La fine delle scorie radioattive, inizio stoccaggio: 2025

Le radiazioni ancora oggi rendono impraticabili le aree circostanti, che si presentano come uno scenario di morte e distruzione. Che fine dovrebbero fare?

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Il 26 aprile è ricorso il triste anniversario del disastro di Černobyl, che 31 anni fa mise in allerta il mondo intero circa la pericolosità della cattiva gestione di impianti di produzione di energia nucleare. Le radiazioni ancora oggi rendono impraticabili le aree circostanti, che si presentano come uno scenario di morte e distruzione, tutto ovattato da una natura che pian piano si sta riprendendo il terreno che era stato urbanizzato e industrializzato.

Il problema della gestione delle radiazioni e delle scorie radioattive è da sempre attuale per i Paesi che producono energia nucleare, e anche per i Paesi vicini. In Finlandia è la legge a stabilire dove portare le scorie nucleari: con una modifica del 1994 la legge finlandese per l’energia nucleare stabilisce che tutti i residui nucleari prodotti in Finlandia devono restare nel territorio nazionale.

Ecco perché nel 2000 la zona di Olkiluoto, a 5 km dalle centrali nucleari, venne scelta per l’immagazzinamento sotterraneo a lungo termine del combustibile nucleare esausto. Il magazzino è stato chiamato Onkalo, cioè grotta o cavità, e si trova nell’ovest della Finlandia a 300 chilometri a nord ovest di Helsinki e a poche centinaia di metri da due reattori attivi dal 1979 e dal 1981 (mentre un terzo è in costruzione). Una cavità da progetto lunga 60 km a 420 m di profondità, in grado di ospitare 6.500 tonnellate di scorie, 2 milioni di metri cubi, per un costo pari a 3,5 miliardi di euro. Il project manager Kemppainen della società che sta eseguendo i lavori, Posiva (organizzazione che si occupa dello smaltimento di rifiuti atomici), è sicuro che questo bunker resisterà a qualsiasi evento antropico e climatico nei prossimi 100 mila anni. E da qui la domanda provocatoria: riusciamo a fare previsioni così a lungo termine?

100 mila anni sono moltissimi, se si considera che già in 1.000 anni il livello di radioattività si riduce di 100 mila volte.

Lo stoccaggio dovrebbe aver inizio nel 2025, secondo una procedura di inertizzazione e impermeabilizzazione delle scorie che prevede di incapsulare le barre di uranio, prima di essere trasportate sotto terra, in cilindri di ferro per non far sfuggire le radiazioni, quindi di rame per evitare la corrosione e infine di bentonite per bloccare eventuali infiltrazioni di acqua. Al termine del riempimento verrà apposto un tappo di cemento che sigillerà tutto.

Nella descrizione di come avverranno le cose non viene usata molta poesia, ma concretezza, quella di un popolo che ha scelto di servirsi anche di questa forma di energia e quindi di gestire le sue scorie. Resta da definire cosa fare una volta chiuso il “buco” al fine di evitare che le generazioni future possano compromettere la stabilità del deposito, ovvero quale segnaletica apporre al fine di scongiurare profanazioni come quelle cui sono state oggetto le piramidi nel corso degli anni.

Ma questo è un problema “marginale”, visto che la Finlandia ad oggi può dire di aver risolto il problema dello smaltimento delle scorie nucleari.

In Italia non abbiamo impianti, ma ancora quasi 9 mila tonnellate di scorie del pre referendum, da reattori di ricerca o per finalità medica, che aspettano il parere del governo su una lista (mai resa pubblica) di possibili siti per lo stoccaggio finale. E andranno stoccate nel nostro territorio perché quasi tutte le nazioni vietano l’import e l’export di scorie radioattive.

La Finlandia ha sicuramente il vantaggio di un territorio caratterizzato da una sismicità bassa e il basamento roccioso, vecchio di quasi due miliardi di anni, è stato ripulito, levigato e compattato da almeno 5 glaciazioni. Tuttavia anche qui c’è un nemico: l’acqua! Che se toccasse le scorie potrebbe lisciviarle lontano e disperderle nell’ambiente. Ecco perché già in fase di scavo, si fa estrema attenzione e ogni singola frattura viene immediatamente riparata.

Una scelta coraggiosa quella della Finlandia?

Nella speranza che si continui a investire nelle fonti di energia rinnovabile a impatti zero (o comunque inferiori) sull’ambiente, la scelta della Finlandia è sicuramente responsabile e studiata. Speriamo solo che tutte le variabili siano state considerate.

Fonti: www.repubblica.it

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Redazione Tecnica

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