Ecobonus e Bonus ristrutturazioni, trasformarli in credito d’imposta. I vantaggi

Trasformare le detrazioni in credito d’imposta permetterebbe coperture migliori rispetto alle detrazioni del 50% e del 65%, che tra l’altro sono diluite in dieci anni

Confartigianato e Pmi chiedono, oltra alla conferma dell’ecobonus e del bonus ristrutturazioni per il 2017, che stando alle dichiarazioni di Delrio sembra certa, la loro trasformazione in credito d’imposta che famiglie e imprese possono cedere alle banche. La proposta deve valere per tutte le tipologie di lavori edili e per tutti i soggetti.

Confartigianato sostiene che sia un modo per fare in modo che famiglie e imprese abbiano liquidità per riqualificare o ristrutturare casa, o l’immobile per cui si ha diritto all’agevolazione fiscale. Per ora, la Legge di Bilancio 2017 riserva questa possibilità solo a coloro con redditi dichiarati rientranti nella no tax area, i cosiddetti incapienti, e solo per i lavori di miglioramento dell’efficienza energetica dei condomini. Sono in pochi quindi quelli che possono utilizzare il credito d’imposta: “la possibilità di generare una spinta sufficiente ad aumentare la liquidità delle famiglie e di conseguenza la domanda interna” è molto limitata.

Il perchè della proposta: i vantaggi

L’analisi della Cna è effettivamente interessante. In sostanza, afferma che, considerando il tasso delle banche per i mutui destinati alla ristrutturazione delle abitazioni al 3,6%, allora trasformare le detrazioni in credito d’imposta cedibile permetterebbe una copertura del 42,52% dell’investimento per la ristrutturazione, copertura che andrebbe a sostituire la detrazione per la ristrutturazione del 50% della spesa, detrazione che poi è diluita in 10 anni. Nel caso di interventi di riqualificazione energetica con l’ecobonus, la copertura toccherebbe il 55,28% degli investimenti, al posto della detrazione del 65% della spesa, diluita sempre in dieci anni. In questo modo, famiglie e imprese avrebbero denaro spendibile subito, generando in due anni una domanda di lavori nel settore edilizia pari a circa 5 miliardi di euro.

Cresme: l’andamento dei due bonus

Il quinto dossier del Dipartimento Ambiente della Camera dei Deputati in collaborazione con il Cresme  “Il recupero e la riqualificazione energetica del patrimonio edilizio: una stima dell’impatto delle misure di incentivazione” del 22 settembre 2017, mette in evidenza che l’ecobonus e il bonus ristrutturazioni contano, dal 1998 al 2017, 16 milioni di interventi: il 62% del numero di famiglie italiane, che in tutto sono 25,9 milioni. Nello stesso periodo i due bonus hanno attivato investimenti per 264 miliardi di euro, 229,4 miliardi per il recupero edilizio e 34,6 miliardi per la riqualificazione energetica.

Il dato per il 2016 indica un volume di investimenti di 28.243 milioni di euro veicolati dagli incentivi: 3.309 milioni per la riqualificazione energetica e 24.934 per la ristrutturazione e il recupero. La sostituzione di serramenti (41% della spesa) assorbe la maggior parte degli investimenti, seguita da coibentazione di pareti verticali, tetti, solai (23,1%), sostituzione di impianti di climatizzazione invernale (20,3%), caldaie a biomassa e interventi di riqualificazione globale dell’edificio (9,2%). Le schermature solari sono al 4,5%, l’installazione di pannelli solari all’1,7% e il building automation allo 0,3%.

Nel periodo 1998-2017, il saldo per il sistema Paese (“sistema Paese” cioè Stato, Famiglie e Imprese) è di oltre 21 miliardi di euro. Il saldo per lo Stato è di circa 8,8 miliardi di euro. Quello delle famiglie è “negativo” di -200,2 miliardi di euro perché è dato dal saldo tra investimento effettuato (negativo), detrazioni fiscali (positive) e risparmio sulle bollette energetiche (positivo). Le imprese vantano un saldo positivo di 212,5 miliardi di euro.

Trasformare i bonus in credito d’imposta, come propone il CNA e secondo la sua analisi, potrebbe effettivamente dare ancora più respiro a due detrazioni che già funzionano. Farle funzionare ancora meglio, insomma.

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