora – in contrasto con le competenze previste per la categoria professionale degli architetti – provocherebbero un aperto contrasto tra la normativa nazionale e quella europea”.
La strada da percorrere, secondo gli architetti italiani, è quella indicata dal Dpr attuativo della Riforma delle Professioni che “supera il problema delle competenze e promuove, invece, l’integrazione professionale e interprofessionale con l’istituzione di nuove forme societarie”.
Per tutti questi motivi il Consiglio Nazionale degli Architetti propone di emendare il disegno di legge sostituendolo con un unico articolo che istituisca – presso il Ministero della Giustizia e di concerto con il Ministero delle Infrastrutture – un Tavolo delle Competenze a cui partecipino i rappresentanti dei Consigli Nazionali delle Professioni dell’area tecnica. Tavolo che, al 31 dicembre di ogni anno, rediga delle linee guida di interpretazione e di aggiornamento delle competenze professionali – anche sulla base delle novità legislative intervenute – nel rispetto delle Direttive e politiche comunitarie che dovrebbero poi essere emanate mediante Decreto Ministeriale.
A questa proposta il presidente del Consiglio Nazionale dei Geometri, Fausto Savoldi, risponde sulle pagine de Il Sole 24 Ore, chiedendo un accordo che non implichi l’assoluta preclusione dei geometri alla progettazione, ma che identifichi i limiti della “modesta costruzione”.
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