L’INU (Istituto Nazionale di Urbanistica) apprezza le semplificazioni in edilizia contenute nel Decreto del Fare, ma allo stesso tempo esprime contrarietà per la modifica della definizione di Ristrutturazione Edilizia introdotta attraverso l’eliminazione del riferimento alla sagoma dell’edificio oggetto di ristrutturazione.
Tra gli interventi di ristrutturazione edilizia sono compresi quelli consistenti nella demolizione e successiva fedele ricostruzione di un fabbricato identico, in termini di sagoma, volumi, area di sedime e caratteristiche dei materiali a quello preesistente, fatte salve le sole innovazioni necessarie per l’adeguamento alla normativa antisismica.
Eliminando la parola “sagoma” dal significato originario di Ristrutturazione Edilizia, quest’ultima finirà per comprendere anche la demolizione e la ricostruzione di un edificio del tutto nuovo.
Questo potrebbe trasformarsi un attentato alla storia dell’edilizia italiana, alle forme delle sue città e dei suoi paesi, alla sua cultura materiale e immateriale che tanto contraddistinguono il paesaggio urbano italiano e in fin dei conti anche allo stesso paesaggio territoriale. Inoltre si metterebbe immediatamente in crisi la pianificazione urbanistica vigente con incalcolabili ricadute a catena nella gestione degli insediamenti.
Da sempre la pianificazione urbanistica ricorre alla ristrutturazione edilizia come massimo intervento consentito quando ha bisogno di scongiurare la demolizione di immobili di interesse storico, architettonico o testimoniale, consentendo la demolizione e ricostruzione a parità di volume solo per edifici o tessuti insediativi privi di valori storici e ambientali.
Fatte queste considerazioni, l’Inu chiede a tutte le forze culturali, sociali ed economiche di mobilitarsi per scongiurare una possibilità di trasformazione dagli effetti incontrollabili per la città italiana.
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