A quasi un anno dalla partenza, del programma per il dissesto idrogeologico, sono state consumati solo 109 milioni di risorse statali, il 16,7% dei fondi su 654 milioni. I numeri vengono dal monitoraggio ufficiale, comunicato dal Governo alla commissione Ambiente della Camera, in seguito a un’interrogazione parlamentare del Movimento 5 Stelle.
Sui 33 interventi inseriti nel Dpcm datato 15 settembre 2015 (clicca qui per scaricare il testo del Dpcm), la banca dati dell’Ispra dice che:
– 6 non sono stati avviati (uno in Abruzzo, due in Liguria; uno in Sardegna; due in Toscana),
– 16 sono in corso di progettazione (due in Emilia-Romagna; sette in Lombardia; quattro in Toscana; tre nel Veneto),
– 6 hanno sono in una fase di progettazione ultimata (tre in Toscana; tre in Emilia-Romagna),
– per 3 i lavori sono in esecuzione (due in Liguria e uno in Lombardia).
– 1 è ultimato, in Emilia Romagna: la messa in sicurezza del litorale di Cesenatico, per un valore di 20 milioni di euro.
Le Regioni hanno speso meno di un sesto delle risorse a disposizione.
Abruzzo: su un totale previsto di 54,8 milioni di euro sono stati spesi 7,9 milioni.
Emilia Romagna: su per 27,3 milioni di euro, spesi 18,4 milioni.
Liguria: 275 milioni, ne sono stati spesi 39,5.
Toscana: 64,2 milioni disponibili, la spesa è stata di 9,2 milioni.
Lombardia: 112,4 milioni, ne sono stati spesi 16,2.
Veneto: 104 milioni, ne sono stati spesi 15,6.
Sardegna: 16,3 milioni a disposizione, ma la spesa si è fermata a 2,4.
Scarica la tabella dello stato degli interventi.
Il ritardo non preoccupa l’Unità di missione Italia Sicura (figuriamoci), che difende ciò che è stato fatto fin’ora: “I progetti si stanno muovendo tutti e, in qualche caso, i tempi più lunghi sono serviti a ottenere un progetto migliore. Poi, c’è da considerare che a Genova siamo riusciti a partire con due cantieri e che potremo recuperare diverso tempo lavorando su più turni, grazie al dialogo con i sindacati”. Tutti i cantieri partiranno entro il 2018, dicono.
Il meccanismo di erogazione delle quote
Il Dpcm prevedeva una prima tranche del 15% di anticipo, poi cinque quote pari al 15% e una quota finale del 10%, di saldo, a lavori finiti. La seconda quota s’incassa certificando il 75% di spesa della prima. Al momento, Solo l’Emilia Romagna è arrivata alla seconda quota: tutte le altre Regioni sono ferme alla prima.
Secondo il ministero dell’Ambiente al momento non c’è un problema di risorse. Manca, invece, in qualche caso, la capacità di spendere. Le risorse già disponibili sarebbero quindi sufficienti e sarebbe utile solo un piccolo aiuto che dovrebbe arrivare dal Fondo investimenti da 47 miliardi, in via di definizione.
Il ministero dell’Ambiente sta comunque pensando di rivedere il meccanismo di erogazione dei fondi, suggerito anche da Gaia Checcucci, direttore generale della Dg che si occupa di salvaguardia del territorio e delle acque. L’idea, già discussa con le Regioni, è di rimodulare il numero delle quote che compongono l’erogazione complessiva, cambiando il Dpcm: i governatori potrebbero avere il denaro a disposizione in meno rate, non più in sette.
Come cambia il meccanismo di erogazione
Aggiunge però Gaia Checcucci in un’intervista a Edilizia e Territorio: “Noi siamo disponibili a rivedere i meccanismi dei Dpcm, mettendo a disposizione delle Regioni più velocemente le risorse, ma dico anche ai governatori che loro hanno a disposizione molti poteri speciali e che, quindi, li devono utilizzare per attivare i cantieri. (…) Procederemo, comunque, a un’analisi dettagliata. In alcuni casi risolveremo i problemi con interpretazioni intelligenti che permetteranno di velocizzare la spesa. In altri casi modificheremo gli accordi. (…) In questi giorni stiamo preparando un bilancio sugli accordi di programma quadro del 2010. Erano strumenti molto snelli, caratterizzati da un rapporto diretto tra ministero e Regioni. Con quel tipo di assetto abbiamo garantito grande liquidità ai governatori, riuscendo ad avviare o completare l’84% degli interventi”.
Perchè sono stati cambiati non ricordiamo…
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Rischio idrogeologico in ambito urbano: il convegno
Genova è, in assoluto, l’area della Liguria in cui si sono concentrati più investimenti: 315 milioni. Il primo cantiere attivato è la copertura del torrente Bisagno: entro fine anno saranno completati gli elaborati e sarà avviata la gara per i lavori. Il cantiere scolmatore del Ferragiano chiuderà invece a luglio 2018.
L’Ordine Regionale dei Geologi della Liguria, in collaborazione con SIGEA (Società italiana di geologia ambaintale), organizza un convegno che si svolgerà il 5 maggio 2017, dal titolo “Rischio idro-geomorfologico in ambito urbano”. Il Convegno si svolgerà a Genova presso l’Auditorium Eugenio Montale del Teatro Carlo Felice ed è rivolta ai Tecnici Professionisti interessati agli argomenti.
Lo scopo del Convegno è sviluppare le tematiche inerenti l’analisi del rischio idrogeomorfologico in ambito urbano, per individuare correttamente le necessarie misure di mitigazione del rischio (prevenzione) e di protezione civile, in un contesto fragile come quello degli abitati in Liguria. L’apertura dei lavori è prevista alle 8:30, la chiusura per le 14:30.
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