“L’architettura di qualità è bene comune”. Con queste parole si è aperto, a Bari, il primo Festival dell’Architettura, lo Slow Architecture, ideato e promosso da un gruppo di giovani e talentuosi professionisti con la voglia di liberare l’energia necessaria per creare “un nuovo percorso basato su un coinvolgimento appassionato che si trasforma in un volano culturale, economico, turistico per la Città di Bari”. La Puglia come area antipolare al Veneto, culla del dibattito mondiale grazie alla Biennale.
Uno degli ospiti d’onore, l’architetto spagnolo Oriol Capdevila, braccio destro di Oriol Bohigas, ha illustrato i progetti italiani, e pugliesi in particolare, curati dal suo office, evidenziando la necessità di avviare un “dialogo col paesaggio” dal quale far scaturire le suggestioni necessarie per preservare l’identità culturale e storica, in caso di manutenzione, e quelle idonee per non stravolgere gli equilibri ambientali in caso di nuova realizzazione. Oltre all’intervento sulla Stazione Ferroviaria di Parma è stato raccontato il progetto del lungomare di Mola di Bari, all’inizio poco condiviso dalla cittadinanza. Ma alla fine la condivisione è stata totale, non solo sulla scelta dei materiali da impiegare ma anche su quali arredi urbani fosse necessario collocare per una migliore fruizione degli spazi medesimi. È stato consegnato ai cittadini il loro diritto di vivere pienamente la loro storia d’amore col mare.
Ma questo festival è stato intenso, inoltre, per tutte quelle positive sensazioni trasferite grazie ai diversi seminari/lecture, alle mostre fotografiche, ai tour sia nei cantieri più importanti della Città di Bari e della Regione Puglia sia nelle perle paesaggistiche di un territorio che vuole investire sulla propria creatività, bellezza, sulla capacità di raccontarsi meno arrendevolmente. È una Puglia giovane che osa, che rischia.
Non è stato possibile seguire tutti gli eventi, a centinaia e tutti ben distribuiti nel corso della settimana del festival, ma di alcuni di essi posso riportare una breve sintesi.
Mostra fotografica: “Caccia al Paesaggio: la costa pugliese, immagini di ieri e di oggi a confronto”. L’obiettivo era quello di confrontare le immagini della costa per sviluppare un’analisi sulle trasformazioni che hanno investito il nostro territorio nel corso degli ultimi decenni, non trascurando la memoria storica rappresentata da una pluralità di luoghi emblematici percepiti come patrimonio per tutta la collettività, rielaborandone perciò le virtù ambientali per ridisegnare il paesaggio con un nuovo linguaggio.
Tavola rotonda: Around landscape. Buone pratiche per il paesaggio pugliese
Nel 2007 la Regione ha avviato la redazione del nuovo Piano Paesaggistico con l’intento di plasmare uno strumento capace di riconoscere i principali valori del territorio regionale, di definirne le regole d’uso e di trasformazione, di stabilire le condizioni normative e progettuali per la costruzione del paesaggio. Partendo da questo strumento e dalle regole condivise di trasformazione del territorio con cui si preserva l’identità per elevare la qualità ecologica e paesaggistica, i protagonisti della sezione Slow Landscape hanno indagato tra i progetti che stanno metamorfizzando l’assetto urbano regionale.
Seminario di Architettura: “S’low Architecture: learning by doing”
Nel corso di questo dibattito è stato presentato ed enfatizzato il modello basato sull’autocostruzione e sull’autorecupero, con l’intento di tutelare il diritto alla casa, di definire nuove strategie di social housing con cui provare a risolvere la questione abitativa per le fasce di reddito più deboli, incentivando, pertanto, l’edilizia sostenibile senza “strappare o ferire” il territorio.
Lecture: “Reset, per una riqualificazione del paesaggio”
Il paesaggio è un organismo in perenne evoluzione. Al culmine di una crisi molto grave che investe la nostra società, la qualità del paesaggio è una questione urgente e di vitale interesse pubblico, la cui rilevanza non è solo culturale, ma economica e sociale. Il paesaggio è un “bene comune”, alla base del patto sancito tra cittadini ed istituzioni. Da catastrofe a catarsi: a fronte di un disastro urbanistico senza precedenti sono sempre più chiari i segni di una forte volontà di agire in controtendenza. Un nuovo approccio si fa strada. Cercare di riattivare quelle parti ormai immense del territorio che sono spente o abbandonate.
Lighting for Urban Regeneration: lecture di Dean Skira
Dean Skira, “archistar dell’illuminazione”, ritiene che la luce si offra come strumento critico di lettura, come mezzo potente per riscoprire e comunicare i caratteri distintivi dei luoghi e delle cose, per esaltarne gli aspetti formali o per rigenerare alcuni spazi dimenticati della città. Queste entità liquide e fortemente dinamiche hanno vita diurna e notturna, alimentano due scenari distinti e due immagini molto diverse del medesimo volto urbano. Rigenerarle può, quindi, voler dire illuminarle controllando l’effetto che la luce genera sugli oggetti da illuminare, ma anche sulla gente che vive la città al buio.
La cultura è veloce, l’architettura è lenta: se il processo creativo è per sua natura aperto all’infinito universo delle possibilità, compito dell’architetto è di introdurvi il concetto di limite.
David Chipperfield.
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