I Consigli degli Ordini e dei Collegi delle categorie professionali devono inviare al ministero della Giustizia, entro il 12 novembre, i regolamenti attuativi per il debutto delle regole del dpr di Riforma delle professioni (137/2012). Il regolamento dovrà dare una disciplina e stabilire criteri e modalità da seguire per designare i membri dei Consigli di disciplina territoriali. Lo scopo: sancire l’incompatibilità delle cariche tra gli esponenti dei vari Consigli degli Ordini e i membri degli organismi disciplinari.
L’elenco di nomi dei membri candidati dovrà essere sottoposto al presidente del Tribunale del circondario e il magistrato dovrà nominare i futuri esponenti dei Consigli disciplinari. Attenzione: la lista deve contenere il doppio di nomi rispetto al numero dei membri che saranno di fatto designati.
Il regolamento è sottoposto al parere vincolante del ministro vigilante.
Il dpr di riforma prevede per tutte le professioni la separazione delle funzioni disciplinari da quelle amministrative. I consigli disciplinari dovranno essere composti da elementi diversi rispetto ai consiglieri dell’Ordine e dei Consigli nazionali.
Quali compiti avranno i Consigli di disciplina? Ai Consigli di disciplina territoriali è affidato il compito di istruire e decidere sulle questioni disciplinari degli iscritti agli albi; ai Consigli di disciplina nazionali è affidato il compito di decidere sulle questioni disciplinari assegnate alla competenza degli stessi consigli nazionali.
Ecco allora che risulta chiaro lo scopo della riforma: sancire l’incompatibilità delle cariche tra gli esponenti dei vari Consigli degli Ordini e i membri degli organismi disciplinari. La separazione dovrà garantire l’indipendenza dei nuovi Consigli di disciplina, togliendo ai Consigli degli Ordini la possibilità di giudicare e sanzionare gli iscritti che commettano infrazioni.
Gli organismi che nasceranno potranno prevedere al loro interno componenti non iscritti agli albi di riferimento. E questo è stato motivo di discussioni, in particolare gli avvocati sono sul piede di guerra e stanno preparando le impugnative per incostituzionalità contro tutto il pacchetto di riforma delle professioni.
Le professioni tecniche (area Pat, l’organizzazione che raggruppa biologi, chimici, dottori agronomi e dottori forestali, geologi, geometri, ingegneri, periti agrari, periti industriali e tecnologi alimentari) hanno inviato al Ministero della Giustizia uno schema tipo che contiene i requisiti di eleggibilità dei futuri consiglieri. In base a tale testo ciascuna categoria tecnica ha predisposto un proprio specifico regolamento. Per ora solo gli Ingegneri però ne hanno approvato uno definitivo. La candidatura sarà presentata in base alle modalità stabilite dal Consiglio Nazionale di ogni Ordine e sarà resa nota agli iscritti tramite la pubblicazione sul sito internet di riferimento.
Di fatto, come detto, per ora solo gli ingegneri hanno approvato il regolamento per la nomina dei membri che comporranno i nuovi Consigli di disciplina territoriali. Il loro regolamento è stato elaborato e concordato sempre nell’ambito del Pat cui si faceva riferimento poco fa.
Sottolinea Armando Zambrano, presidente del Consiglio Nazionale degli Ingegneri: “Tra gli aspetti per noi importanti c’è il fatto che i nostri Consigli disciplinari provinciali siano aperti alla partecipazione di soggetti esterni all’albo, quali professionisti ed esperti dell’area tecnica e giuridica, nonché di magistrati”.
Secondo il regolamento degli ingegneri, i Consigli territoriali dell’Ordine possono indicare gli eventuali membri esterni all’albo in numero complessivo non superiore a un terzo del totale dei consiglieri che dovranno occuparsi di disciplina. I membri esterni possono essere scelti, una volta valutato il CV personale, tra coloro che sono iscritti da almeno 5 anni agli albi delle professioni giuridiche e tecniche, oppure tra magistrati ordinari, amministrativi e contabili (anche in pensione).
Anche altre polemiche e problematiche si sono però verificate in merito alla riforma delle professioni e ai relativi provvedimenti disciplinari: due Associazioni di laureati triennali Architetti e Ingegneri, CUP3 e SIND.IN.AR.3. CNAPPC e CNI vorrebbero, secondo le due associazioni, imporre il loro limite alle competenze dei professionisti iscritti alla sezione B dell’Albo, approfittando così dell’opportunità data dal regolamento attuativo sui procedimenti disciplinari. In questo modo CNAPPC e CNI mettono le mani sui provvedimenti disciplinari che il dpr 328/2001 ha affidato alle cure dei rappresentanti di sezione con la previsione che i provvedimenti disciplinari possono essere comminati dagli omologhi di sezione (A giudica A e B giudica B).
Ecco l’appello di CUP3 e SIND.IN.AR.3 al Ministero della Giustizia: non deve essere dato il via libera al “tentativo dei vertici nazionali di queste categorie professionali tecniche di annichilire, con una così forte ingerenza su un tema tanto delicato, l’esercizio della professione tecnica di primo livello, cercando di colpire in tal modo quello che è sempre stato il loro vero bersaglio ovvero il fallimento delle lauree triennali e la restaurazione tout court del ciclo unico, operazione che porterebbe nuovamente il nostro Paese in fondo alle classifiche dei Paesi OCSE per numero di laureati”.
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