L’edilizia scolastica è un’emergenza nazionale e va ribadita le necessità che le spese per l’edilizia siano escluse dal patto di stabilità. È necessario un maggiore coordinamento dei programmi nazionali, per ottenere un impiego più efficace delle risorse, soprattutto se ridotte, come accade oggi. Le strutture vanno utilizzate al meglio e è necessaria la predisposizione di un nuovo piano nazionale di durata pluriennale che consenta una programmazione nel tempo degli interventi di risanamento, messa in sicurezza e rinnovo dell’edilizia scolastica, favorendo anche la ripartenza delle economie locali.
Questa la presa di posizione dell’Anci e alcune delle richieste che l’Associazione rilancia al Governo proprio nel giorno della riapertura delle aule scolastiche nella maggior parte delle regioni.
L’Anci chiede anche che Comuni e Province siano i destinatari diretti dei finanziamenti statali al fine di consentire un più rapido impiego delle risorse, “e su questo non c’é più dubbio alcuno essendo funzione fondamentale degli Enti locali da finanziare integralmente e direttamente”. Viene inoltre considerato “opportuno” il completamento dell’anagrafe dell’edilizia scolastica.
Ogni anno con la riapertura delle scuole, spiega ancora l’Associazione dei Comuni, “riemergono tutte le questioni non risolte e tra tutte quella dell’edilizia scolastica che esige risposte concrete e azioni immediate. I Sindaci, nonostante le ulteriori riduzioni di risorse, sia da parte dello Stato che delle Regioni, e le restrizioni imposte dai vincoli del patto di stabilità che spesso non consentono interventi neanche laddove indispensabili, continuano seppur con difficoltà ad assicurare un impegno costante e responsabile; nel frattempo aumenta il numero delle persone che si rivolgono ai Comuni chiedendo tariffe agevolate: dal trasporto scolastico alla mensa scolastica, ai contributi per i libri di testo e le borse di studio”.
L’edilizia scolastica nel suo complesso, conviene l’Anci, “offre un quadro molto variegato, con esempi di eccellenza ma anche con situazioni molto disagiate e di effettivo rischio sicurezza“.
Lo stato dei finanziamenti a oggi è il seguente: del miliardo di euro di fondi Cipe stanziati nel 2009 per la messa in sicurezza delle scuole, tolta la parte destinata all’emergenza Abruzzo, restano 760 milioni di euro circa (che dovevano essere utilizzati attraverso 2 piani stralcio), di questi solo 161 milioni di euro sono stati effettivamente assegnati e quasi totalmente impegnati. La mancata assegnazione delle altre risorse preventivate ha impedito di effettuare gli interventi programmati. A 200 milioni di euro, ammontano le risorse previste nel 2012, sia per la costruzione di nuovi edifici che per la messa in sicurezza; una parte di queste è stata assegnata per la ricostruzione delle scuole colpite dal recente sisma; 115 milioni di euro serviranno per mettere in sicurezza le scuole individuate nella risoluzione Alfano, ma si è in attesa di conoscere le modalità di assegnazione.
Infine il piano di coesione territoriale, che interessa le 4 Regioni del Mezzogiorno dell’obiettivo 1, prevede nell’ambito del progetto per la dispersione scolastica anche interventi sugli edifici scolastici. “E’ evidente – conclude l’Anci – che le risorse messe in campo non sono assolutamente sufficienti e soprattutto rispetto agli annunci le risorse che arrivano ai Comuni sono esigue e giungono con lentezza”.
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