Non sono rassicuranti le parole di Stefano Gresta, presidente dell’INGV, che in conferenza stampa ieri a Roma ha tenuto a precisare che, come per il terremoto del 20 maggio scorso in Emilia, anche quello del modenese di questa settimana è caratterizzato dallo stesso meccanismo con una sequenza sismica lunga.
Ma non è solo il rischio di continuare per molto tempo a convivere con scosse di assestamento a suscitare preoccupazione tra la popolazione coinvolta e tra i tecnici e i professionisti chiamati a verificare lo stato delle strutture pericolanti e quelle, almeno apparentemente, ancora in buone condizioni (leggi anche Terremoto Emilia, la responsabilità per l’agibilità dei fabbricati ).
“Dobbiamo riprendere tutti i dati anche per individuare se la causa è una seconda faglia o il movimento della prima, riorganizzarli e finire di elaborarli”, ha continuato Gresta, mettendo in guardia dal rischio di nuove scosse anche di forte intensità (leggi anche Terremoto in Emilia, per l’INGV le faglie aperte potrebbero essere due).
“Come abbiamo detto dal 20 maggio”, ha concluso il presidente dell’INGV, “c’è una sequenza che si ripeterà, con un numero decrescente di scosse nel tempo, ma con momenti di recrudescenza dell’attività. Non possiamo definire se a 9 giorni di distanza è stato troppo presto o tardi per due repliche di magnitudo superiore a 5. E non possiamo escludere che non ci siano repliche di magnitudo uguale o superiore nelle prossime settimane“.
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