Nature Restoration Law e Case Green, INU: il mancato sostegno dell’Italia desta preoccupazione

L’Istituto Nazionale di Urbanistica esprime preoccupazione per il mancato sostegno del governo italiano alla proposta UE di Nature Restoration Law e alla Direttiva Case Green.

L’INU, Istituto Nazionale di Urbanistica, esprime preoccupazione per il mancato sostegno del governo italiano alla proposta di Nature Restoration Law dell’Unione europea e alla Direttiva Case Green.

Della Direttiva Case Green, e del voto contrario dell’Italia, abbiamo diffusamente parlato nell’ultimo periodo. La Nature Restoration Law è invece una delle iniziative chiave del Piano d’Azione dell’UE per la Biodiversità. Presentata dalla Commissione Europea, questa proposta mira a contrastare il degrado degli ecosistemi e a promuovere il recupero della biodiversità in tutta l’Unione Europea. La legge propone infatti obiettivi vincolanti per il ripristino della natura in vari ecosistemi terrestri e marini, con l’obiettivo di coprire almeno il 20% del territorio dell’UE entro il 2030.

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L’Italia ha da subito mostrato una certa resistenza anche verso questa proposta di legge, soprattutto per quanto riguarda l’impatto previsto su agricoltori e produzione alimentare. Membri italiani del Parlamento Europeo, in particolare del gruppo della Lega, hanno espresso opposizione, ritenendo che la legge possa penalizzare gli agricoltori, considerandoli “nemici dell’ambiente”.

Indice

Nature Restoration Law come cornice normativa e strategica

“La mancanza di sostegno del Governo italiano alla proposta di Nature Restoration Law dell’Unione europea non può essere condivisa dagli urbanisti e pianificatori territoriali”, esordisce il comunicato dell’INU.

“La pianificazione urbanistica e territoriale delle città, città metropolitane, province e regioni italiane è tutta impegnata nel processo di transizione ecologica e digitale con l’obiettivo di territori intelligenti e sostenibili per contrastare i cambiamenti climatici e aumentare la competitività nell’economia globale. In questo scenario la legge fornisce una cornice normativa e strategica che indirizza in maniera uniforme e coerente le iniziative ai diversi livelli di governo del territorio, che rischierebbero altrimenti di restare episodici e frammentati perdendo molto della loro efficacia.”

La legge consolida ed istituzionalizza pratiche e conoscenze sviluppate in maniera sperimentale che seguono il paradigma di lavorare in accordo con la natura, un approccio che affonda le sue radici in una lunga tradizione dell’urbanistica internazionale che si può far risalire a maestri quali Geddes e McHarg, ripresa nel nostro Paese da Salzano, Campos Venuti, Magnaghi e coltivata, nei nostri giorni, da una moltitudine di membri effettivi dell’INU. Recuperare la naturalità specialmente all’interno delle metropoli, delle conurbazioni ed in generale nelle zone antropiche è indispensabile per combattere l’inquinamento dell’aria, dell’acque e del suolo in maniera sostenibile, per mitigare i pericoli naturali secondo approcci consapevoli della complessità dei processi biotici, per consolidare la biodiversità, funzionale non solamente alla diversità delle specie viventi ma anche per rendere l’ambiente di vita più sano – combattendo, per esempio, le isole di calore e, più in generale, fornendo una vasta gamma di servizi ecosistemici.”

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“Se l’opposizione alla legge deriva dalla paura di una sua applicazione radicale e dogmatica, è necessario superare quest’ostacolo con la consapevolezza che sarà proprio la pianificazione ad essere capace di fare un lavoro di adattamento alle condizioni locali ed a stabilire processi e percorsi per un attuazione progressiva nella complessità dei contesti reali, cercando sempre di armonizzare gli interessi e trovare le soluzioni a somma positiva in grado di soddisfare tutti gli stakeholders coinvolti. Un sospetto in questa direzione è alimentato dalla traduzione di restoration con il termine ripristino, che ha tutt’altro significato di restauro, richiamando un mitico ed impossibile ritorno alle origini invece che una realistica valutazione di quanto è possibile recuperare concretamente nelle mutate condizioni ambientali e storiche.”

“L’INU continuerà a chiedere ai suoi membri di lavorare per perfezionare teorie, tecniche e pratiche rivolte a restituire a fiumi e corsi d’acqua il loro ambiente di suolo permeabile, flora e fauna; a ripopolare di boschi e foreste gli incolti periurbani; a depavimentare suoli impermeabilizzati; a promuovere il drenaggio urbano sostenibile; a progettare infrastrutture verdi e blu. La maggiore conoscenza diffusa dei benefici di questa linea di lavoro e la possibilità di verificare con realizzazioni concrete sperimentali quali sono gli effetti pratici potranno essere il sostegno più efficace che potremo offrire all’avanzamento della legge”.

Direttiva Case Green: opposizione dell’Italia non è lungimirante

L’Istituto Nazionale di Urbanistica INU non condivide nemmeno un’altra scelta, più recente, del governo italiano: “L’opposizione alla direttiva sulle case green rischia di rivelarsi scarsamente lungimirante. L’adeguamento del patrimonio immobiliare del nostro Paese, tra i meno performanti, è un obiettivo che va in ogni caso perseguito. Oltre che contribuire a mitigare il riscaldamento globale, incide sull’indipendenza energetica dell’Italia, con tutti i benefici per il bilancio delle famiglie. L’urbanistica aiuta a ricavare il massimo rendimento dagli investimenti in comunità energetiche ed impianti energetici urbani. Occorre un impegno a unire e rafforzare la voce delle forze favorevoli alla transizione. L’INU è pronto a fare la sua parte”.

Comunicato stampa a cura di Ufficio stampa Istituto Nazionale di Urbanistica.

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