L’Agenzia delle Entrate rende disponibile la superficie catastale nelle visure delle unità immobiliari censite nelle categorie dei Gruppi A, B e C. Si tratta di una novità che si appresta a semplificare la vita ai proprietari di circa 57 milioni di immobili, mettendo loro a disposizione un dato finora visibile solo nelle applicazioni degli uffici. In questo modo giunge direttamente in visura anche la superficie ai fini TARI, per consentire finalmente ai cittadini di verificare con facilità i dati utilizzati dai Comuni ai fini del controllo della tassa rifiuti.
Insomma, a partire da questa settimana, i privati e i professionisti che eseguono una visura catastale possono trovare anche il dato della superficie catastale (espresso in metri quadrati) oltre a tutte le altre le informazioni tradizionali, come ad esempio la rendita e la consistenza misurata in vani.
Un elemento rilevante è chiaramente quello connesso alla TARI, il tributo sui rifiuti dai contorni spesso non chiaramente intelleggibili. A partire da questa settimana infatti le visure si arricchiscono di un’informazione importante per i cittadini: la superficie ai fini di tale tributo. Ciascun proprietario avrà ora a portata di mano anche questa informazione, fornita dall’Agenzia delle Entrate ai Comuni grazie ai flussi di interscambio dati già attivi. In caso di incoerenza tra la planimetria conservata agli atti del catasto e la superficie calcolata, i cittadini interessati potranno inviare le proprie osservazioni, attraverso il sito dell’Agenzia, e contribuire quindi a migliorare la qualità delle banche dati. Già dal 2013 i Comuni possono segnalare errori di superficie riscontrati su immobili presenti nella banca dati catastale.
Come si può leggere nel comunicato stampa emesso in settimana dall’Agenzia delle Entrate “la novità, che arriva al termine di un periodo di sperimentazione che ha coinvolto gli Uffici Provinciali-Territorio di Brindisi, Foggia e Ravenna, non si applica, per il momento, a un limitato numero di immobili che presentano un dato di superficie incoerente, in attesa delle opportune verifiche nell’ambito delle attività di allineamento delle banche dati. Quanto agli immobili non dotati di planimetria, che risalgono per lo più alla fase dell’impianto del Catasto edilizio urbano e che sono, per tale motivo, privi anche del dato relativo alla superficie, i proprietari possono presentare una dichiarazione di aggiornamento catastale, con procedura Docfa, per l’inserimento in atti della planimetria catastale. Tale adempimento è, comunque, necessario, in quanto, in caso di vendita dell’immobile, il proprietario è tenuto ad attestare la conformità allo stato di fatto dei dati catastali e delle planimetrie, come previsto dall’art. 19, comma 14, del decreto legge n. 78 del 2010”.
Tornando ad una visione generale del tema, risulta certamente “un bene che si sia deciso a rendere pubblico questo dato, per due ragioni – spiega Saverio Fossati sulle colonne del Sole24Ore -: la prima, è che, essendo privo (per ora) di valore fiscale, si può procedere alle correzioni senza l’affanno e le complicazioni che normalmente accompagnano l’universo tributario. E quando ci si deciderà a fare la riforma del catasto i dati saranno puliti e reali. La seconda è che questo dato pubblico rappresenta un punto fermo difficilmente contestabile nel gioco della trasparenza del mercato immobiliare”. Insomma, il mercato tornerà a possedere una dignità ed un indice di verità grazie alla assoluta trasparenza dei dati.
Ma a che punto si è fermata la riforma del catasto? Scoprilo nel nostro articolo intitolato Riforma catasto, a che punto siamo? L’allarme dell’ANCE.
Va detto tuttavia che il dato dei metri quadrati non archivia il vano catastale, che continua ad essere l’unità di misura della “consistenza” per oltre 34 milioni di abitazioni: non cambia pertanto nulla per la base imponibile di IMU, TASI e imposta di registro sui trasferimenti immobiliari.
Scrivi un commento
Accedi per poter inserire un commento