La prima fase è quella della raccolta delle informazioni iniziali. In tale fase l’attività comprende l’acquisizione di informazioni sulla tipologia strutturale, sui materiali costitutivi ed il relativo comportamento (resistenza, reazione) in caso di incendio, sulla destinazione d’uso, sul numero di piani che compongono o componevano l’edificio, sulle dimensioni geometriche, ecc.
Questa fase mira a:
- identificare i principali parametri che compongono la scena;
- avere una prima visione della struttura da analizzare, determinante per leggere gli effetti dell’incendio;
- calibrare l’accuratezza delle successive indagini investigative.
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Vediamo nel dettaglio come procedere in questa fase secondo l’ingegneria forense, ovvero quel particolare ambito professionale nel quale operano figure capaci di unire alle conoscenze tecniche una conoscenza approfondita delle procedure e delle modalità operative in ambito giudiziario (forense).
L’articolo è estratto dal volume Ingegneria forense per le costruzioni degli autori Marco D’Orazio, Giovanni Zampini, Gianluca Maracchini, edito da Maggioli Editore.
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La raccolta dati
Una volta acquisite le informazioni preliminari sulla scena si passa alla raccolta di dati salienti per iniziare a ricostruire l’evento accidentale.
Un ruolo importante è dato dai potenziali testimoni che hanno avvertito o assistito all’incendio, i quali possono portare informazioni sui tempi di sviluppo dell’incendio stesso o su altri eventi collaterali di possibile interesse. L’attendibilità di un testimone dipende da una molteplicità di aspetti, pertanto, le informazioni da queste portate, devono essere vagliate attentamente, scartando notizie dubbiose o contraddittorie. Le testimonianze, pur se primaria fonte di informazione, possono essere viziate dall’unione tra i fatti che si rilevano (osservazione diretta) e le assunzioni personali del testimone o di chi riferisce i fatti, o essere condizionate addirittura da colui che, raccogliendo la testimonianza, influenza, anche solo involontariamente, il testimone stesso.
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Tutte le informazioni che si acquisiscono direttamente o tramite le testimonianze vanno accuratamente posizionate nel tempo, tramite una timeline (Fig.1). Nel caso specifico dell’incendio, la costruzione della timeline comprende il posizionamento degli eventi duraturi (cioè quelli che hanno una durata temporale definita) e degli eventi puntuali e che derivano dalla raccolta di informazioni, testimonianze comprese. Operativamente si parte dalla definizione della parte superiore del grafico, dove si collocano gli eventi puntuali (accaduti in uno specifico istante), quali ad esempio gli elementi forniti dai testimoni (viene udito uno scoppio, viene indicato il momento di uscita dall’edificio, l’arrivo dei mezzi di soccorso, ecc.).
Nella parte inferiore si posizionano invece gli eventi con durata temporale breve (es. i minuti nei quali si sviluppa la fase di flashover), media o lunga.
Con flashover, si intende la fase di “incendio generalizzato”, nella quale il materiale combustibile contenuto in un’area chiusa si incendia quasi contemporaneamente, a seguito di un focolaio iniziale. Se l’incendio non viene domato in tempo, infatti, il calore irradiato che si è sprigionato fa aumentare la temperatura e la pressione (se in una stanza o luogo chiuso) di tutti gli altri oggetti presenti nell’ambiente, che rilasciano gas infiammabili per il fenomeno della pirolisi. Alla temperatura di auto ignizione tali gas si auto-incendiano, pertanto oggetti anche distanti dal focolaio iniziale iniziano a bruciare. Il flashover rappresenta un brusco innalzamento della temperatura e un aumento massiccio della quantità di materiale che partecipano alla combustione.
Tornando alla timeline, le due operazioni portano ad un quadro sinottico di informazioni relative all’evento correttamente collocate sotto il profilo temporale e quindi utili a comprendere la consequenzialità di particolari eventi ed a cogliere eventuali nessi causali, da verificare, come veridicità, nelle fasi successive.
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Analisi della scena esterna
La fase successiva è quella di analisi della scena esterna. Si intende con questo la raccolta di informazioni circa le condizioni ambientali che caratterizzano la scena al momento dell’evento, in quanto fondamentale per la conduzione delle future attività investigative.
Come noto, la dinamica di un incendio è fondamentalmente legata alla disponibilità del comburente (ossigeno), pertanto conoscere le condizioni climatiche esterne e la configurazione geometrica (dato che può influenzare localmente le condizioni ambientali)
sono fondamentali.
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I dati rilevanti che l’ingegnere forense deve raccogliere sono:
- temperatura;
- umidità relativa;
- direzione e velocità del vento.
Il movimento dell’aria causato dal vento in particolare influenza significativamente la modalità di propagazione dell’incendio e conseguentemente, può dare luogo a specifiche direzioni di propagazione, influenzando i danni rilevabili sulla scena sia come entità che come posizione.
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Studi condotti dal NIST evidenziano i diversi effetti che possono ottenersi, a parità di configurazione geometrica, in relazione alla semplice differente apertura di finestre e porte interne. La ventilazione dovuta a finestre che si aprono sullo stesso fronte in ambienti limitrofi, può determinare il raggiungimento di temperature più elevate ed in minor tempo, data la minore velocità dell’aria e la concentrazione dell’incendio in un’area più limitata.
Gli effetti della temperatura su persone e oggetti sono riportati nella Tabella 1.
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Ingegneria forense per le costruzioni
Quest’opera si concentra sull’ingegneria forense, legata alla progettazione, costruzione e gestione degli edifici. Ambito nel quale, con sempre maggiore frequenza, emergono contenziosi per le conseguenze di errori durante i processi ideativi, realizzativi o gestionali. In particolare, nel campo delle costruzioni, l’ingegneria forense si occupa di comprendere, sulla base del risultato finale di un accadimento (un incendio, un crollo di un fabbricato o la perdita di funzionalità di edifici o parti di questi), come si è verificato l’errore (uno o più) che ha portato a questo esito e a chi può essere attribuita questa responsabilità. Il manuale, dal taglio pratico e applicativo, descrive le tecniche e i metodi di indagine da usare nelle situazioni in cui l’ingegnere forense è chiamato a operare: incendi, vizi e difformità delle opere edilizie, crolli e dissesti. Non manca l’analisi relativa alle valutazioni economiche dei beni sottoposti a indagine, i profili normativi e di responsabilità dell’ingegnere forense. Il libro contiene inoltre una guida per il calcolo degli onorari e, in appendice, le linee guida da applicare per le operazioni peritali nelle CTU e una raccolta di modelli e documenti di supporto per l’attività. Marco D’Orazio, professore ordinario di Architettura tecnica presso l’Università Politecnica delle Marche. Ingegnere, architetto e dottore di ricerca in Ingegneria edile, è pro-rettore vicario dell’Università Politecnica delle Marche. È presidente di commissioni tecniche nazionali (UNI) e membro di commissioni tecniche a livelloeuropeo (CEN). Ha maturato specifiche esperienze nel campo sia privato che pubblico in materia di contenzioso nelle costruzioni. Tiene dal 2015 la cattedra di Ingegneria forense presso l’ateneo di appartenenza.Giovanni Zampini, avvocato, è professore associato di Diritto del lavoro presso l’Università Politecnica delle Marche. Dal 2021 è delegato del Rettore per gli aspetti legali dell’edilizia ed ha maturato specifiche esperienze nel campo.Gianluca Maracchini, ingegnere edile-architetto e dottore di ricerca in Ingegneria civile, edile, architettura. Dal 2017 svolge attività di didattica e ricerca presso l’Università Politecnica delle Marche dove ha maturato esperienze specifiche nel campo.
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