L’imposizione di un vincolo, sia pure di natura espropriativa (vincolo espropriativo), posto in sede di pianificazione del territorio, impone sempre al titolare del bene il rispetto di obblighi e lo svuotamento delle possibilità realizzative legate alla sua proprietà. Di certo, i principi ispiratori della legislazione impositiva di un vincolo espropriativo, sono senza ombra di dubbio tra i più pregevoli, per la dotazione delle infrastrutture pubbliche nelle diverse aree urbane.
I vincoli preordinati alla espropriazione (vincolo espropriativo) hanno una durata di cinque anni entro i quali la pubblica amministrazione può intraprendere le procedure di esproprio.
Ma cosa accade allo spirare del quinquennio, qualora la pubblica amministrazione non procede nell’esproprio?
Di solito, l’area sottoposta a vincolo preordinato all’esproprio, con il decorso quinquennio diventa “zona bianca” e, come tale, soggetta a nuova disciplina urbanistica da determinare mediante le procedure previste per la formazione di strumenti urbanistici generali e loro varianti.
Ma è sempre così? La giurisprudenza di merito ci ricorda che esistono anche altri casi in cui non viene applicato il regime delle cosiddette “zone bianche”.
In merito ad un ricorso con il quale veniva obiettata l’imposizione del vincolo espropriativo e la sua decadenza, nonché alla richiesta di nuova normazione, il Consiglio di Stato ha affermato che la decadenza del vincolo espropriativo non sempre determina l’applicabilità del regime delle cosiddette “zone bianche”; e in particolare ciò non si verifica quando sussista una regolamentazione suppletiva contenuta nello stesso strumento urbanistico generale che escluda il bisogno di far ricorso ad una fonte di disciplina residuale quale è appunto quella dettata per le “zone bianche” (Consiglio di Stato, sez. V, 20 marzo 2008, n. 1216).
Con tale sentenza si è così escluso che, nel caso di vincolo espropriativo decaduto disposto da uno strumento attuativo scaduto e nel caso in cui sia lo stesso piano regolatore generale a dettare, per una specifica area, la disciplina destinata ad operare in caso di decadenza del vincolo, possa farsi riferimento al regime delle “zone bianche”, posto che, in tali ipotesi, sopravviene la regolamentazione suppletiva contenuta nello strumento di pianificazione generale.
Nel caso esaminato dal Consiglio di Stato, il vincolo espropriativo sull’area della parte ricorrente non è stato apposto da uno strumento attuativo ma dallo stesso piano regolatore generale il quale, con riferimento alla specifica area, non prevede una regolamentazione destinata ad operare in caso di decadenza del vincolo espropriativo.
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