Insomma la “radiografia” che emerge dalle prime rilevazioni della struttura di lavoro voluta dal Governo Renzi per fotografare lo stato di avanzamento dei vari piani contro il rischio idrogeologico avviati dal 1998 ad oggi nel territorio italiano non pare essere molto incoraggiante.
Il team di lavoro coordinato da Erasmo De Angelis è riuscito a portare a termine il primo monitoraggio completo (specificato su base regionale) delle iniziative anti-dissesto intraprese nello Stivale.
Dissesto idrogeologico: le note dolenti
Il totale delle risorse programmate e non ancora utilizzate negli ultimi 15 anni per opere di mitigazione del rischio idrogeologico e messa in sicurezza sul territorio ammontano a 2,27 miliardi di euro, con la metà esatta degli interventi previsti dagli accordi di programma Ambiente-Regioni congelati dai vincoli atti ad evitare lo sforamento del Patto di stabilità. Contribuiscono alla negatività della situazione, oltre ai vincoli contabili, anche altre cause: la mancanza di tecnici nei piccoli comuni, la carenza di dialogo tra commissari straordinari ed istituzioni locali, i numerosi veti locali in materia di protezione dei corsi d’acqua.
Prospettive per uscire dalla “buca”
Ma quali sono le prospettive per il futuro in materia? Il coordinatore della struttura di missione, Erasmo De Angelis, afferma: “Contiamo di aprire 4mila cantieri nei prossimi 18 mesi”. Nel frattempo, entro dicembre, dovrebbero essere sbloccati 570 cantieri dal valore di 650 milioni di euro. Ma è altresì vero che, anche se interamente sbloccate, le risorse non sono sufficienti per fare fronte agli interventi necessari segnalati dalle Regioni: questi lavori “non coperti” sono ben 1877 e comprendono, tra gli altri, anche gli interventi di messa in sicurezza delle zone della Sardegna settentrionale martoriate dall’alluvione dello scorso autunno.
In soccorso, a tal riguardo, potrebbero giungere le revoche dei fondi bloccati che il Governo ha piazzato in programmazione per il mese di settembre, oltre al lancio di un piano straordinario per la manutenzione delle città metropolitane. Inoltre potrebbe essere riservato all’implementazione di tali interventi 1 miliardo all’anno estratto dal nuovo Fondo Sviluppo e Coesione Ue 2014-2020.
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