È stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 219 del 18 settembre 2024 il Decreto Ministeriale del 6 settembre 2024, che aggiorna le carte in tavola in materia di Imposta Municipale Unica (IMU), dando vita alla cosiddetta IMU semplificata.
Questo decreto rappresenta un’importante evoluzione nel panorama fiscale italiano, perché permette ai Comuni di differenziare le aliquote in un massimo di 128 fattispecie (in precedenza le aliquote si attestavano intorno alle 250 mila). Tale limite si inserisce nell’ambito di un processo di semplificazione e uniformità che segue il precedente D.M. del 7 luglio 2023. Vediamo i punti chiave del nuovo provvedimento e le sue principali implicazioni.
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IMU semplificata, punti chiave del provvedimento
Riassumiamo le novità principali del D.M. 06/09/2024:
- Parametro unico per abitazioni di lusso o fabbricati agricoli: per queste categorie di immobili, non è consentita alcuna differenziazione delle aliquote;
- Categoria catastale D (capannoni industriali o commerciali, alberghi, ecc.): aliquota alleggerita possibile se l’immobile ha una superficie inferiore a una soglia stabilita o se la rendita catastale è sotto un certo limite, oppure se situato in aree con elevato tasso di abbandono economico-commerciale o carente di servizi pubblici di trasporto;
- ONLUS e Terzo Settore: per gli immobili di categoria D di proprietà di ONLUS o enti del Terzo Settore, è prevista la possibilità di applicare aliquote ridotte;
- Abitazioni in affitto: Le aliquote possono variare in base alla rendita catastale, alla superficie, ai requisiti degli affittuari (anche in relazione al reddito ISEE), al tipo di contratto (ad esempio, canone concordato) e agli accordi territoriali. Per affitti brevi, bed & breakfast e simili, l’aliquota può essere differenziata in base alla natura dell’attività (imprenditoriale o non) e il numero di alloggi coinvolti;
- Fabbricati in comodato: differenziazione delle aliquote in base alla destinazione d’uso, al tipo di attività svolta nell’immobile, al numero di dipendenti o alla potenza degli impianti energetici;
- Altri fabbricati: tra le tipologie aggiuntive di immobili è inclusa l’abitazione utilizzata direttamente dal soggetto passivo, soprattutto per usi sociali, come case-famiglia o strutture di accoglienza per vittime di violenza;
- Immobili danneggiati o inagibili: il Comune può deliberare aliquote agevolate o azzerate per gli immobili resi inagibili da calamità naturali, anche al di fuori dei casi di esenzione previsti dalla legge.
Per l’elenco completo delle fattispecie ai fini della diversificazione delle aliquote IMU si rimanda all’Allegato A del Decreto Ministeriale del 6 settembre 2024.
IMU 2025, come cambia
La classificazione degli immobili per l’IMU 2025 rimane suddivisa in sei principali categorie:
- abitazione principale di lusso;
- fabbricati rurali strumentali;
- gruppo catastale D (“Opifici e Capannoni”);
- terreni agricoli;
- aree fabbricabili;
- altri fabbricati.
Il nuovo decreto specifica i criteri che consentono ai Comuni di applicare variazioni alle aliquote, come la superficie dell’immobile, la sua destinazione d’uso, l’utilizzo effettivo o i requisiti del proprietario. Questa struttura normativa introduce una griglia più rigida rispetto al passato, riducendo significativamente il numero di eccezioni possibili.
Alcune tipologie di immobili ad esempio non prevedono più differenziazioni, come le abitazioni di lusso (categorie catastali A1, A8 e A9) e i fabbricati rurali ad uso strumentale. Per tutte le altre tipologie di immobili sono ancora ammesse variazioni, con una particolare attenzione agli immobili d’impresa classificati nel gruppo D, per i quali restano le maggiori possibilità di adattamento delle aliquote.
IMU semplificata, implicazioni per i Comuni
Con l’entrata in vigore del decreto, i Comuni italiani dovranno adeguarsi alle nuove disposizioni entro il termine del 31 dicembre 2024, data fissata anche per l’approvazione dei bilanci preventivi e delle delibere sulle aliquote dei tributi locali.
Qualora un Comune non riesca a deliberare in tempo, verranno applicate automaticamente le aliquote standard previste dalla normativa nazionale. Questo meccanismo di default prevede un’aliquota del 7,6 per mille per gli immobili diversi dall’abitazione principale, con un massimo che può arrivare fino all’11,4 per mille nei Comuni che avevano precedentemente introdotto la maggiorazione Tasi.
La semplificazione del sistema IMU mira a creare una maggiore omogeneità fiscale tra i Comuni, riducendo le discrepanze tra le aliquote locali. Tuttavia, il mosaico delle aliquote rimane articolato, poiché i Comuni possono ancora diversificare le aliquote in base a fattori come rendita catastale, superficie e ubicazione geografica degli immobili. Resta di certo fondamentale l’aggiornamento dell’applicativo informatico ministeriale per l’inserimento delle nuove aliquote nel censimento obbligatorio del Dipartimento Finanze. In mancanza di questo, i Comuni potrebbero trovarsi in difficoltà nell’applicare correttamente le nuove disposizioni.
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