Dal 2025, la soglia per l’obbligo BIM passa da 1 milione a 2 milioni di euro

Dal 1° gennaio 2025, il BIM diventerà obbligatorio per gli appalti pubblici per la progettazione e la realizzazione di opere di nuova costruzione e per gli interventi su costruzioni esistenti superiori a due milioni di euro. Ecco quali sono i benefici ma anche le difficoltà da superare con il nuovo obbligo

Dal 1° gennaio 2025, l’uso del Building Information Modeling (BIM) diventerà obbligatorio per tutti gli appalti pubblici relativi a lavori di costruzione, ristrutturazione e manutenzione di opere pubbliche con un valore superiore a due milioni di euro e non più di un milione di euro come inizialmente previsto e poi modificato dal Correttivo del Codice Appalti approvato in Consiglio dei Ministri.

Questa innovazione rappresenta un punto di svolta fondamentale per il settore delle costruzioni in Italia, che si avvia verso una digitalizzazione completa dei processi progettuali e operativi. Il BIM non è solo una tecnologia, ma un metodo collaborativo che integra informazioni dettagliate e multidimensionali per l’intero ciclo di vita di un’opera.

Ricordiamo che l’obbligo e i tempi di progressiva introduzione dei metodi e degli strumenti elettronici di modellazione per l’edilizia e le infrastrutture sono stati introdotti con il decreto ministeriale del 1° dicembre 2017, n. 560, poi modificato con il DM n. 312 del 2 agosto 2021 che favorisce il ricorso, anche sperimentale, al BIM da parte delle stazioni appaltanti e introduce punteggi premiali per l’uso nella progettazione del BIM.

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Indice

Perché il BIM può cambiare il modo di progettare le opere pubbliche?

Il BIM, acronimo di Building Information Modeling, è una metodologia di lavoro collaborativa che consente di sviluppare un modello digitale tridimensionale di un’opera. Ma non solo. Questo modello include informazioni geometriche, strutturali, fisiche e funzionali, rappresentando una vera e propria copia digitale dell’opera.

Può essere utilizzato in tutte le fasi del processo edilizio: dall’analisi e progettazione alla simulazione, realizzazione e gestione della struttura. Grazie a questo approccio, le decisioni progettuali possono essere prese in maniera più informata e precisa, migliorando l’efficienza generale e la qualità finale del prodotto.

L’obbligatorietà del BIM e il nuovo codice appalti

L’obbligo di utilizzo del BIM nei progetti pubblici è sancito dal Nuovo Codice Appalti, precisamente dall’art. 43, comma 1. Con il Correttivo è stato previsto che a partire dal 2025, per tutti gli appalti pubblici superiori a due milione di euro (non più a un milione di euro) sarà indispensabile adottare il BIM. Questa normativa riguarda la progettazione e la realizzazione di nuove opere, ma anche interventi su costruzioni esistenti, ad eccezione degli interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria, a meno che non si tratti di opere già realizzate con metodi di gestione informativa digitale.

Il processo di introduzione del BIM nel settore pubblico è stato graduale: già dal 2019 è stato reso obbligatorio per progetti superiori ai 100 milioni di euro, seguendo poi una scala decrescente fino ad arrivare al limite di due milione di euro previsto dal 2025. L’obiettivo principale di questa normativa è incentivare la digitalizzazione del settore edile, promuovendo una maggiore efficienza, trasparenza e qualità nei processi di progettazione e gestione delle opere pubbliche.

BIM: benefici e difficoltà da superare

L’obbligo di adozione del BIM porterà diversi benefici al settore edile, tra cui una maggiore efficienza nei processi di progettazione e costruzione, una riduzione dei tempi e dei costi e un miglioramento della qualità complessiva delle opere. Inoltre, grazie al BIM, tutti gli attori coinvolti – progettisti, ingegneri, costruttori e gestori – potranno collaborare in modo più efficiente, avendo accesso a un’unica fonte di informazioni digitali sempre aggiornata.

Un altro vantaggio significativo del BIM riguarda la sostenibilità: l’uso del modello digitale permette di ottimizzare l’uso delle risorse e la gestione dei rifiuti, rendendo le opere più rispettose dell’ambiente.

Tuttavia, ci sono anche delle sfide che il settore dovrà affrontare.

Una questione rilevante riguarda i costi di implementazione. L’adozione del BIM richiede investimenti iniziali in infrastrutture hardware e software specifici, che potrebbero rappresentare un ostacolo per le piccole e medie imprese del settore. Inoltre, va garantita l’interoperabilità tra i diversi software BIM utilizzati, affinché tutti i soggetti coinvolti possano lavorare in maniera integrata e coordinata.

Altro aspetto da non trascurare interessa la formazione dei soggetti interessati. Esiste una reale necessità di formare adeguatamente il personale, sia negli enti pubblici sia nelle imprese private, per l’uso di software e strumenti BIM.

Per affrontare al meglio l’introduzione del BIM obbligatorio, è fondamentale che imprese e pubbliche amministrazioni non si trovino impreparate. Per saperne di più consigliamo il Laboratorio operativo online sull’implementazione del BIM nella Pubblica Amministrazione, organizzato da Formazione Maggioli e i volumi presentati di seguito, editi da Maggioli Editore.

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Redazione Tecnica

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