La situazione è questa: la redazione mi ha chiesto di scrivere “due righe” sulle nuove NTC, che finalmente sembrano vedere la luce. Il problema è: cosa scrivere?
Inutile parlare dell’iter travagliato che hanno seguito (e che è tutt’ora in corso). Ho iniziato a seguire la loro revisione nel 2011, in una delle sottocommissioni volute dall’allora Presidente del CSLLPP Karrer; a dicembre 2011 è stata consegnata la prima bozza. Da allora si è visto tutto e il contrario di tutto e il gioco, almeno per me, è diventato “intellettualmente non più stimolante”; come dire, non se ne può più!
Basti pensare che il decreto del CSLLPP, in data 13 dicembre 2010, riportava: considerato che il biennio applicativo delle norme tecniche trascorso dall’entrata in vigore del summenzionato decreto 14 gennaio 2008 ha evidenziato la necessità di procedere ad una revisione ed aggiornamento delle stesse. Se per revisionare una normativa tecnica (nuova, che dopo due anni ha avuto necessità di revisione) impieghiamo ulteriori 6 anni, è evidente che in qualche punto la procedura non funziona.
Le nuove NTC: un’odissea alla Stanley Kubrick
Ormai associo le nuove NTC a 2001 Odissea nello Spazio. Siamo delle scimmie che si impegnano, ma l’evoluzione è talmente lenta e piena di ostacoli che anche le scene finali nell’astronave, che dovrebbero rappresentare il futuro, ormai sono un passato solo immaginato.
Perché mentre cerchiamo di “aggiustare” le normative, accapigliandoci sulle virgole per inutili giochi di potere, è lo stesso mondo delle costruzioni che cambia, si evolve; cambiano i codici internazionali, che ci ostiniamo a non voler “adottare” perché noi siamo così bravi a farceli da soli. Soprattutto cambiano le prospettive: in un futuro in cui la partita da giocare è sugli edifici esistenti, noi abbiamo ancora una normativa da “palazzinari”, completamente incentrata sulle nuove costruzioni.
Leggi il nostro Dossier sulle Nuove norme tecniche per le costruzioni
E il monolite cos’è? La responsabilità del tecnico
Unica cosa fissa, immutabile, che accompagna da sempre il professionista, è la responsabilità.
A differenza di molte altre nazioni nelle quali la legge definisce il livello di sicurezza e i codici come raggiungerlo, da noi tutto è legge; sbagliare l’input sismico o la classe d’uso di un edificio ha lo stesso peso giuridico del mettere le staffe a 4 cm quando la verifica con il θ variabile le vorrebbe a 3,5.
È lì, il monolite, che ci segue nella nostra evoluzione; ci osserva silenzioso ogni volta che asseveriamo una pratica strutturale ai sensi dell’art. 481 C.P.
Sulle traversie della professione leggi: Il mestiere di Ingegnere, ormai vige solo la Legge della giungla
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