Cessione delle spese del 2022 e remissione in bonis? No per i correntisti postali

Poste non essendo una banca, un intermediario finanziario, una società di assicurazioni, non fa parte degli intermediari qualificati e non può perciò accettare le cessioni per le spese del 2022

Lisa De Simone 29/09/23
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Poste spa, infatti, non rientra nella lista dei soggetti che sono autorizzati ad accettare le cessioni “fuori tempo”. A stabilirlo il decreto Cessioni che ha riaperto i termini per l’invio delle comunicazioni anche per chi non aveva ancora trovato un cessionario, e quindi chiuso il contratto al 31 marzo scorso, oppure in caso di cessionari “soggetti qualificati”.

Poste spa, però, non fa parte di questo gruppo. A scoprirlo i correntisti che erano andati fiduciosi agli sportelli. Nel comunicato dell’agosto scorso nel quale annunciava la riapertura delle operazioni, infatti, Poste non aveva precisato nessuna specifica limitazione, facendo sperare molti nella possibilità di rientrare almeno in parte delle spese dell’anno scorso.

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La lista di legge

Una vera e propria sorpresa perché visto come si muove Poste sul mercato è difficile pensare che non sia un soggetto qualificato per queste operazioni. A leggere bene la norma, però, non lo è.

L’art. 2-quinquies del decreto Cessioni che ha introdotto la remissione in bonis specifica infatti che la possibilità di avvalersi di questo strumento per inviare entro il 30 novembre le comunicazioni di cessione del credito per le spese del 2022 è possibile solo in due casi:

  • a fronte di contratti già chiusi al 31 di marzo e per i quali non era stata rispettata la scadenza di legge fissata, appunto, al 31 marzo:
  • per nuovi contratti stipulati anche oltre questo termine ma solo con un intermediario finanziario che rientra nella lista dei “soggetti qualificati”.

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La lista dei soggetti qualificati è indicata nello stesso art. 2-quinquies. Si tratta di :

  • banche;
  • intermediari finanziari iscritti nell’albo previsto dall’articolo 106 del Testo unico delle leggi in materia bancaria e creditizia;
  • società appartenenti a un gruppo bancario iscritto nell’albo di cui all’articolo 64 del medesimo Testo unico;
  • imprese di assicurazione autorizzate a operare in Italia ai sensi del codice delle assicurazioni private.

Poste spa, dunque, non rientra nell’elenco dei soggetti “qualificati” perché non appartiene a nessuna delle categorie elencate.

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La qualifica di Poste spa

L’ente, infatti, non è una banca perché non ha un proprio patrimonio. E non è neppure un intermediario finanziario, perché i soggetti che possono essere iscritti nell’albo regolato dall’art. 106 TUB sono soggetti, diversi dalle banche, che esercitano in via professionale, nei confronti del pubblico, le seguenti attività:

  • concessione dei finanziamenti sotto qualsiasi forma;
  • riscossione dei crediti ceduti e servizi di cassa e pagamento.

Poste invece non eroga prestiti in proprio ma offre quelli di altre società (per l’esattezza quelli di Compass, Deutsche Bank, Findomestic e Santander, che sono solo collocati da Poste Italiane). Ovviamente non è neppure una società di assicurazione e quindi, non avendo le caratteristiche richieste dalla legge, non fa parte degli intermediari qualificati e non può perciò accettare le cessioni per le spese del 2022.

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Poca trasparenza nell’annuncio

La riapertura alle cessioni, preannuncia in pompa magna con un comunicato dell’8 agosto scorso, dunque, per i molti contribuenti alle prese con la carenza di liquidità e l’impossibilità a usufruire appieno della detrazione, non avrà i risultati sperati. Forse un po’ più di trasparenza da parte di Poste spa avrebbe giovato.

Sarebbe stato sufficiente, infatti, chiarire già con il comunicato le operazioni ammesse agli sportelli, come fatto peraltro dalle banche che ancora operano sul mercato e che precisano in sede di offerta se è possibile cedere o meno le spese del 2022.

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In alternativa solo detrazione “lunga”

Posto quindi che per i correntisti postali è inutile rivolgersi agli sportelli per cedere le spese dello scorso anno, l’unica alternativa possibile oggi come oggi resta quella della “lunga”, ossia la possibilità di spalmare la spesa in dieci rate annuali invece che in quattro.

Per questo sarà sufficiente indicare la prima rata nella dichiarazione da presentare nel 2024.

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