Al via il restauro di San Miniato al Monte a Firenze: sarà un cantiere-museo

Avviati i lavori per il restauro e la messa in sicurezza sismica della Basilica di San Miniato al Monte a Firenze, con un cantiere innovativo che sarà presto accessibile al pubblico

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Avviati i lavori per il restauro e la messa in sicurezza sismica della Basilica di San Miniato al Monte, tra i più noti e rilevanti monumenti di Firenze, con un cantiere innovativo che sarà presto accessibile al pubblico: una volta allestito nella sua interezza garantirà infatti l’ingresso ai fedeli e ai turisti durante tutto il periodo di esecuzione dei lavori, attraverso un percorso guidato.

L’intervento è stato avviato da Agenzia del Demanio in qualità di stazione appaltante, finanziato dal Ministero della Cultura con fondi PNRR e realizzato in collaborazione con la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la città metropolitana di Firenze e le province di Pistoia e Prato.

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Storia della fotografia di paesaggio urbano in Italia 1839-1914

Il rapporto fra fotografia, architettura e veduta urbana è antico quanto l’invenzione stessa della fotografia. La prima immagine ‘fotografica’ della storia, databile al 1826 o 1827, rappresenta la veduta da una finestra della casa familiare di Niépce, i primi daguerrotipi di Daguerre e i primi calotipi di Talbot sono vedute urbane. Nel corso del periodo considerato tale rapporto è andato sviluppandosi e articolandosi grazie alle capacità di interpretazione dei fotografi – pionieri elitari, professionisti, amatori – e anche interagendo con i mutamenti del gusto e dell’immaginario collettivo. Perseguendo una stretta interazione fra testi e immagini, fra ricostruzione storica e lettura critica delle opere, gli autori indagano la storia di questi rapporti. Dunque un libro di riferimento ma anche una guida a saper vedere la fotografia.  Le immagini di Niépce, di Daguerre, di Talbot, hanno un enorme valore iconico non soltanto e non tanto perché sono le ‘prime fotografie’, ma perché riassumono meglio dell’oceano di fotografie che seguirono la specificità rivoluzionaria dell’immagine fotografica. Sono infatti dimostrazione della fedeltà senza precedenti dell’immagine al reale e al tempo stesso della impossibilità di una totale fedeltà perché una parte della realtà è alterata. Le ambiguità – il moltiplicarsi delle ombre portate nell’immagine di Niépce – e le assenze – la folla dei boulevard in quelle di Daguerre e di Talbot – sottraggono all’immagine gradi di fedeltà al reale e al tempo stesso le conferiscono un’aura. Nel momento stesso in cui si riproduce fedelmente la realtà, il fatto che essa sia parziale e che ne sia un istante immobilizzato ne costituisce un tradimento o per meglio dire una trasfigurazione. Lo compresero – chi consapevolmente chi inconsapevolmente – i primi fotografi, che erano perlopiù pittori-fotografi. E giustamente la fotografia deve essere considerata un’arte perché l’essenza dell’arte è trasfigurazione, sublimazione, assolutizzazione della realtà.  Ciò che del resto fa della fotografia uno straordinario alimento dell’immaginario collettivo è il fatto che essa non soltanto riproduca la realtà delle forme, ma che essa produca una forma di realtà altra. Giovanni FanelliE’ nato a Firenze. È stato professore ordinario di Storia dell’Architettura presso l’Università degli Studi di Firenze. È autore di numerose opere di storia urbana, di storia dell’architettura, di storia della grafica e di storia della fotografia. In quest’ultimo ambito disciplinare si segnalano: Lucca, spazio e tempo dall’Ottocento a oggi, Lucca 1973 (con G. Bedini); Anton Hautmann. Firenze in stereoscopia, Firenze 1999; L’anima dei luoghi. La Toscana nella fotografia stereoscopica, Firenze 2001; L’immagine di Pisa nell’opera di Enrico Van Lint pioniere della fotografia, Firenze 2004; Toscana scomparsa. Attraverso la fotografia dell’Ottocento e del Novecento, Firenze 2005; L’Italia virata all’oro. Attraverso le fotografie di Giorgio Sommer, Firenze 2007; Storia della fotografia di architettura, Roma-Bari 2009 (ed. riveduta e ampliata in lingua francese, Lausanne 2017); Robert Rive, Firenze 2010 (con la coll. di B. Mazza); La France près du coeur. Photographies en carte-de-visite 1854-1900, La Crèche 2010; Alphonse Bernoud, Firenze 2012 (con B. Mazza); Paris animé, Paris instantané. Photographies stéréoscopiques 1850-1900, Lille-Rennes 2014 (con B. Mazza); Roma, Portrait of a City, Köln 2018; Il ‘Bel Paese’ alla lente d’ingrandimento. Fotografie dell’Otttocento, Firenze 2019 (con B. Mazza). È stato direttore scientifico della Fondazione Ragghianti. È condirettore delle serie «Gli architetti » e «Guide all’architettura moderna» degli Editori Laterza. È curatore del sito internet www.historyphotography.org.Barbara MazzaE’ nata a Bolzano. È laureata in Architettura e dottore di ricerca in Storia dell’Architettura e dell’Urbanistica. Fra le sue pubblicazioni si segnalano: Una presenza ignorata: Enrico Van Lint fotografo a Lucca, «Quasar», n. 17, gennaio-giugno 1997; Lucca, storia della fotografia e storia della città, «Quasar», n. 19, 1998; Luigi Carrara fotografo ‘fin-de-siècle’ a Lucca, «AFT», n. 29, 1999; La casa colonica in Toscana. Le fotografie di Pier Niccolò Berardi alla Triennale del 1936, Firenze 1999 (con G. Fanelli); Le Corbusier e la fotografia. La vérité blanche, Firenze 2002; Lucca, iconografia fotografica della città, Lucca 2003 (con G. Fanelli); Ferrier père et fils, Ch. Soulier, le campagne fotografiche in Italia, «Storia dell’Urbanistica/ Toscana», n. XII, 2007; Italie: dans le miroir de la photographie au XIXe siècle: Le Grand Tour, Paris 2013 (con G. Fanelli); Daguerréotype et calotype. La restauration de Notre Dame de Paris, Firenze 2019. Ha curato, in collaborazione con altri, alcune mostre e i relativi cataloghi. È chargé de cours a Cergy Paris Université.

Giovanni Fanelli, Barbara Mazza | Maggioli Editore 2022

Restauro San Miniato al Monte Firenze: cosa prevede l’intervento

L’intervento – del valore di 3.630.000 euro – durerà circa un anno e prevede la messa in sicurezza della facciata della Basilica, dei paramenti del campanile e delle coperture, oltre al consolidamento di murature e colonne e all’installazione di un sistema di monitoraggio.

Gli interventi sono programmati da tempo. La Soprintendenza, già nel 2021, aveva reso noti i risultati del rilievo strumentale del monumento e dell’ispezione da distanza ravvicinata per indagare i fenomeni di degrado e lo stato di conservazione dei materiali lapidei (>> più dettagli qui ).

Queste operazioni contribuiranno a migliorare il comportamento strutturale della Basilica, sito ampiamente frequentato da fedeli e visitatori, e garantiranno la conservazione del monumento preservandone gli elementi architettonici e decorativi di grande valore storico e artistico.

La musealizzazione del cantiere

L’Agenzia del Demanio, in accordo con il Ministero della Cultura (MiC), ha previsto una serie di attività innovative e sostenibili per la musealizzazione del cantiere, al fine di permettere la fruizione della Basilica anche durante l’esecuzione dei lavori. L’organizzazione del cantiere prevede, infatti, percorsi guidati per consentire ai visitatori di accedere agli spazi senza interferire con gli addetti ai lavori.

Sarà realizzata anche una pagina web dedicata al cantiere, da cui sarà possibile prenotare le visite, seguire l’avanzamento dei lavori, consultare pubblicazioni scientifiche e ottenere informazioni in tempo reale. Inoltre, grazie a un progetto tridimensionale dell’opera consultabile online, si potrà accedere al cantiere anche da remoto. Per rendere l’esperienza più immersiva, verranno realizzate installazioni interattive olografiche e video mapping da proiettare sulla facciata principale della Basilica, verranno utilizzati i teli dei ponteggi per spettacoli di luce e saranno organizzati eventi tematici.

Queste iniziative saranno presentate nel corso di un evento istituzionale organizzato dall’Agenzia del Demanio e dal MiC a fine novembre. L’incontro sarà un’occasione per condividere l’importanza dell’intervento per la tutela del patrimonio storico-artistico di Firenze.

San Miniato al Monte, cenni storici

La Basilica di San Miniato al Monte è un capolavoro dell’architettura romanica toscana dell’XI secolo, situata sulla collina di Monte alle Croci. Si distingue per la facciata in marmi di Carrara e verde di Prato, la cui composizione classicheggiante e geometrica a intarsi marmorei bicromi ha influenzato l’architettura regionale e contribuito alla codifica degli stilemi rinascimentali.

restauro san miniato al monte firenze
Immagine: iStock/Orietta Gaspari

L’interno è diviso in tre navate separate da arcate su colonne. In fondo si trova il presbiterio, rialzato sopra la cripta, e l’abside con il grande mosaico del catino. Sul presbiterio spiccano il pulpito e i plutei, finemente decorati a intarsi, e, sul retro, il coro ligneo. Al centro campeggia la Cappella del Crocifisso, opera di Michelozzo. Nella navata sinistra si apre la Cappella del Cardinale del Portogallo, mentre dalla navata destra si accede al chiostro dell’annesso monastero e alla sagrestia. Tutto il paramento è in pietra forte.

L’origine dell’insediamento religioso è legata a un luogo di culto paleocristiano dedicato a San Miniato. L’atto fondativo di Ildebrando (1018) conferma l’intenzione del Vescovo di rinnovare l’esistente e diroccata chiesa e di fondarvi un annesso monastero. Miniato, il martire protocristiano fiorentino a cui è intitolata la chiesa, sembra essere vissuto intorno al 250 d.C. e, dopo il suo martirio, i suoi compagni lo avrebbero seppellito sul monte nei pressi della città. Tra il VII e il IX secolo, gli imperatori Carlo Magno, Lamberto e Ottone II elargirono donazioni alla Basilica di San Miniato al Monte. La costruzione della basilica si è protratta sino al XIII secolo, arricchendosi poi nel corso del ‘400 di straordinarie opere d’arte. L’attuale campanile, disegnato da Baccio d’Agnolo, fu protagonista delle vicende dell’assedio di Firenze del 1529.

Dopo secoli di abbandono e incuria, nell’800 furono realizzati alcuni interventi di manutenzione e riparazione a cura dell’Opera Pia degli Esercizi Spirituali. Il compendio monumentale, divenuto di proprietà statale, nel corso del ‘900 ha visto succedersi numerosi interventi di restauro curati dalla Soprintendenza fiorentina, che aveva il bene in consegna. Ancora oggi il complesso è custodito e vissuto dai monaci benedettini olivetani.

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