Infrastrutture: dal 2001 conclusa meno di una grande opera su 10

Sono trascorsi 14 anni dall’entrata in vigore della legge obiettivo n. 443 che fissa procedure e modalità per il finanziamento e la realizzazione delle infrastrutture strategiche per il Paese.

Complessivamente, a oggi, il denaro allocato per gli interventi programmati nel decennio 2002-2013 ammonta alla cifra astronomica di 285 miliardi di euro.

Nel 2015 il valore delle infrastrutture completate appartenenti alla programmazione del CIPE è di poco meno di 24 miliardi di euro. L’8% del totale. Equivale a dire che su 100 opere infrastrutturali, in 14 anni ne sono state completate 8. Per le altre 92 non è dato sapere.

E la situazione peggiora ulteriormente se si analizza solo la parte di infrastrutture che sono state approvate dal CIPE. In questo caso su 149 miliardi stanziati, il valore sul realizzato è di appena 6,5 miliardi (in percentuale un miserrimo 4,3%).

Il quadro sconfortante è stato illustrato durante la presentazione del rapporto sullo stato di attuazione della legge obiettivo, realizzato dal CRESME con la collaborazione del Servizio studi della Camera dei Deputati e l’ANAC (ex Autorità di vigilanza sui contratti pubblici).

Le opere sono ferme, ma i costi lievitano

Se le opere in lista languono, è vivace invece l’incremento dei costi che al 30 dicembre 2014 sono cresciuti del 40% rispetto a 10 anni fa. Infatti, da 62 miliardi di euro di costi stimati al 2004 siamo arrivati a superare quota 90 miliardi.

E la situazione non è molto migliore per le opere (16 in totale) per le quali sono stati sbloccati i fondi previsti nel Decreto Sblocca Italia. Secondo quanto indicato dal decreto, infatti, si sarebbe dovuto partire con i cantieri entro il 31 agosto 2015. In realtà, nei decreti di sblocco dei finanziamenti (provvedimenti interministeriali dell’Economia e delle Infrastrutture) i termini vengono “interpretati”. Traduzione: per la fine di agosto forse si riusciranno ad avere pronti i bandi di gara per affidare i lavori, altroché aprire i cantieri!

Ricordiamo che i progetti finanziati con lo Sblocca Italia comprendono lavori nelle città di Torino e Firenze, potenziamento della rete ferroviaria, nove interventi sulle reti autostradali e sugli aeroporti di Firenze e Salerno.

Anche sul BIM siamo in ritardo

Il rapporto sulla legge obiettivo mette in evidenza anche il ritardo con cui l’Italia si sta uniformando ai nuovi panorami di innovazione digitale per la progettazione e la gestione delle grandi opere. Pur senza nominarla, si sta parlando della metodologia BIM (Building Information Modeling) già molto diffusa in Oriente e nei Paesi anglosassoni e scandinavi, ma ancora in fase di germoglio nel Bel Paese.

Ai fini del recepimento (della nuova direttiva sugli appalti pubblici) appare opportuno tenere presenti gli scenari che si stanno delineando a livello internazionale e che sono strettamente collegati ai processi di innovazione che maturano nell’ambito dell’economia digitale”.

Il rapporto continua evidenziando che “Si tratta di processi che rivoluzionano in profondità l’intero ciclo di realizzazione delle infrastrutture, dalla progettazione alla gestione e che potrebbe dispiegare effetti positivi sia sul piano della riduzione dei costi e dei tempi di realizzazione delle opere sia sul piano del miglioramento della compatibilità ambientale ed energetica”.

Insomma, come è stato evidenziato recentemente anche in occasione del BIM Summit 2015, organizzato da Harpaceas e dal Politecnico di Milano, si tratterebbe con l’impiego del BIM di avere costi e tempi certi, riducendo il rischio di contenziosi e di blocchi al cantiere … e con i dati a disposizione è un obiettivo che dobbiamo disperatamente cercare di raggiungere.

Mauro Ferrarini

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