L’Associazione Nazionale Archeologi (ANA) ha recentemente sollevato dubbi riguardo alle indicazioni fornite dall’Ispettorato Nazionale del Lavoro (INL) nelle FAQ che forniscono indicazioni circa l’applicazione della patente a crediti per la sicurezza nei cantieri edili. Secondo l’ANA, queste linee guida non tengono adeguatamente conto delle specificità del lavoro svolto dagli archeologi, generando ambiguità su questioni essenziali come la definizione del lavoro intellettuale, le responsabilità legate alla sicurezza e l’obbligo di adesione a registri professionali.
A seguito delle osservazioni mosse dall’ANA, l’INL ha rivisto la FAQ n. 11, ma restano ancora irrisolti alcuni punti. Per chiarire la posizione dell’Associazione e l’impatto di tali disposizioni sulla categoria, abbiamo chiesto un commento a Marcella Giorgio, presidente dell’ANA, che ha sottolineato come questa interpretazione normativa rappresenti una minaccia concreta per migliaia di archeologi liberi professionisti.
L’ANA denuncia una disparità di trattamento ingiustificata nei confronti degli archeologi liberi professionisti, sottolineando il rischio concreto di danni professionali ed economici. Il problema nasce dall’interpretazione di una norma da parte dell’Ispettorato Nazionale del Lavoro, che potrebbe compromettere la sicurezza lavorativa e i diritti degli archeologi.
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La Patente a Punti nei Cantieri edili
La Patente a Crediti nei cantieri o, meglio, il “sistema di qualificazione delle imprese” è un efficace metodo di accreditamento delle imprese più virtuose in termini prevenzionistici. Con la pubblicazione del decreto 18 settembre 2024, n. 132, il sistema (in vigore dal 1° ottobre 2024) impone ad imprese, lavoratori autonomi, datori di lavoro e responsabili della sicurezza di porre in essere tutte le attività di controllo e monitoraggio per garantire la sicurezza dei lavoratori nei cantieri edili. Questo testo rappresenta le “istruzioni d’uso” necessarie per gestire con efficacia l’applicazione della nuova disposizione normativa e fornisce un supporto per affrontare le criticità presenti nel testo di legge. Il testo propone l’analisi della normativa e come attivare e gestire la patente a punti; contiene la lista completa delle conformità e le indicazioni delle responsabilità in capo ai diversi attori coinvolti (datore di lavoro, dirigente, preposto, lavoratore autonomo). Completa il testo un comodo file excel di uso operativo con il gestore/contatore delle decurtazioni. Danilo G. M. De FilippoIngegnere meccanico, da sempre impegnato nella materia della sicurezza sui luoghi di lavoro, è stato insignito dell’Onorificenza di Cavaliere al Merito della Repubblica Italiana. Ispettore Tecnico del Lavoro, appartenente all’Albo dei formatori per l’INL, è anche docente esterno ed autore di numerosi testi e pubblicazioni in materia di sicurezza sul lavoro oltre ad essere parte attiva nell’organizzazione di eventi per la più ampia diffusione della prevenzione degli incidenti sul lavoro.
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Indice
Le criticità sollevate dall’ANA sulla patente a punti in relazione agli archeologi
L’Associazione Nazionale Archeologi non condivide l’interpretazione dell’Ispettorato Nazionale del Lavoro che richiede agli archeologi liberi professionisti di dotarsi della patente a punti per lavorare in cantiere.
L’obbligo di ottenere questa patente, concepita per garantire la sicurezza dei lavoratori nei cantieri edili, non è applicabile alle professioni intellettuali. Nonostante questo, l’INL non tiene conto della natura intellettuale e discrezionale del lavoro svolto dagli archeologi.
La presidente dell’ANA spiega: “Quella dell’archeologo è riconosciuta dalla normativa di settore come una professione intellettuale di alto livello, al pari di quella di ingegneri o architetti, che proprio per questa ragione non sono tenuti ad osservare l’obbligo della patente a crediti per la sicurezza per lavorare nei cantieri. A tal proposito risulta incomprensibile questa disparità di trattamento ai danni della nostra categoria, che va in conflitto con quanto stabilito dalla normativa di settore. In questo modo si mettono a rischio migliaia di professionisti, che ci hanno già riferito di aver ricevuto minacce riguardo la possibilità di perdere il lavoro o di non essere pagati per prestazioni già effettuate”.
Il rischio di perdita di lavoro e mancati pagamenti
ANA evidenzia da parte di associati, segnalazioni di conseguenze concrete derivanti da questa interpretazione normativa.
Tra le problematiche più gravi figurano la perdita di commesse e il mancato pagamento per prestazioni già effettuate.
L’Associazione ha quindi chiesto un intervento urgente alle Istituzioni per chiarire queste criticità considerate lesive e dannose per l’intero settore.
Il riconoscimento della professione intellettuale
La presidente dell’ANA sottolinea come la professione di archeologo sia equiparabile a quella di altre categorie intellettuali. “Chiediamo lo stesso trattamento delle altre professioni intellettuali – continua Giorgio. – Così come accade per architetti e ingegneri, quella dell’archeologo è un’attività intellettuale. L’archeologo è un consulente a 360 gradi, le cui prestazioni, fisiche o meno, non sono caratterizzate da operazioni standardizzate ma da azioni che vengono compiute sulla base della discrezionalità del professionista basata sulla propria competenza e preparazione, in linea con quanto definito dal Consiglio di Stato con sentenza n. 1234 del 21/02/2022 per individuare le professioni intellettuali. Speriamo che il nostro ricorso abbia seguito al più presto, altrimenti rischierà di danneggiare seriamente il lavoro di migliaia di professionisti, compromettendo al contempo 20 anni di battaglie intraprese per vedere riconosciuta la nostra professione come intellettuale di alto livello”.
Un appello alla coerenza normativa
La Presidente ha dichiarato in merito alla FAQ pubblicata dall’INL: “Una FAQ non è una norma né può scavalcarne o disconoscerne un’altra: serve, bensì, a dare delle indicazioni, a sciogliere dei dubbi, a fornire un indirizzo. Una FAQ deve contenere dei dati esatti, non delle interpretazioni errate o, peggio ancora, lesive per una categoria professionale, senza alcuna motivazione o appiglio normativo”. Ha poi aggiunto: “Il DM. 244/2019 è chiarissimo: gli archeologi svolgono una professione di elevato contenuto intellettuale. Risulta, quindi, inspiegabile comprendere la rigidità con la quale l’INL, che evidentemente non conosce bene quale sia il mestiere dell’archeologo, fornisce nuovamente una risposta errata nelle sue FAQ dove, al punto n. 11, applica agli archeologi un trattamento impari rispetto a quello delle altre professioni intellettuali (es. architetti o ingegneri)”.
L’ANA chiede dunque un intervento immediato per risolvere l’ambigua situazione che si è creata. Il riconoscimento della professionalità e del ruolo nel settore culturale e lavorativo è fondamentale per tutelare il futuro di migliaia di professionisti.
Con la collaborazione dell’Ufficio Stampa dell’Associazione Nazionale Archeologi
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